papa Francesco e Giorgio Napolitano
FOTO/ipp/fanny coletta; ROMA 14/11/2013 VISITA DEL SANTO PADRE PAPA FRANCESCO Jorge bergoglio AL QUIRINALE NELLA FOTO PAPA FRANCESCO CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO

 

 

di Salvatore Scaglia

 

Trieste, 30 Settembre 2023

San Girolamo Dottore

 


Al mio amico Vito, che da Lassù vede ormai compiutamente ciò che noi percepiamo confusamente 

 

Ad un osservatore mediamente attento non sfugge come, da tempo, le persone abbiano delegato al potere ogni decisione, comprese quelle più importanti, anzi decisive, circa la vita dei singoli uomini e dell’intera collettività.

I motivi di questo appalto in bianco sono diversi, ma essenziali sembrano l’individualismo e l’edonismo che, quali atteggiamenti affettivo-intellettivi e pratici, da anni lacerano il nostro paese, non a caso raffigurato già dal rapporto del Censis del 2008 come una “mucillagine”. La logica più diffusa, invero, pare quella della pretesa, secondo cui l’individuo è titolare prevalentemente di diritti e non anche di doveri, con la tragica e inevitabile conseguenza dell’indifferenza, dell’irresponsabilità e dell’autoreferenzialità di molti.

In questo quadro trova spazio altresì una cieca fiducia nei confronti di quanto il potere decreti, come anche la convinzione che il singolo in nulla possa incidere rispetto a quanto deciderà il potere stesso. Ora, sia la cieca fiducia che quest’ultima convinzione, tale sfiducia, in realtà, sono legate al disimpegno delle persone, che non si fanno un’idea critica e approfondita della realtà, rendendosi dunque disponibili al supino recepimento di qualsivoglia dettato del potere. A fortiori se preceduto, accompagnato e seguito – come sempre più spesso accade – da una massiccia propaganda mediatica, che ha le caratteristiche, più che dell’informazione, della pubblicità di un prodotto da vendere ad ogni costo (c. d. unic selling proposition).

Orbene, siffatto modo di porsi rispetto al potere è proprio, purtroppo, di moltissime persone, che sono cittadini rispetto allo Stato e fedeli rispetto alla Chiesa. L’unità della persona umana, che assai difficilmente può dissociarsi, produce infatti gli stessi effetti vuoi riguardo alla società secolare organizzata (Stato) vuoi riguardo all’assemblea dei cristiani (Chiesa).

Come si è potuto notare soprattutto negli ultimi anni tali effetti sono il permettere, quasi l’autorizzare, e, com’è stato evidenziato, persino il richiedere, da parte della gente, decisioni almeno assai discutibili ad opera del potere.  Sovviene, a questo proposito, quanto osserva Elias Canetti: il “vero boia è la massa che si raduna intorno al patibolo”. Quasi a evidenziare che il boia – come metafora di chiunque stia non facendo giustizia, bensì giustiziando – nulla, o poco,  può senza il consenso, almeno passivo, delle persone.

Lo Stato, negli anni della c. d. emergenza da SARS-CoV-2 e con questo pretesto, ha così potuto statuire dal confinamento nelle private abitazioni (c. d. lock down) alla limitazione della circolazione delle persone; dall’imposizione, ma prima proposizione, di un trattamento genico sperimentale inefficace e insicuro a fronte di un virus curabile e dalla bassa letalità fino alla privazione dei non vaccinati di lavoro e stipendio.

Dal canto suo la Chiesa, nello stesso torno di tempo, legittimando tutto ciò e di fatto divinizzando il vaccino, ha sostanzialmente ubbidito all’autorità, come sancito da Jorge Mario Bergoglio in occasione dell’Angelus dell’8 Dicembre 2020.

Ma non solo. Da prima, sotto Francesco, sono stati prodotti documenti ed azioni gravemente ambigui ed erronei, tra i quali emblematici sono il capitolo VIII di Amoris Laetitia e la dichiarazione di Abu Dhabi. il primo ha di fatto sdoganato la Comunione in situazioni matrimoniali irregolari (divorziati e risposati) e la seconda ha sostanzialmente affermato che tutte le religioni sono uguali perché tutte riconducibili alla mirabile sapienza di Dio Creatore. Senza considerare il culto, in pieno Vaticano, della dea pagana Pachamama.

Queste operazioni del potere, sia nello Stato che nella Chiesa, sono rese possibili dal citato atteggiamento di delega della stragrande maggioranza delle persone, che, come detto, appaltano al potere stesso qualsivoglia decisione.

