Un lettore mi scrive. 

 

Dr. Anthony Fauci, Director of the National Institute of Allergy and Infectious Diseases at the National Institutes of Health, listens during a Senate Senate Health, Education, Labor, and Pensions Committee Hearing on the federal government response to COVID-19 on Capitol Hill Wednesday, Sept. 23, 2020, in Washington. (Graeme Jennings/Pool via AP)
Il dottor Anthony Fauci, Consulente capo per la pandemia COVID del presidente Biden, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases presso i National Institutes of Health, ascolta durante un’audizione della Commissione Salute, Istruzione, Lavoro e Pensioni del Senato sulla risposta del governo federale alla COVID-19 a Capitol Hill mercoledì 23 settembre 2020, a Washington. (Graeme Jennings/Pool via AP)

 

 

Egr. Dott. Paciolla,

non fosse ormai assodato che il nostro paese (con le dovute eccezioni, si intende) non ha capito nulla di quanto accaduto nel triennio passato, ci sarebbe da rimanere allibiti di fronte all’evento svoltosi all’università di Siena che ha visto l’assegnazione di una laurea honoris causa nientemeno che ad Anthony Fauci. Di follia in follia a questo punto non mi sorprenderei se l’aula magna venisse dedicata a Pablo Escobar.

Ma veniamo a quanto affermato dal suddetto, perché davvero c’è da mettersi seduti comodi e con popcorn alla mano. Il “nostro” si dice preoccupato per la tenuta della democrazia. Insomma se tanto ti dà tanto dovremmo credere anche ad un Satana che esternasse la propria apprensione per la salvezza delle anime, ma tant’è. Come possa parlare così un uomo che ha avallato e fomentato l’uso strumentale di un problema sanitario proprio per distruggere i fondamenti dell’assetto liberal democratico spingendo il suo paese dentro dinamiche totalitarie per il tramite di reiterate menzogne, è davvero una cosa che va oltre la più fervida immaginazione. Ma senta le altre perle di questo fenomeno spacciato per “scienziato” dai giornaloni nostrani: “le persone sono confuse”, “i social media diffondono fake news”. Parole che susciterebbero ilarità se non fosse per i risvolti drammatici che si sono avuti in termini di vite umane, sofferenze, frattura del tessuto sociale, danni all’economia e tutto quanto sappiamo. Ma io dico: come è possibile che nessun giornalista italiano osi porre domande serie (che so, il suo nesso con i laboratori di Wuan per dirne una) a questo personaggio peraltro già screditato in patria nonché pesantemente attaccato dal New York Times, che tutto è eccetto che una voce “complottista”? Non le è parsa una triste replica delle conferenze stampa di nonno banchiere?

Forse sarebbe invece il caso di riflettere attentamente proprio sulla censura sistematica che ha colpito chiunque abbia provato ad avviare un confronto serio e scevro da posizioni preconcette, cercando di stimolare il pensiero critico della gente attorno a temi che evidentemente sono considerati tabù. Mentre invece correre in auto come dei pazzi mettendo a repentaglio l’incolumità altrui, come tragicamente si è visto in questi giorni, sarebbe un modello da incoraggiare, da proporre. Lì la censura non scatta. I padroni dei social non hanno niente da dire, impegnati come sono ad arginare le “fake news” dei “cospirazionisti” cattivi.

E così mentre l’Italia loda Fauci ponendo sotto i suoi piedi il proverbiale tappeto rosso, quasi contemporaneamente l’ennesima pagina triste figlia delle follie dell’ultimo triennio viene scritta, con l’abbandono della professione da parte del Dott. Garavelli, il cui calvario iniziò il giorno in cui qualcuno disse di averlo visto intrattenersi in luogo pubblico con alcuni presunti “no-vax”. Non l’avesse mai fatto. Mi dica: ma è possibile che di questo paese una volta culla della civiltà, del diritto, della cultura sia rimasto poco o nulla?
La ringrazio per l’attenzione.

Claudio – Saronno
 
 

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