Caro Raffaele,
grazie di avermi inviato la tua riflessione, che in buona parte condivido (tra l’altro – dopo attenta considerazione e qualche dubbio – io mi sono vaccinata).
Come ha scritto Platone: la verità nasce come luce improvvisa tra amici che, stretti da una comunanza di vita, discutono tra loro con benevolenza … Credo che Giussani avrebbe sottoscritto questa affermazione: nel movimento ho imparato infatti ad appassionarmi alla realtà, giudicandola a partire dalla comune esperienza di fede e anche oggi continuo a confrontarmi con chi, come te, desidera comprendere le ragioni di ciò che accade e vivere da uomo libero.
Detto questo, cerco di rispondere alle domande conclusive del tuo messaggio. Secondo me la gente non vuole vaccinarsi, come in passato ha invece fatto, per una serie di ragioni:
– viviamo in una società iper-individualistica, in cui si stenta a comprendere che il diritto di qualcuno è sempre il dovere dell’altro;
– se ti vaccini per la poliomielite lo fai una volta e vale per tutta la vita: in Israele, dove gran parte della popolazione è già vaccinata, si parla della necessità di un terzo richiamo (stiamo diventando vaccino – dipendenti);
– non solo la gestione, ma anche la comunicazione sulla pandemia da parte delle autorità (e mass media) è stata spesso a mio avviso di pessima qualità: si è presentato il Vaccino come l’unica possibile strada di affronto della malattia (a tutt’oggi, scandalosamente, mancano per i medici di base direttive che non siano quelle della ‘ tachipirina e della vigile attesa’: cioè si è reso prassi comune l’abbandono terapeutico), si sono fatte incautamente affermazioni mirabolanti sui vaccini, poi alquanto ridimensionate dai fatti (anche chi si è vaccinato può ammalarsi e può contagiare, quindi deve continuare a portare la mascherina …).
Questa mancanza di equilibrio e di realismo, oltre a spaccare l’opinione pubblica tra no – vax e fedeli a San Vaccino – ha minato la fiducia di una parte della popolazione verso esperti e governanti e ha insinuato dubbi sull’opportunità della vaccinazione di massa (rispetto a quella delle persone realmente a rischio) e sulle ragioni che hanno spinto le autorità a promuoverla: se fosse anzitutto la salute della gente a motivarne le scelte non avrebbero dovuto riconoscere – a un anno e mezzo dall’inizio della pandemia – anche il valore delle buone pratiche di cura promosse da associazioni di medici di base, quali IppocrateOrg o Terapia domiciliari C-19, che finora sono state accolte solo da alcune regioni (come il Piemonte)? Non avrebbero dovuto trasformarle in protocolli validi su tutto il territorio nazionale? Ha senso intasare le strutture ospedaliere, già in affanno per i tagli al bilancio, quando sappiamo che una sia pur piccola percentuale dei contagiati svilupperà la malattia in forma importante? Perché per essere visitati da un medico e finalmente curati si deve venire ricoverati (con tutta l’angoscia dell’isolamento lontano dai familiari)? Non sono forse i medici di base in grado di somministrare – a tempo debito – farmaci come il cortisone o l’eparina, il cui uso è da tempo convalidato?
Il dubbio di molti su tale inspiegabile ritardo è che se si fosse accertata l’esistenza di cure per il Covid non si sarebbe potuto ottenere il permesso dall’EMA (l’Agenzia europea per i farmaci) di immettere velocemente in commercio vaccini ancora in fase sperimentale (i cui possibili effetti collaterali a lungo termine non sono al momento prevedibili con sicurezza e quindi appaiono difficilmente accettabili per chi è al di sotto di una certa soglia di età o gode comunque di buona salute).
Quanto agli effetti indesiderati nel breve periodo, è diffusa la convinzione che essi vengano minimizzati, anche perché i responsabili della sperimentazione in atto non stanno facendo sorveglianza attiva, ma solo passiva degli effetti avversi da vaccinazione: cioè gli operatori sanitari raccolgono le eventuali denunce dei pazienti, ma non si prendono l’iniziativa di contattare quotidianamente tutti ‘i sorvegliati’ per registrarne sistematicamente le condizioni di salute (questo significa di fatto che solo una minima parte degli effetti collaterali viene presa in considerazione). Inoltre, chi tra i medici solleva dubbi viene aggredito, emarginato, punito: lo stesso Dr Robert Malone, inventore della tecnica mRNA usata per produrre le iniezioni anti Covid, quando si è di recente opposto alla vaccinazione di massa obbligatoria (anche perché – messa in atto quando la pandemia era ormai in corso – poteva favorire il prodursi di nuove varianti del virus) ha visto il suo intervento sparire da YouTube e il suo nome e contributo scientifico cancellati (ad esempio da Wikipedia).
