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di Autore Vario

 

Attenzione: il vortice polare si sta frantumando!

Mi rendo conto che, detta così, non è una notiziona di quelle che fanno saltare dal divano i compulsatori di informazioni.

Si sa, in questo momento abbiamo ben altre piaghe. C’è prima di tutto l’emergenza dell’omofobia. Un intero popolo geme in attesa di una riproposizione del DDL Zan, auspicabilmente senza modifiche. Le piazze verranno invase nelle prossime settimane, secondo i programmi di Letta e del PD (qui),

da milioni di manifestanti preoccupati. Aspettiamo fiduciosi che il governo e il Parlamento dedichino tutte le attenzioni a questo tema caldo e indilazionabile.

Se vogliamo poi continuare nella panoramica delle piaghe più disastrose attuali del popolo italiano, riallacciandoci nei toni e nello stile all’accorata denuncia di piaghe palermitane nel film ‘Johnny Stecchino (qui),

non possiamo ignorare la seconda più grave e urgente necessità: la regolamentazione del suicidio assistito. La gente nei mesi scorsi ha fatto la fila per firmare la richiesta di referendum e pretendere questo sacrosanto diritto; ora non può più aspettare. Forse per questo Draghi sta spingendo per entrare in guerra (scusate, volevo dire in operazioni di pace) contro la Russia: potrebbe così realizzare il suicidio non solo economico del popolo italiano, assistito dallo Stato con micidiali  provvedimenti interventisti.

Ma subito dopo, vi chiederete, qual è la terza più grande preoccupazione del momento, non solo italiana ma planetaria? È l’emergenza climatica, perbacco! E allora parliamone, visto che è in cima all’agenda europea nei progetti di intervento in tema di transizione ecologica e lotta ai cambiamenti climatici (qui).

Dunque, analizziamo meglio la notiziona arrivata fresca fresca (è il caso di dirlo) dalle agenzie di stampa: è in arrivo in Italia e in gran parte d’Europa di un flusso di aria molto fredda emblematicamente proveniente dalla Russia. Sin qui niente di strano; tuttavia gli analisti dicono che Queste dinamiche sono in grado di stravolgere il clima in breve tempo con una escalation di sfuriate gelide anche in Italia. E attenzione, secondo l’ultima tendenza appena arrivata, dopo il gran freddo torneranno le perturbazioni che ci accompagneranno fino alla fine di marzo dopo un lungo periodo siccitoso’.  Si sta innescando quindi un periodo turbolento, caratterizzato da temperature fredde e prolungate precipitazioni.

In altri tempi (quaranta o cinquanta anni fa) quando la primavera era considerata un periodo piovoso e variabile, quando peraltro le previsioni degli esperti convergevano verso futuri periodi di raffreddamento climatico (sempre attribuibili a colpe dell’uomo), una notizia del genere, lanciata il 7 di marzo, sarebbe stata accolta con lo stesso stupore di chi legge sul giornale ‘Mucca dà alla luce un vitellino e lo allatta subito dopo’. Cioè a dire: embè? Che c’è di strano se in primavera dopo un po’ di caldo arriva un po’ di freddo e di pioggia?

Oggi invece è stato inculcato alla gente che ogni variazione climatica è una minaccia per l’umanità. Si sa, ormai non c’è più tempo e bisogna suonare sempre l’allarme. E così ogni occasione è buona: prima del 2010 i telegiornali e i mass media pretendevano di mandarci in crisi immancabilmente a luglio o ad agosto, sfruttando inevitabili settimane di caldo torrido: a quell’epoca lo spauracchio era il ‘Riscaldamento Globale’ e occorreva tenere alta la guardia considerando un pericolo ogni aumento significativo di temperatura. Ma poi gli esperti hanno preferito virare su un bersaglio più allargato: i cambiamenti climatici.

Avete presente lo slogan pubblicitario ‘Ti piace vincere facile’? Bene, con la lotta ai cambiamenti climatici gli eco-terroristi ora ci sguazzano felici come una papera in uno stagno, potendosi fare la barba d’oro. Fa caldo? È una minaccia. Fa freddo? Un’altra minaccia. Piove? Minaccia pure questa. Fa medio? Una media minaccia. Insomma, intercettano tutto: sono come un cacciatore nel bosco che, per ogni sparo che fa senza guardare, trova per terra una preda colpita. Alla sera, carnieri pieni assicurati e pacche sulle spalle da tutti per la sua mira.

Ma torniamo alla notizia del giorno. È interessante approfondire l’analisi dei climatologi sui fattori che starebbero scatenando le perturbazioni in arrivo. Sembra che l’innesco sia principalmente riconducibile all’esplosione di un vulcano sottomarino, nei pressi dell’arcipelago di Tonga, avvenuta intorno al 15 gennaio scorso. Ecco uno stralcio dell’articolo apparso su Meteo News il 6 marzo 2022:

‘Si studia non solo di Strat Warming, ma soprattutto il persistere del Vortice Polare, ovvero la circolazione di bassa pressione in Stratosfera. In particolare, la persistenza del Vortice Polare potrebbe essere una diretta conseguenza della gravissima eruzione vulcanica dell’isola di Tonga avvenuta qualche mese fa. In merito a gravi eruzioni vulcaniche e Vortice Polare intenso, vi sono delle correlazioni già note da tempo’.

Ebbene, questi fatti – si badi bene fatti – delle conseguenze climatiche prolungate nel tempo conseguenti ad un’eruzione vulcanica sconfessano o quanto meno pongono dubbi su tante teorie.

Una delle più diffuse teorie odierne è quella che l’uomo può controllare il clima e scongiurare catastrofici futuri aumenti di temperatura, limitando le emissioni di CO2. A tal fine ogni Stato, impresa e cittadino deve assoggettarsi a costosissime e onerose strategie di contrasto alle emissioni di gas serra (qualcuno arriva persino a pensare di stoccarle sottoterra). Un salasso, in termini economici ed un accanimento burocratico in termini di adempimenti e controlli.

La prima domanda che possiamo farci è: ce lo possiamo permettere? Ovvero, vale la pena impoverirci ed affannarci a combattere il clima che cambia?

Ma il discorso da fare dovrebbe portare ad un’altra considerazione: basta un vulcano che esplode e gli effetti sul clima sono enormemente maggiori di quelli che possiamo ottenere con anni di restrizioni ecologiche. In altri termini: l’impatto della natura (e, aggiungiamo, dell’azione solare) sul clima è enormemente preponderante rispetto a quello di origine antropica.

E allora la seconda, ragionevole domanda è: davvero possiamo dominare la natura e controllare il clima futuro? Se ne siamo così convinti allora cominciamo a combattere l’eruzione dei vulcani e ad imbrigliare le loro emissioni di gas serra. E, se è vero che gli oceani rilasciano importanti quote di CO2, combattiamo pure loro. E anche il Sole stia in guardia: moderi la sua attività o meglio la stabilizzi.

Vedete, abbiamo una situazione di fatto (l’abbassamento di temperatura), un altro fatto (precedente eruzione di un vulcano), un collegamento tra i due fatti e un’interpretazione (la mia) non allineata a quella corrente.

In un onesto dibattito scientifico i dubbi non solo sono leciti, ma anche doverosi. Ma se il dubbio diventa una minaccia da reprimere, la scienza in quel contesto cessa di essere tale e diventa ideologia, ancella del Pensiero Unico.

 

 

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