di Giuliano Di Renzo

 

11.10.2020 – San Giovanni XXIII, anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II (1962) e – allora – festa della Divina Maternità di Maria (Theotòkos) proclamata nel Concilio di Efeso il 22 giugno 431 d.C.

 

Solo i sacramenti che imprimono nell’anima il “carattere”, sigillo, sfraghìs in greco, non si ripetono mai perché sono dati e ricevuti una volta per sempre.

Sono infatti una specie di DNA dello spirito. Essi sono: battesimo, cresima e ordine sacro.

Al sacerdote per esempio si dice: Tu sei sacerdote per sempre!

Anche il cristiano o il sacerdote che per somma disgrazia e loro libera scelta dovessero andare all’inferno conserveranno in loro il “segno” dei sacramenti del battesimo, della cresima e del sacerdozio ricevuti.

Questi segni sono come la nostra somiglianza con i nostri genitori che ci distingue e riceviamo alla nascita, per la quale ognuno rimane sempre se stesso.

Infatti, il battesimo ci conforma a Cristo, la cresima ci timbra col suo Spirito, l’ordine sacro conforma a Cristo sacerdote.

Nell’inferno essi accrescono la condanna e la vergogna per aver rinunciato a ciò che eravamo, in cielo sono per converso di maggior luce di gloria.

Il cielo, quindi anche l’essere in Cristo col battesimo, è un dono di grazia, non un diritto.

Se dopo la redenzione operata in noi da Gesù riceviamo un diritto al cielo è per un dono di grazia, della grazia che viene dal suo amore. Non è un diritto che abbiamo per noi stessi, ma un diritto che riceviamo come dono dell’amore nuziale di Cristo.

Dunque i bambini che muoiono senza battesimo, senza venire rivestiti di Cristo, non sono figli di Dio. Dio infatti ha solo un Figlio ed è il suo Verbo, Gesù, e noi lo diventiamo con il venire resi partecipi della grazia che Gesù ci dona innestandoci in Lui come tralci sulla vite.

Quindi è sbagliato dire che siamo tutti figli di Dio. Siamo tutti creature amate di Dio, ma non tutti figli di Dio.

Da quanto scritto viene che i bambini che muoiono senza il battesimo non vanno in cielo, ma restano in una condizione di felicità naturale. E’ quello che i teologi antichi usavano chiamare limbo, supposizione ora abbandonata.

Ma quest’ultima era solo una supposizione umana ed è opportuno che ci ricordiamo che l’amore di Dio supera la nostra conoscenza, e la sua onnipotenza è l’onnipotenza dell’amore.

Gesù ha offerto infatti il suo sangue per tutti.

Da questo viene a noi una conclusione di tremenda responsabilità e di ulteriore condanna e spavento per chi ricorre, pratica o collabora all’aborto.

Con l’aborto si priva del battesimo una creatura che Dio ha chiamato alla sua stessa felicità eterna e aveva preparato ad essa chiamandola appunto alla vita e ad essere poi lavata dal preziosissimo sangue di Lui!

Questo è ciò che noi sappiamo.

Poi, in concreto, le vie che Dio riesce a trovare per la salvezza di ognuno è un segreto che appartiene al Signore ed è negato a noi di conoscere.

Appartengono al mistero dell’onnipotenza del suo amore e della sua provvidenza per ogni creatura.

Il tempo, infatti, che cos’è il tempo, quanto dura e come si misura?

 

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