Le accuse che le Missionarie della Carità forzano le conversioni degli indù al cristianesimo non sono nuove e non sono fondate. Articolo pubblicato su National Catholic Register nella mia traduzione (Sabino Paciolla).

 

Suore delle Missionarie della Carità pregano presso la Casa Madre, la sede delle Missionarie, a Kolkata, in India.
Suore delle Missionarie della Carità pregano presso la Casa Madre, la sede delle Missionarie, a Kolkata, in India.

 

 

di Ines Murzaku

 

Un recente articolo del New York Times (“Arresti, pestaggi e preghiere segrete: Dentro la persecuzione dei cristiani dell’India“) descrive un quadro ben informato delle continue vessazioni e persecuzioni della minoranza cristiana in India. I cristiani costituiscono il 2,3% della popolazione indiana di 1,3 miliardi. Si segnalano attacchi a chiese, immagini, raduni e scuole cristiane, soprattutto negli stati governati dal nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP).

La vigilia di Natale, le Missionarie della Carità, fondate da Madre Teresa, hanno avuto la loro parte di persecuzione perché il governo ha congelato il loro accesso ai fondi esteri. Il ministero dell’Interno dell’Unione si è affrettato a negare di aver congelato i conti, chiarendo che, invece, il giorno di Natale, la richiesta dell’ordine di rinnovare la loro registrazione sotto il Foreign Contribution Regulation Act è stata respinta. Lo sviluppo è stato così sorprendente che il 27 dicembre, il primo ministro del Bengala occidentale Mamata Banerjee, che rappresenta il partito di opposizione, ha twittato:

Scioccato di sentire che a Natale, il Ministero dell’Unione ha congelato tutti i conti bancari delle Missionarie della Carità di Madre Teresa in India! I loro 22.000 pazienti e dipendenti sono rimasti senza cibo e medicine.


Le Missionarie della Carità hanno avuto accesso ai loro fondi ripristinati il 7 gennaio, ma loro e altre organizzazioni di beneficenza cristiane continuano ad essere prese di mira dai nazionalisti indù per aver presumibilmente forzato la conversione degli indù al cristianesimo. Secondo il rapporto di AsiaNews del 27 dicembre, il rifiuto dei fondi esteri alle Missionarie della Carità nel Natale 2021 è avvenuto sulla scia di un’inchiesta avviata alcune settimane prima nel Gujarat contro un orfanotrofio gestito dalle suore, in seguito alla visita di un funzionario della Commissione nazionale per la protezione dei diritti dei bambini. L’accusa era la conversione delle bambine al cristianesimo, violando la legge governativa contro la conversione.

Le accuse di conversione forzata non sono nuove per le Missionarie della Carità. Madre Teresa ha affrontato le critiche di conversione durante la sua vita. La domanda può essere posta: Madre Teresa e il suo apostolato ai più poveri dei poveri hanno aperto il cuore delle persone alla fede in Dio? La risposta è: sì. Nel cuore della teologia della conversione di Madre Teresa c’è la tenerezza e la spinta verso il miglioramento.

Cos’era la conversione per Madre Teresa? Come la definì San Paolo (Galati 2,19), era un profondo atto di fede:

Sono stato crocifisso con Cristo; eppure vivo, non più io, ma Cristo vive in me; in quanto vivo nella carne, vivo per fede nel Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

Questo profondo atto di fede, lei non lo intendeva in termini esclusivamente cristiani. Piuttosto, vedeva la conversione come un lavoro in corso a cui tutte le persone – religiose o no – erano chiamate.

“Sì, io converto”, dice Madre Teresa. “Ti converto per essere un indù migliore, o un musulmano migliore, o un protestante migliore, o un cattolico migliore, o un Parsee migliore, o un Sikh migliore, o un buddista migliore. E dopo che hai trovato Dio, sta a te fare quello che Dio vuole che tu faccia”. Il messaggio religioso della Madre è andato al cuore della gente dell’India, invitandola ad avvicinarsi a Dio. Tutte le persone che riconoscono il Creatore fanno parte del piano di salvezza, secondo il Vaticano II (Lumen Gentium 16).

Dopo il Vaticano II, la Madre, attraverso il suo profondo impegno di fede e la fede in azione, sembra aver risolto la tensione tra l’evangelizzazione e il riconoscimento che la conversione al cristianesimo non era necessaria per la salvezza delle persone che serviva. La Madre sapeva che i fedeli non cristiani che serviva cercavano di vivere la loro vita in conformità con ciò che conoscevano della volontà di Dio attraverso la legge naturale. Sapeva che queste persone, mosse dalla grazia, si sforzavano “con le loro azioni di fare la sua volontà come è loro nota attraverso i dettami della coscienza” (Lumen Gentium 16). Avendo in mente questa teologia della salvezza, non era intenzione della Madre fare proselitismo. Invece, la sua teologia della conversione mirava al miglioramento – rendendo le persone fedeli più fedeli, qualunque fosse la loro confessione religiosa.

Conversione alla tenerezza di Dio: Madre Teresa seguì una chiamata alla periferia radicale, sia questa la periferia materiale, sociale o spirituale, tutto per Gesù, come scrisse all’arcivescovo di Calcutta Ferdinand Perier:

Lasciare ciò che amo ed espormi a nuove fatiche e sofferenze che saranno grandi, essere lo zimbello di tanti – religiosi – aggrapparsi e scegliere deliberatamente le cose dure di una vita indiana – [aggrapparsi e scegliere] solitudine e ignominia – incertezza – e tutto a causa di Gesù.

La Madre ha mostrato il tenero volto di Cristo a tutti coloro che ha servito. Ha mostrato che Dio è amore, che ha creato e ama. La Madre capì che l’amore di Dio non era “da tenere sotto chiave, ma da condividere”. Voleva che le persone si convertissero alla tenerezza di Dio attraverso l’identificazione e l’esperienza. Questa era la Rivoluzione della Tenerezza di Madre Teresa, che significava la conversione all’amore di Dio.

Basandosi sui principi della Rivoluzione della Tenerezza di Madre Teresa, le costituzioni delle Missionarie della Carità prendono una posizione chiara contro le conversioni forzate:

Noi [le missionarie] non imporremo la nostra fede cattolica a nessuno, ma abbiamo un profondo rispetto per tutte le religioni, perché non è mai lecito a nessuno costringere altri ad abbracciare la fede cattolica contro la loro coscienza.

Le accuse che le Missionarie della Carità forzano le conversioni degli indù al cristianesimo non sono nuove e non sono fondate. Sono capri espiatori dell’intolleranza religiosa in India.

 

 

 

 

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