di Alberto Strumia

 

IV Domenica di Quaresima

(Anno B)

(2Cr 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21)

 

Siamo giunti oltre la metà della Quaresima e la liturgia, prevede una domenica detta in latino laetare, cioè “rallegrati!”. In tempi come i nostri sembra quasi una presa in giro… C’è poco da rallegrarsi e sembrano così stupidi quelli che sorridono sempre, per una sorta di “obbligo morale”, e ti fanno i sorrisetti falsamente “cristiani” per “testimoniare” che loro sono sempre contenti. Uno non si dà la “letizia” da solo, come non si dà la Salvezza da solo.

La prima lettura descrive, infatti, una situazione di desolazione di un popolo di Israele nel quale sono le guide, i pastori, i primi che hanno perso la fede e la ragione: «tutti i capi di Giuda, i sacerdoti […] moltiplicarono le loro infedeltà». E trascinarono con sé «il popolo». E dice anche in che modo lo fecero: «imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme». Una descrizione  che profetizza molto bene anche la situazione odierna. E aggiunge che non mancarono “carismi” dati ad alcuni per ridestare le coscienze facendo toccare con mano la “verità” e la “convenienza” anche terrena degli insegnamenti rivelati da Dio. Contenuti che sono stati insegnati in pienezza da Cristo e dalla Chiesa che li ha custoditi, meditati, compresi, comunicati lungo i secoli. Ma, oggi, come allora, tutto questo sembra avere smesso di funzionare: «Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti». Si arrivò al punto che: «[i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi».

Questa presunta operazione di “liberazione” dal complesso di inferiorità nei confronti delle ideologie non cristiane che si prova quando viene meno la fede e con essa anche la ragione, mostra alla fine il suo vero volto, quello di Satana, e si trasforma in deportazione e schiavitù («Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli»). Il nemico che un tempo era esterno è riuscito a diventare interno, quasi senza farsene accorgere, riuscendo a farsi aprire la porta delle menti, delle coscienze, delle anime.

È un “tarlo” che si ripresenta nella storia questo gioco di fedeltà alla verità e di infedeltà,  di passaggio dell’essere noi a seguire Cristo al cercare di imporre a Lui di seguire noi, come un animale addomesticato, vecchio e ormai incapace di salvarci. Non si sta forse facendo così oggi?

Perché allora la liturgia ripete ancora questo laetare, “rallegrati”? Perché – sembra volerci dire – tutto questo era previsto. Come le cadute di un bambino che deve imparare a camminare e va risollevato. Da grande, farà bene a ricordarsi che l’energia che ha per stare in piedi ed essere autonomo non se la dà da solo, ma viene da Dio, attraverso le leggi di una natura che da Dio è creata e sostenuta, in ogni momento. Appena ci si dimentica di Dio, di Cristo e del Suo insegnamento, si gettano le basi per l’autodistruzione dell’uomo e di tutto il suo mondo. È quello che succede, clamorosamente oggi! E dal momento che gli uomini, nella maggior parte, non danno segni di capire che la causa profonda di tutti i loro problemi sta nell’essersi innamorati più di se stessi che dell’Amore che è Dio, che è Cristo («la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie»), sono finiti schiavi del primo essere che ha compiuto la stessa operazione, il demonio, l’angelo decaduto. Ma il potere del male finisce per produrre divisione tra coloro che si erano messi d’accordo per conquistarlo, e così gli attuali “padroni del mondo” finiranno per sbranarsi tra loro.

E allora l’unico che sarà rimasto visibile e presente, elevato da terra («bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna») sarà Cristo perché tutti gli altri saranno caduti da soli, per impossibilità di reggersi senza di Lui e contro di Lui. Se resistiamo con la fede in Lui e la ragione che ci conferma che essere di Cristo  “conviene”, rimarremo gli unici. “Rallegratevi” di essere rimasti con Cristo, l’unico Salvatore degli uomini dal disastro del cedimento a Satana, sembra dirci la liturgia di questa domenica laetare. Avvertendoci, allo stesso tempo, che siamo solo oltre la metà della Quaresima, e c’è quasi altrettanto da aspettarsi.

San Paolo, nella seconda lettura ci fa la sintesi di tutta la storia della Salvezza, in poche righe, per facilitare alla nostra memoria il compito di ricordarsene nei momenti difficili e non perdere il filo: «Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene». Questa resistenza nel volere a tutti i costi essere ancorati a Cristo, viene dal fatto che abbiamo imparato che la Salvezza non ce la facciamo con le nostre mani e basta, ma viene da Lui. Non viene dalle ideologie del mondo, inventate da Satana per illuderci di avere potere. È la sfida al mondo che è scritta nel nostro codice genetico cristiano. Ed è a questo anche il richiamo caritatevole che ci sentiamo di fare a quei pastori che si sono lasciati manipolare geneticamente la ragione e la fede.

Chiediamo a Maria, la Madre di Dio, che ha promesso il trionfo del suo Cuore Immacolato, primo frutto del Trionfo della Regalità di Cristo, di accompagnarci, sostenerci, difenderci, proteggerci, nel restante tempo di questa quaresima della storia dell’umanità, per essere sempre tra «chi fa la verità [e] viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Vangelo). «Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (seconda lettura). Rallegrati, laetare!

 

Bologna, 14 marzo 2021

 

Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari. 

fonte: albertostrumia.it

 

 

Facebook Comments
Print Friendly, PDF & Email