di Mattia Spanò
Mi terrò alla larga dal dire quanto è brutta la guerra e quanto è bella la pace. Come mi faceva notare un amico giurista che scrive su questo blog, è dal 1945 che nel mondo non viene dichiarata una guerra fra Stati secondo i crismi del diritto bellico (sissignori: esiste un diritto bellico). Dal droit de guerre al drôle de guerre. La guerra finta. Banditismo internazionale. Con la scusa risibile delle migliori intenzioni, si va a rubare in casa del ladro.
La guerra è cambiata, ma solo in televisione. È diventata missione di pace, intelligente, buona quando la facciamo noi. Quando è “giusta”. Se la fanno gli altri, orrore. Nel primo giorno, i russi hanno messo a segno 74 strike. Nel ’39-’45, 74 obiettivi potevano essere conseguiti in uno, due anni di combattimenti. Perfino di più. Solo questo dato dovrebbe far capire l’entità del fenomeno.
In un giorno si può annientare un esercito, le telecomunicazioni, l’intero sistema di infrastrutture, gli ospedali. Con un numero di vittime limitatissimo, al tempo stesso cancellando la vita da un paese. Perché la guerra non è più agli uomini, ma alle cose da cui quegli uomini dipendono. I fruitori moriranno dopo, perché non sono più capaci di costruire una casa, coltivare patate, allevare bestiame, cacciare. Anzi è stato inculcato loro che si tratta di attività umili, disprezzabili.
Come disprezzabili sono diventate la politica e la diplomazia. In particolare in Italia, dove il nostro Ministro degli Esteri è stato accusato dall’omologo russo Lavrov di essere un incapace che si abboffa di tartine al caviale del Volga.
Dove il premier dichiara che il dialogo con Putin è “impossibile”, quando appena ad inizio febbraio fa lo chiamava per avere garanzie sulle forniture di gas, lasciando qualche giorno dopo al Ministro della Difesa l’ingrato fardello di minacciare la Russia di “gravi conseguenze” se avesse aggredito Kiev.
Dove il presidente ucraino Zelensky, un ex comico, si fa beffe del nostro premier che non riesce a contattarlo, dicendo che la prossima volta “sposterà l’agenda bellica” per rispondergli al telefono.
Draghi che, bisogna pur ricordarlo, diede del dittatore ad Erdogan in mondovisione, riempiendo d’orgoglio la claque degli untuosi benpensanti e facendo sorridere tutti gli altri. Erdogan che, zitto zitto, firma un accordo eccezionalmente vantaggioso con Putin sul gas, che passerà dal Mar Nero – e magari chissà: arriverà in Italia, ovviamente a condizioni dettate dal dettatore.
Draghi che farebbe bene a studiare la retorica improntata alla chiarezza del discorso di Vladimir Putin – non l’unico discorso degno di nota del folle che se la ragiona nonostante la follia, un discorso filo-russo del presidente russo di un paese che ohibò si chiama Russia – invece di twittare assurdità a proposito del nostro “vivere da liberi” nelle “nostre democrazie”. Quelle dei green pass altrimenti non ti muovi e non lavori, quelle di gente esclusa dalla società umana, quelle degli obblighi ad assumere farmaci che non funzionano.
Veniamo ora ai carrozzoni giganteschi creati a tutela della “pace”. Le varie missioni Onu – la più antica e clamorosamente inconcludente quella in Congo, la Monusco – la Nato, i giganteschi agglutinati di interessi oligarchici che si attivano per la “pandemia” e vanno in bambola quando si tratta di negoziare con chi ci fornisce energia (la Russia) e chi ci fornisce tutto il resto (la Cina). Sarebbe questo il “Nuovo Umanesimo” per il quale si spendono tutti, dal papa in giù, e che riguarda a malapena il 10% del mondo?
Il livello di imbecillità con il quale vengono lette situazioni come il ritiro americano dall’Afghanistan (guardate la magistrale, icastica lezione di Dario Fabbri, di Limes, sull’argomento), o l’offensiva russa in Ucraina, un paese governato da neonazisti, dovrebbe angosciare. Non per il fatto in sé, ma per lo stravolgimento che viene operato. Il nazismo che qui fa rabbrividire – salvo trovare applicazioni innovative – là va benissimo, perché fa il gioco della Nato. Si predica che Putin sia un “pazzo dittatore”, il nuovo satana che noi buoni sconfiggeremo, perché appunto siamo i buoni. Un po’ nazisti, anzi filo-filo-nazisti, ma tanto buoni.
Nel frattempo l’altro ieri sera RaiDue – servizio pubblico – nel Tg2 ha mandato in onda un servizio sui bombardamenti in Ucraina utilizzando immagini tratte dal videogioco War Thunder. Una truffa indegna perpetrata coi denari del contribuente, che in qualche modo certifica la visione cinematografica delle cose, guerra inclusa, che permea l’Occidente.
Mi viene allora il sospetto che l’Occidente non farà assolutamente nulla per combattere l’Hitler di turno.
Primo, perché l’Hitler di turno grazie a investimenti oculati in tecnologia militare oggi dispone di armi fuori portata, e quindi ci darebbe una pettinata memorabile – lo ha detto, e sarà bene credergli: l’errore fatale che commettono i bugiardi incapaci è quello di pensare che tutti gli altri siano bugiardi e incapaci come loro.
Secondo, perché l’Occidente sta tramontando impietosamente, e con esso i suoi carrozzoni arroganti e insulsi: la Nato esce a pezzi sia militarmente – non agirà: figuriamoci se la Turchia, membro Nato con diritto di veto (esercitato nel 2021 a protezione dalle sanzioni contro la Bielorussia) che della Russia è partner strategico, tollererà azioni contrarie ai propri interessi – sia politicamente – ha violato i patti di non espansione ad est, come rivelato da Der Spiegel ripreso da ZeroHedge, e sta dimostrando di non servire a nulla per l’ignavia dei suoi vassalli, valvassini e valvassori.
Ma soprattutto perché la vicenda in questione rappresenta un alibi formidabile per giustificare agli occhi degli europei l’immane disastro economico post-pandemia. Fra un vaccino e l’altro, a suon di transizioni ecologiche, insetti da mangiare e pomodorini da coltivazione idroponica, quando pagherete un litro di latte 52 euro, uno di benzina 14 e un chilo di pane 65, vi diranno che ha stato Putin. E gli crederete.
A proposito: tenete da conto i vostri cellulari. Dio non voglia che la Cina giochi la stessa partita con Taiwan. Nel qual caso dovreste aspettare un bel pezzo prima di comprarne uno nuovo. Una visione geopolitica segnata da assoluta improntitudine, basata sull’ignoranza e su una montagna di balle, balle, balle, non può che produrre disastri.
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