di Stefania Marasco
Stamani mi sono svegliata di umore piuttosto nero e tempestoso, a dispetto del bellissimo sole primaverile che splende qui a Formia.
Non ve lo avevo detto, vero? Io vivo a Formia da tre anni circa.
Ridente cittadina di mare, più o meno a metà strada tra Napoli e Roma, non è certo un’oasi paradisiaca, ha tanti problemi più o meno difficili da risolvere, ma se c’è una cosa che ha di valido è la presenza della Chiesa, che ha cura della gente al meglio che può.
Parlo in particolare del mio parroco, uomo generoso che sta facendo di tutto per stare vicino alla propria gente con attività online, catechesi, messe e come lui tutta la Diocesi di Gaeta, di cui facciamo parte, si sta prodigando per stare vicino alla sua gente, dal Vescovo ad ogni singolo prete.
Ma, ovviamente, come tra i dodici anche qui c’è Giuda in agguato.
Quando ieri sera ho assistito a questo indegno spettacolo, vedi qui, che mi era stato preannunciato da questo articolo, leggi qui, la mia rabbia, lo confesso pubblicamente, ha raggiunto livelli da confessione sacramentale (peccato che ora non si possa)!
Mi direte: ma quel sacerdote ha fatto qualcosa che non doveva! Non ha rispettato le ordinanze! Ha dato il cattivo esempio! Ha messo a repentaglio la salute pubblica!
Vi rispondo: tutto verissimo. Indiscutibile.
Altrettando indiscutibile, tuttavia, è il pelo sullo stomaco che ha avuto quello che Ghione definisce “il gancio” ad andare a messa il 12 Aprile, registrare quello che gli interessava col telefonino, prendere suddetto file e mandarlo a Striscia La Notizia perché lo trasformasse in una occasione di show-gogna-pubblica come solo loro sanno fare, con tanto di dileggio, derisione e morale spicciola dei presentatori in studio.
Il “buon cristiano” nello specifico, fariseo, convinto di essere un paladino di non so quale giustizia sommaria, da quale moto è stato mosso?
Senso civico? Avrebbe dovuto chiamare i vigili o i carabinieri seduta stante!
Filiale obbedienza alla Santa Madre Chiesa che vive in Diocesi di Gaeta? Avrebbe dovuto denunciare il fatto all’Arcivescovo Luigi Vari!
Ma no, il campione di educazione civica (o la campionessa, per quello che ne sappiamo potrebbe essere una donna!) ha dovuto chiamare i paladini della legalità mediatica e dare spettacolo, della chiesa e di un pover’uomo, che forse più che peccare di trasgressione della legge ha peccato di eccesso di zelo nei confronti della propria missione di pastore del gregge.
Visto che ci sono, fatemelo dire: Papa Francesco ha celebrato tutto il triduo Pasquale con pubblico presente, pubblico al quale è stata data la Santa Comunione, anche se le telecamere hanno celato la scena ai nostri occhi.
Tutti abbiamo assistito alla Via Crucis, tenuta da 12 persone vive e reali sul sagrato di San Pietro.
Diciamocelo che la differenza sostanziale è che lui può nell’ambito dello Stato della Città del Vaticano mentre noialtri, che viviamo in altri Paesi dobbiamo attenerci alle scelte dei nostri governi, che hanno proibito qualsiasi celebrazione religiosa pubblica, perché la fede non è necessità ma cosa superflua!
Ho sentito fino alla nausea il motivetto: “si può pregare ovunque”, con tanto di citazione della Scrittura “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»” (Mt 18, 19-20), peccato che un minimo di esegesi potrebbe spiegare che quella citazione parla della dimensione ecclesiale della Chiesa e non propriamente del capitolo relativo al “Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Mt 5, 6-7), legato alla dimensione personale della preghiera.
Differenze semantiche? Non proprio direi.
La verità è che a noi cattolici stare senza Eucarestia pesa ed anche tanto; che alle persone di una certa età risulta difficile capire che non serve andare in chiesa a raccomandare sé stessi ed i cari dinanzi al Signore nel tabernacolo quando hanno ricordi di gesti pubblici dei pastori legate a periodi di epidemia o guerra; e, francamente, alle persone di buon senso non torna logico che sia sano, privo di rischi ed auspicabile fare la spesa tutti i santi giorni in supermercati angusti dove non riesci a far passare tra gli scaffali due carrelli affiancati però andare a messa, rispettando le distanze, sia deleterio, epidemico, mortale e, quindi, da evitare ASSOLUTAMENTE!
Il povero sacerdote formiano ha sbagliato tutto nella metodica, è indiscutibile, ma resto della ferma idea che organizzandosi nel modo dovuto, con le mascherine fisse sul volto, i guanti alla mano ed i sacerdoti armati di amuchina ad ogni singola distribuzione di particola consacrata, una messa sarebbe di gran lunga meno pericolosa di una spedizione al supermercato od all’ufficio postale o in farmacia o dal tabaccaio o all’edicola.
Sicuramente lo è rispetto ad una gita alla Mega Feltrinelli o Mondadori!