Ciò determina ed esprime, nel contempo, la grave crisi democratica ed ecclesiale in atto. Stato e Chiesa, infatti, mutatis mutandis, hanno in comune un elemento di non poco conto: il popolo.

Nel primo, lo Stato, il popolo è il complesso dei cittadini, portatori di diritti e di doveri rispetto alla società, lo Stato-comunità, di cui lo Stato-apparato è ente esponenziale.
Nella seconda, la Chiesa, il popolo è il complesso dei fedeli radunati dal Signore e – governati dalla Gerarchia – anch’essi portatori di diritti e doveri, secondo il Diritto Canonico, quali “personae in Ecclesia”.

Certo, nella Chiesa la verità insegnata non è legata e condizionata dal consenso, da maggioranze più o meno variabili. Tuttavia, in essa, rimane essenziale una certa vigilanza da parte del Popolo di Dio perché dall’alto anziché essere proposte verità non siano imposti traviamenti (cf. can. 212, § 3, c.i.c.). Anche se, ahinoi, il cattolicesimo si è trasformato da molto tempo in sinonimo di ‘papesimo’, che rischia di far scivolare il fedele verso il culto della personalità del Romano Pontefice, facendogli perdere di vista la sostanza del governo della Chiesa ad opera del Papa di turno.

È anche per questo acritico ed oltremodo ossequioso conformismo che assistiamo già, come denunciano pure taluni Cardinali e Vescovi, a una strisciante apostasia, della quale pochi si accorgono.

Analogamente – sul versante civile – molti ancora ritengono che nel triennio 2020-2022 sia accaduto un fatto di rilievo puramente sanitario e sono tuttora sudditi del potere, rischiando di esserlo anche in futuro. Altri, poi, pur avendo almeno intuito che non si sia trattato solo di un’emergenza virologica, si assoggettano senza fiatare per opportunismo o viltà.

Su tutti questi, però, il potere fonda la propria forza, facendo penetrare vieppiù in un’apparente democrazia dinamiche totalitarie, come profeticamente evidenziava il Filosofo Günther Anders.

È questo, insomma, ciò che rischia di residuare della demo-crazia: cioè che – oltre le forme e i riti – il δῆμος permetta, più o meno direttamente e consapevolmente, qualunque azione al Κράτος, dando luogo di fatto ad una sorta di regime che nasce dal basso.

Sono tutte queste le basi di una saldatura tra certo potere statuale e certo potere ecclesiale. Che si arguisce, peraltro, da molte posizioni, di fatto condivise se non addirittura unitarie, – dopo la c.d. emergenza sanitaria – tra l’altro in tema di c. d. crisi climatica, che minaccerebbe gravemente la terra di distruzione.

Parlano, certi poteri, ossessivamente, di fatto degli stessi temi e allo stesso modo.
Come dimostra da ultimo l’omaggio a Giorgio Napolitano, reso da Francesco al Nunzio in Italia.

Il primo, nella camera ardente, ha scritto sul registro delle firme che Napolitano è stato un grande uomo e servitore della Patria (cf. il Televideo RAI del giorno della visita) e, poi, davanti al feretro dell’ex Presidente della Repubblica, è arrivato e si è posto, esteriormente, come il Presidente della Repubblica Mattarella. Bergoglio, invero, non ha fatto nemmeno il segno della croce, analogamente a Mons. Tscherrig, Nunzio Apostolico in Italia e a San Marino, che, l’indomani, nell’aula della Camera dei Deputati si è, platealmente, tolto la croce pettorale.

Da quali elementi desumere, dunque, che i due avrebbero pregato se quel che si vede è meramente la partecipazione laica ad un lutto laicamente apparecchiato ?

Il cristiano testimonia la sua fede, in ogni ambiente e circostanza e senza timore alcuno, perchè Cristo ha vinto il mondo (cf. Giovanni 16, 33) e perchè, ancora oggi, innumerevoli martiri, similmente al Signore, col loro sangue vincono il mondo. Diversamente il cristiano a “null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato” (Matteo 5, 13), perchè non è sale della terra (cf. ancora Matteo 5, 13) e luce del mondo (cf. Matteo 5, 14).

Infatti egli preferisce piacere più al mondo che a Dio, mentre Pietro in Atti (cf. 5, 29) insegna esattamente il contrario.

Dov’è quindi, in questa saldatura, la differenza tra Stato e Chiesa ?

Dov’è Cristo in questa Chiesa vieppiù fusa con (= confusa) il mondo ?

Avvertiva il grande convertito Chesterton che quando entriamo in chiesa siamo tenuti a toglierci il cappello, non la testa.

Ma cittadini e cattolici, rispetto al potere, la usano ancora?

           



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