di Aurelio Porfiri
Perché la bellezza oggi sembra rifiutata? Bisogna riflettere attentamente su questa questione e dedicarci tempo e attenzione. Perché rifiutare la bellezza non è semplicemente fare a meno di qualcosa che ci è necessario per la vita, ma mettersi in contrasto con quel Padre che è fonte di ogni bellezza, con il Figlio che è splendor Paternae gloriae, con lo Spirito Santo che spira e ispira ciò che è non solo bello, ma anche buono e vero.
Allora bisogna capire perché dal secolo passato la bellezza sembra essere divenuta quasi un problema. Il filosofo Stefano Zecchi ci insegna: “Ci troviamo a riflettere sulla fine di un secolo in cui si sono viste prevalere le tendenze artistiche che hanno celebrato la morte dell’espressività della forma e hanno accettato ordinatamente la propria marginalità di fronte alla potenza del sapere scientifico. E ci troviamo a discutere sull’eredità filosofica di un secolo che, al suo declinare, ha elaborato sofisticati meccanismi per demolire le grandi questioni metafisiche del pensiero, sulle quali si è sempre confrontata la genialità dell’Occidente, costruendo la razionalità della nostra tradizione” (L’artista armato). Dovremmo senz’altro interrogarci su cosa ci ha portato a tutto questo, sul perché abbiamo rifiutato quanto ci conduce alla Verità. Ci sarà da riflettere sulla colpevolizzazione della bellezza umana, uno dei grandi peccati del nostro tempo. Se pensiamo alla bellezza di certe statue, al corpo umano esposto nella sua nuda bellezza, possiamo capire quanto l’apparenza ben intesa, come mezzo e non come fine, fosse ricercata e coltivata. Non ci nascondiamo la tristezza di una vita senza bellezza.
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