Pare che l’idea canadese del Convoglio della Libertà canadese faccia proseliti anche in Francia. Un articolo di Libération, a firma di Sarah Finger, inviata speciale a Perpignan, nella nostra traduzione. Occorre precisare, per aiutare il lettore, che il quotidiano Libération è storicamente molto vicino alle posizioni del partito socialista francese.

Un corteo composto da anti pass sanitario e antivax, tra cui molti gilet gialli, è partito questo mercoledì da Perpignan per Parigi, dove intende fermarsi venerdì prima di raggiungere Bruxelles, il 14 febbraio. I partecipanti mostrano determinazione, solidarietà e sfiducia nei confronti dei media.
Il luogo d’incontro non è né bucolico né simbolico ma a loro non importa: i sostenitori del “convoglio della libertà” sono già presenti, due ore prima dell’orario stabilito, nel parcheggio di un grande negozio di bricolage, alla fine di una vasta area commerciale situata a nord di Perpignan. È da qui che partirà il “percorso verde”, uno dei convogli stradali organizzati da diverse città della Francia. Obiettivo: convergere su Parigi, incontrarsi lì l’11 febbraio, manifestare il giorno successivo e poi raggiungere Bruxelles il 14 febbraio. Questo è in linea di massima il “convoglio della libertà” di oggi, che ha già la sua pagina Wikipedia ma le cui modalità non sembrano ancora molto chiare.
Che si tratti di anti-vaccino o antivax, la maggior parte degli attivisti riuniti in questo parcheggio indossa un giubbotto giallo, sulle spalle o nel cuore. Alcuni sono pronti ad andare a Parigi, altri sono venuti a incoraggiare coloro che prenderanno la strada. Tutti sono accolti da un sistema audio mobile che trasmette On lâche rien. Capo del convoglio Francia, colui che si fa chiamare Theud Ric insiste sulla filosofia di questo movimento: “Quello che vogliamo è andare pacificamente a Parigi e poi a Bruxelles, in mutuo soccorso e non violenza”. Si descrive come “inorridito da tutto ciò che sta accadendo in Francia” e “sfidato dal movimento dal Canada.” “Ma non sono d’accordo con il metodo dell’OBT [Blocchiamo tutto, ndr], che vuole bloccare Parigi, aggiunge. Non vogliamo tornare nella capitale, basta raggrupparci prima di raggiungere il Belgio, come molti altri convogli europei”.
Nicolas, 36 anni, si è alzato alle 5 del mattino per salire su un treno a Narbonne e raggiungere il punto di partenza del convoglio. Qui, non conosce nessuno ma non dubita che troverà un posto, in un’auto o in un camion, per raggiungere Parigi. “Questa sarà la prima volta che ci andrò“, confessa. “Sono pronto a partire per una settimana, due se necessario. Ho due figli, non voglio che vengano vaccinati”. Nicolas, arrabbiato, dice che “non ha più soldi”, che deve andare alla Caritas [Ristoranti dei Cuori, nell’originale]… Alle elezioni presidenziali, voterà “Marine”, forse Zemmour. Fino ad allora, vuole far sentire la sua voce: “Questo convoglio, penso sarà un successo”.
“Fai l’America di nuovo grande”
Stessa sensazione da parte di Sébastien, 43 anni: “Odora di rivolta, è impressionante!” butta lì mentre sventola la sua bandiera francese. Gilet gialli e anti-pass, dichiara fin dall’inizio di non essere più un pacifista, di non avere “più nulla da perdere”, che il virus non è altro “che una grande bufala”. Non ha mai votato e non intende farlo. Vicino a lui, Françoise, sulla quarantina, dice che nessun politico trova favore ai suoi occhi: “Non c’è più veramente destra o sinistra, siamo passati a qualcos’altro in questo movimento cittadino”. Ma aggiunge, con un tono più basso: “Tuttavia, quello che Philippot dice [il presidente del partito di estrema destra Patriotes, ndr], è buono”.
Un grande tavolo è apparecchiato sull’asfalto che presto scompare sotto le pile di cibo offerte dai sostenitori al convoglio: paté, salsiccia, patatine, pacchetti d’acqua… Intorno a questo buffet, molti ingredienti ribollono nella grande zuppa del malcontento: il prezzo della benzina, il livello dei salari, il disgusto per i politici e i media. Molti partecipanti si rifiutano di parlare con i giornalisti, come questa signora che indossa con orgoglio un berretto “Make America Great Again”, “ordinato in Cina”, dice, prima di voltare le spalle. Un’altra interviene nelle interviste per dire tutto il male che pensa dei media, che continuerebbero a mentire mentre, intorno a lei, “la gente sta morendo”.
Il Covid è
Ma la lotta contro il vaccino rimane il vero motore della rabbia che cova all’interno della manifestazione: “Non è un vaccino, è un’iniezione”, dice Patricia, 58 anni, che continua, con le lacrime agli occhi: “Vacciniamo anche i bambini, ho tanta paura per le mie nipoti!” Monica, 60 anni, dice che un imbalsamatore americano estrae enormi coaguli di sangue sospetti dai cadaveri delle persone vaccinate. L’ha visto su Internet. “Abbiamo così tante informazioni se ci prendiamo la briga di cercarle su reti alternative”, dice questo naturopata belga che vive nelle Isole Canarie “perché lì, è più libero”. Continua: “Fin dall’inizio, sapevo ciò che il Covid era. E il tizio a capo dell’OMS è un criminale di guerra”.
Con l’avvicinarsi dell’orario di partenza, nessun poliziotto all’orizzonte. Nuovi attivisti si stanno riversando da tutte le parti. Quanti sono? 300 ? 400 ? Improvvisamente, un applauso corre tra i ranghi: tutti tirano fuori il telefono per immortalare l’arrivo di un ragazzo grande e farsi fotografare al suo fianco. “È Boutry! Non conosci Richard Boutry? “Il minuto di Ricardo”? Un giornalista, ma non mainstream!” In una MESSA IN SCENA come una star statunitense, l’ex presentatore televisivo diventato portavoce antivax si presta compiacentemente ai baci. “Questo è l’inizio di uno straordinario movimento di rivolta!” urla tra gli applausi. Solo Lui incarna lo slogan lanciato sulle reti: “Mantenere un atteggiamento gioioso, di mutuo aiuto e unità”.
2 p.m. Il convoglio inizia a rombare. Le auto sono piene di cibo, i camper anche di attrezzi per costruire blocchi. Quello di Alain, 60 anni, si fermerà a Carcassonne: non ha né la salute né i mezzi, dice, per andare oltre. Ma questo gilet giallo (“S file”, dice) voleva essere lì, oggi, per denunciare “tutto ciò che si sta deteriorando, soprattutto le libertà”: “Prima, ho votato Marine, ma è finita. Non ho votato per tre elezioni”. Dopo gli abbracci, il concerto dei corni. Furgoni, camper, auto, un solo camion: poche decine di veicoli scendono in strada, bandiere francesi o catalane infilate nei finestrini o nei paraurti. Coloro che rimangono al molo gridano a squarciagola: “Viva la libertà! I nostri cuori sono con te!”
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