Ma resta la realtà che in chiesa io non posso andarci perché le chiese a me vicine sono più lontane dei supermercati, della farmacia, della posta, del tabaccaio e dell’edicola e non essendo la fede necessità primaria per lo Stato Italiano, io non posso andarci, benché la parrocchia a me più vicina lasci la chiesa aperta h24, il che mi consentirebbe di andare a pregare a qualsiasi ora senza incontrare anima viva. Tuttavia va bene che i miei vicini vadano a fare la spesa tutti i giorni (io ci vado quando finiscono le scorte in casa), che vadano alla posta (mai sentito parlare di servizi online, online banking, etc?), che coltivino il loro vizio del fumo giornalmente e nessuno dica nulla (dalle mie parti non si vede una pattuglia di qualsivoglia forza dell’ordine o della Municipale)!
Cosa dovrei fare, per essere una buona cittadina, ligia al dovere?
Mettermi a fare la spia? Denunciare?
Ditemelo.
Ebbene: no, io non denuncio nessuno, a cosa servirebbe?
Resto in casa, preservo me stessa e mia madre restando in casa, malgrado l’insofferenza crescente, leggendo ed osservando la massa che pontifica su cosa debba o non debba essere ritenuto necessario dagli altri, l’importante è che le proprie necessità siano salvaguardate.
Leggo di “ganci” che si ritengono campioni di salvaguardia della Civitas e di povera gente derisa ed indicizzata perché sente il bisogno di Dio più che dell’uomo per salvarsi da una situazione in cui i grandi, i potenti, gli scienziati non sanno letteralmente che pesci prendere e la gente continua a morire; leggo di politici capaci solo di litigare a distanza con intere categorie dimenticate, delle quali non si conosce la sorte futura; leggo le teorie complottistiche e quelle naturalistiche, dove perfino la Chiesa parla di “vendetta della natura” più facilmente che di castigo dei peccati.
Intanto, mentre il Papa pensa ad istituire una commissione per riesaminare per l’ennesima volta la questione del diaconato femminile, la CEI tace del tutto ed i “ganci” continuano a spiare i passi falsi di poveri preti e poveri cattolici creduloni, io raccomando la mia anima, il nostro Paese e la Chiesa alla pietà ed all’amore di Dio, sognando il giorno in cui potrò tornare davanti al Tabernacolo senza correre il rischio che qualche fariseo mi faccia multare di 500 euro che da disoccupata di lungo termine senza diritto a sussidi, con un ricorso in sospeso con l’INPS non saprei dove andare a prendere!
Cito testualmente dal suo testo: “Mi direte: ma quel sacerdote ha fatto qualcosa che non doveva! Non ha rispettato le ordinanze! Ha dato il cattivo esempio! Ha messo a repentaglio la salute pubblica!
Vi rispondo: tutto verissimo. Indiscutibile.”
Guardi che anche lei cade nell’errore grossolano in cui è caduta Striscia: il sacerdote non ha sbagliato un bel nulla! Si informi tramite la nota del Viminale inviata a mons. Maffeis, portavoce della CEI.
Dalla nota del Ministero dell’Interno si evince che le messe sono consentite senza il popolo MA CON la partecipazione di un numero NON STABILITO di personale addetto (diacono, accolito, lettore, corista, organista, addetti alla ripresa). Quindi il sacerdote ha facoltà di decidere lui chi fare entrare a fare cosa, ovviamente nel minor numero di personale possibile.
In più, da nessuna parte è scritto che i sacerdoti devono usare guanti e mascherine per distribuire la Comunione.
Ha ragione la Nuova Bussola Quotidiana, a cui la rimando, quando dice che il povero sacerdote è stato multato di un reato inesistente, quindi la multa illegittima.
Ho già scritto a striscia per chiedere immediata rettifica con nuovo servizio televisivo, mancando il quale presenterò esposto all’Ordine dei Giornalisti per diffusione di notizie false.
Inoltre, ho segnalato l’incidente a un avvocato che spero si metta in contatto col sacerdote multato per aiutarlo con gli aspetti legali che gli danno diritto non solo a non pagare l’iniqua multa ma anche, se ci fossero le condizioni, denunciare striscia, la sindaca e la polizia per diffamazione e danni morali per lesa reputazione
Guardi ho parlato di errore nel metodo. Al di là del fatto che non sia specificato da nessuna parte, come dice lei, che i sacerdoti debbano usare mascherina e guanti, questo non toglie che sia richiesto a tutti di usare dispositivi di protezione quando siamo in pubblico. Sarebbe dovuta essere cura del sacerdote fare in modo che la gente fosse in mascherina e guanti, proprio perché sappiamo bene che Giuda in agguato ce ne sono a bizzeffe. Non nascondiamoci dietro un dito, la fede è sotto attacco e dobbiamo essere prudenti. Io spero vivamente che il suddetto sacerdote sia assistito validamente e la multa gli venga tolta, come spero che la spia abbia tali rimorsi di coscienza da non dormirci la notte. E’ di poche ore fa la notizia che finalmente la CEI si è messa a discutere le regole per riprendere le celebrazioni invocate a gran voce da tutti noi. Le auguro buona serata e grazie per aver voluto commentare questo mio scritto.
Non c’è di che!