Un’altra considerazione: L’OMS ha un ruolo centrale nella pianificazione delle strategie vaccinali anche in Europa, ciò detto, da qualche anno, l’OMS vede tra i suoi maggiori finanziatori non gli Stati membri bensì enti privati, i cui finanziamenti costituiscono i tre quarti del patrimonio dell’OMS. Tra essi spiccano le principali case farmaceutiche produttrici di vaccini e organizzazioni quali, ad esempio, la Fondazione Gates e GAVI Alliance, che hanno come oggetto sociale la diffusione dei vaccini[1]. Una parte dell’opinione pubblica (e io con essa) si chiede se non esista una correlazione tra gli ingenti contributi ricevuti da parte delle multinazionali farmaceutiche (che su vaccini e tamponi stanno realizzando guadagni ‘stellari’) e la decisione dell’Oms di privilegiare la vaccinazione di massa invece di riservarla alle persone maggiormente a rischio[2].
Quanto pesa infine, si chiede qualcuno, la crescente insofferenza verso la democrazia dei potentati politico-economici che si muovono su uno scenario globale sulla decisione del nostro governo di bypassare il Parlamento e di snobbare le scoperte scientifiche di tanti validi ricercatori italiani (vedi la vicenda De Donno) per seguire i pareri di un comitato di esperti (optando quindi per una gestione tecnocratica della crisi) e prolungare ad oltranza uno stato di emergenza che riduce drasticamente le nostre libertà fondamentali?
Scusa la lunghezza della mia risposta, ma credo sia necessario per affrontare ragionevolmente la questione dei vaccini aiutarci vicendevolmente, con spirito fraterno, a leggere la realtà della situazione nella complessità di tutti i fattori in gioco,
Un caro saluto,
Lucia
[1] Cfr. On. Stefania Zambelli, Interrogazione al Parlamento europeo, 21gennaio del 2020.
Ci rimane dai testi che Socrate fosse particolararmente sgraziato, i greci, suoi contemporanei, ci tengono a farci sapere, dopo averlo condannato a morte, che costui era particolarmente brutto e la bellezza dei suoi ragionamenti era difforme dal suo corpo deforme.
Anche io, un po’ brutto, cerco, come l’ateniese, di trovare un po’ di verità discutendo per un poco, e quindi mi domando “perché mai i vaccini giungono con efficiacia a noi cooperanti in questa democrazia mentre l’educazione sulla necessità di adeguarsi alla campagna vaccinale non riesce a tenere il passo?”. Uso di proposito il termine cooperanti perché la mia idea è che vi sia una responsabilità condivisa su questa mancanza di efficacia comunicativa, cosi infatti come è duale la natura del percorso educativo, confuso è, in questo caso, chi comunica e confuso è chi apprende.
Chi educa, chi ci educa, dovrebbero certamente essere le nostre istituzioni, delegate allo scopo dal cittadino, giacché egli, (ma veramente eh!) non di tutto può essere “esperto”; sono invece ora come un idra, più teste e più voci e tra queste la più forte è solo la più nutrita, quella, come detto giustamente, finanziata da privati e supportata politicamente (l’OMS, per esempio, si è dimostrata pietosamente servile nei confronti della Cina e non è più credibile!); per questo seppur nella confusione la versione del “vacciniamoci” è predominante (ma non l’unica e infatti siamo qui a parlarne). Sarebbe invece necessario ci fosse un numero ristretto di persone titolato e autorizzato a parlare sulle strategie di difesa della comunità; mi rendo conto che è il preludio alla dittatura in stile romano e tuttavia immaginatevi se al tempo dell’assedio di Vienna del 1683 un comitato “NOVAX” si fosse diretto alle porte della città per una “trattativa separata”. Ovviamente una dittatura in stile romano (limitata nel tempo e con scopo specifico), per ciò che Roma è diventata, nello stato in cui governare non è difficile ma semplicemente inutile, è semplicemente impossibile. Si tenga presente comunque che siamo effettivamente sotto attacco e che non è possibile non contingentare le libertà personali; non esiste alternativa poiché anche con le istituzioni perfette non tutti sono “educabili”.
Passiamo ora a chi dovrebbe essere educato che anche ha la sua responsabilità poiché ha convissuto ed è connivente con un certo modo di fare politica e di stare insieme come società; la politica infatti, diceva Cossiga, non è altro che una rappresentanza del popolo, e questa politica, incapace di decidere e di guidarci è una rappresentazione della nostra indecisione come cooperanti alla democrazia. Dico indecisione perché se la tecnocrazia che per sua natura non rimane indietro ci fornisce i vaccini al ritmo di 500 mila al giorno, la formazione umanistica che dovrebbe fornirci il criterio in base al quale affidarci ai tecnocrati fra di noi non tiene il passo; faccio presente che i tecnici ovvero medici, infermieri, operativi sanitari… Sono spesso fratelli o amici di ciascuno dei cooperanti che non sanno se vaccinarsi, se non sappiamo fidarci di queste persone non abbiamo un criterio ragionevole per decidere.
Come Socrate facendo parte di questo sistema da tutta la vita berremo anche noi il nostro veleno e ci vaccineremo per non contravvenire alle leggi (i più ragionevoli tra noi sicuramente lo faranno), ma sarebbe urgente colmare il vuoto educativo e reistutuire una politica di cui fidarsi.