di Wanda Massa

 

La Corte Costituzionale polacca ha stabilito che una legge che permette l’aborto di feti con difetti congeniti è incostituzionale.

La sentenza, letta dal presidente del Tribunale costituzionale, Julia Przyłębska, riporta la seguente motivazione:

Poiché la prerogativa della dignità umana è stato data all’uomo dal momento della creazione della vita umana e la tutela del diritto alla vita è una diretta conseguenza della tutela della dignità umana, l’interpretazione dell’articolo 38 della Costituzione, nella prospettiva dell’articolo 30 in combinato disposto con l’articolo 31, comma 3 della Costituzione della Repubblica di Polonia porta alla conclusione che il diritto alla vita è dato all’uomo in ogni fase dello sviluppo, in cui egli ha diritto alla tutela della dignità umana, e quindi anche nel periodo prenatale.

L’articolo 38 stabilisce che la Repubblica di Polonia garantisce la tutela giuridica della vita di tutti. “La dignità intrinseca e inalienabile dell’essere umano è fonte di libertà e di diritti umani e civili. È inviolabile, e il suo rispetto e la sua tutela è dovere delle autorità pubbliche” – recita l’articolo 30 della Costituzione.

L’articolo 31, paragrafo 3, stabilisce, a sua volta, che le restrizioni all’esercizio delle libertà e dei diritti costituzionali possono essere stabilite solo per legge e solo se sono necessarie in uno Stato democratico per la sua sicurezza o per l’ordine pubblico, o per la protezione dell’ambiente, della salute pubblica e della morale, o per le libertà e i diritti altrui. Tali restrizioni non pregiudicano l’essenza delle libertà e dei diritti.

La decisione è stata approvata a larga maggioranza: solo due giudici del Tribunale di 13 membri non hanno appoggiato il verdetto.

Dopo l’entrata in vigore della sentenza, l’aborto sarà consentito solo in caso di stupro, incesto o minaccia alla salute e alla vita della madre.

La sentenza odierna è stata emessa in risposta alla mozione, presentata da 119 deputati del partito di destra Diritto e Giustizia che sostenevano che interrompere la gravidanza a causa di difetti fetali violava la disposizione della Costituzione polacca, che protegge la vita di ogni individuo. La legge contestata è stata introdotta il 7 gennaio 1993 sulla pianificazione familiare, la protezione del feto umano e le condizioni di ammissibilità dell’interruzione di gravidanza. All’articolo 4 bis, paragrafo 1, secondo comma, tale legge consente l’aborto cosiddetto eugenetico, ossia la soppressione del concepito per presunte malformazioni fetali congenite, che corrisponde al 98% degli aborti praticati in Polonia.

Nella maggior parte dei casi sono stati uccisi bambini non nati perché dagli esami diagnostici risultava una possibile sindrome di Down.

E’ significativo che questa sentenza sia stata emessa proprio oggi, 22 ottobre 2020, festa liturgica di San Giovanni Paolo II, il primo papa polacco, che tanto si è speso in difesa della Vita dal concepimento alla sua fine naturale.

Ho ricevuto in anteprima questa splendida notizia da un amico, che di recente si è trasferito in Polonia.

Da lui ho appreso che questa grande vittoria è stata ottenuta dopo una novena a San Giovanni Paolo II, che ha visto veramente coinvolta l’intera comunità cattolica polacca.

Si è trattato davvero di un miracolo in un Europa ormai completamente scristianizzata e pervasa dall’ideologia progressista e radicale.

Purtroppo gli attivisti di sinistra, i militanti abortisti e i gruppi internazionali per i diritti umani si adopereranno con ogni mezzo per impedire l’attuazione della sentenza, che mette fuori legge l’aborto eugenetico.

I prossimi procedimenti del Tribunale costituzionale si svolgono nel contesto dei ripetuti attacchi del governo ai diritti delle donne e degli sforzi per ridurre i diritti riproduttivi, così come i cambiamenti legali e politici che hanno minato l’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto in Polonia” hanno dichiarato congiuntamente Amnesty International, il Centro per i diritti riproduttivi e Human Rights Watch, annunciando di voler inviare alla Corte degli osservatori indipendenti.

E’ necessario quindi continuare a pregare e a lavorare (ora et labora) perché la scintilla che si è accesa oggi in Polonia possa presto infiammare il nostro paese e il resto dell’Europa.

 

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