Le “Radici cristiane della nostra scuola” è la conferenza che il 26 giugno a Monteriggioni (SI) l’avvocato Gianfranco Amato terrà con Maria Chiara Nordio per presentare la nuova scuola primaria di San Benedetto che ripristina la regalità sociale di Gesù Cristo. L’ideatrice, insegnante di Treviso e nipote dell’ex giudice Carlo Nordio, è molto critica verso le nuove didattiche e metodologie che da molti anni sono adottate nella scuola primaria italiana, ed accusa l’attuale offerta formativa pubblica di essere origine dell’impoverimento culturale ed educativo dei giovani d’oggi. Abbiamo chiesto a Maria Chiara Nordio quali siano, a suo avviso, i problemi dell’educazione scolastica italiana di oggi?
A mio avviso, il più grande problema è la scarsa credibilità di autorevolezza che noi insegnanti sosteniamo di avere ma che poi, in realtà, non abbiamo.
Cosa intende per credibilità e autorevolezza?
Per credibilità intendo, per esempio, la coerenza fra la presenza di norme nei regolamenti scolastici e la loro effettiva applicazione. Per autorevolezza intendo la stima ed il riconoscimento che una persona si conquista per effetto della sua rettitudine. L’insegnante infatti dovrebbe dare testimonianza con il proprio comportamento dei valori morali che professa, ed a cui si ispira.
Ma sul piano pratico cosa significa?
La scuola richiama sempre il rispetto, ebbene, esigiamolo questo rispetto. Facciamo rispettare le regole ai nostri alunni e quando essi si fregiano di non rispettarle, applichiamole senza paura. Pertanto se per episodi di bullismo o aggressione verso alunni o docenti, il regolamento scolastico prevede la sospensione o l’espulsione immediata, non esitiamo a procedere.
Perché a suo avviso le scuole tardano nei provvedimenti disciplinari?
Ciò accade, a mio avviso, perché l’istituzione scolastica ha timore di mostrarsi coerente con i suoi dettami e questo perché viviamo in un periodo storico in cui la regola è considerata un disvalore mentre infrangere le regole è la “nuova norma”, inoltre l’obbedienza è considerata segno di debolezza.
Gli insegnanti non devono aver paura di applicare le regole; la scuola recupererebbe certamente maggior rispetto se solo si facesse rispettare.
A suo avviso va in questo senso la legge sulla Buona Scuola?
Nient’affatto. Auspico infatti, proprio per rispettare la regola di una scuola buona, buona negli insegnamenti, buona nell’educazione e buona nelle proposte, che sia approvata a breve una nuova riforma scolastica dal nuovo governo.
Su quali basi?
Sappiamo che oggi il sistema scolastico è fortemente influenzato dalle raccomandazioni europee del 2006, poi revisionate nel 2018, e sappiamo anche che le singole riforme nazionali dei paesi membri hanno un effetto limitato. Una buona riforma controcorrente tuttavia, si connoterebbe come la necessaria reazione ad un’imposizione tollerabile ancora per poco.
Cosa c’è che non va nelle direttive europee e nella legge della “Buona Scuola”?
I tratti più imbarazzanti che connotano le direttive europee e che nel nostro contesto italiano hanno trovato purtroppo confronto ed adesione da più parti, sono soprattutto quelle ”competenze del buon cittadino” che il discente deve acquisire e che trasversalmente attraversano tutte le discipline.
Questi “buoni comportamenti molto politicamente corretti” si traducono nel concreto del nostro paese con l’ultima riforma scolastica della Buona Scuola del precedente governo.
Il famigerato ed incriminato comma 16 è molto pericoloso per le implicazioni che produce sin dalla scuola dell’infanzia.
Non è la sede per sviscerare l’articolo nelle diverse sfaccettature, seppure sarebbe necessario per capire le ragioni che sottendono alla pretesa di una nuova riforma scolastica. Ci basti però nominare il pericolo, perché ormai non si tratta più di rischio, che con questa riforma l’ideologia gender inquini le menti e le anime dei nostri figli.
Per ideologia gender intendo la filosofia decostruzionista che pervade attualmente la società e che promuove la distruzione della natura umana e dell’identità della persona.
Chi ha proposto, redatto e sostenuto questa sciagurata riforma non ha certamente lavorato nè contribuito a diffondere la verità piuttosto, mistificandola, ha obbligato docenti e discenti a difendere teorie ed approcci contro natura.
E allora, torniamo alla regola ed al suo rispetto. La regola è la norma, la norma è la legge. La legge ci obbliga a proteggere chi è più debole, in questo caso i bambini ed i ragazzi ma anche gli insegnanti che non trovano la forza di “rispondere” con proposte didattiche diverse. Allora serve una nuova proposta forte.
Quale?
La scuola non tema se stessa. Smetta di affacciarsi al balcone europeo ponendosi come zerbino all’uscio. Dimostri la sua autorevolezza. Proponga semplicemente di essere scuola, come lo era sessanta anni fa. La scuola degli insegnamenti, la scuola della bella scrittura, la scuola della cura, la scuola della conoscenza, del continuo miglioramento, della ricerca della verità ancorata alla natura, la scuola del rispetto agli insegnanti, al materiale, ai compagni. E’ davvero così difficile? Tutto passa attraverso il coraggio, il merito, la passione. Tutto passa attraverso la regola ed il suo rispetto.
Di cosa parlerete a Monteriggioni?
Dopo l’introduzione storico politica dell’avvocato Gianfranco Amato che illustrerà il senso della Opzione Benedetto, cioè la necessità della ricostruzione della civiltà cristiana in Italia ed in europa, analizzerò l’evoluzione delle didattiche dagli anni ‘40 ad oggi. Successivamente spiegherò come e perché a mio parere, si è volutamente ridotta la conoscenza e la preparazione scolastica delle nuove generazioni. Illustrerò le mie didattiche interamente riscritte, per il primo ciclo della primaria, ancorandole alla regalità sociale di Gesù Cristo, come del resto lo erano nei migliori periodi educativi, cioè fra gli anni ‘40 e ‘60, naturalmente aggiornandole ai tempi nostri. Infine spiegheremo come in tutta italia gruppi di genitori che condividono la nostra critica e progetto, possano aggregarsi e costituire la loro Scuola di san benedetto avvalendosi delle mie didattiche. Il fine è quello di far capire al bambino che tutto origina da qualcosa di superiore a se stesso e non invece, come accade oggi, illuderlo che la scuola sia plasmata sulle sue ambizioni, pulsioni, desideri ed inclinazioni, perché il mondo non lo è, e ciò rappresenta il grande inganno del fanciullo di oggi.
Qui trovate maggiori informazioni sul progetto-
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