Domenica 13 Giugno 2021 si è tenuta a Cracovia la “passeggiata della libertà”, iniziativa spontanea, cui hanno partecipato centinaia di persone, riunite presso il monumento Adam Mickiewicz (poeta simbolo del patriottismo polacco) per esprimere la propria opposizione alla politicizzazione dell’epidemia di coronavirus.
Diversi personalità si sono espresse pubblicamente in difesa delle libertà fondamentali. Ne riferiamo brevemente attingendo al servizio pubblicato da Polonia Catholica. Alla conclusione dell’iniziativa l’editore e giornalista Witold Gadowski ha letto Il manifesto dell’evento – la Carta del 13 Giugno – di cui personalmente sottoscrivo ogni virgola. Qui riportato nella traduzione dell’amico Claudio Ademollo (il video dell’evento).
I partecipanti alla manifestazione spontanea del 13 Giugno a Cracovia sono stati accolti dalle parole di Roman Paweł Lachowolski: “È giunto il momento di dire di no. È giunto il momento che la maggioranza silenziosa delle persone normali cominci a lottare per i propri diritti“. Ha poi ricordato la figura del generale Janusz Brochwicz-Lewiński: “Quella generazione ha versato il suo sangue perché la Polonia fosse libera, noi dobbiamo continuare il loro lavoro per salvare la cultura polacca. Siamo stati rinchiusi per diversi mesi, mentre il generale Gryf ha trascorso sette mesi in un campo nazista ed è sopravvissuto“, ha detto.
Slawomir Skiba, vicepresidente dell’Associazione Piotr Skarga, ha invece chiesto ai partecipanti di iniziare l’incontro affidandosi a colei la cui basilica si trova di fronte al monumento di Mickiewicz: la Beata Vergine Maria. I partecipanti alla manifestazione spontanea hanno recitato la preghiera Sub tuum praesidium e hanno invocato l’intercessione della Regina della Corona polacca e di tutti i Santi Patroni della Polonia. “Ne abbiamo abbastanza di questa lotta, che è peggio del virus stesso. Non ci lasceremo condurre in una nuova normalità, noi vogliamo la normalità. Non siamo d’accordo a chiudere le chiese, a limitare la libertà di culto, il diritto alla proprietà privata e alla sua gestione, a realizzare esperimenti medici su di noi. Ne abbiamo abbastanza della gestione della paura. Basta con il terrore sanitario che distrugge la nostra salute e la nostra vita. È ora di vivere normalmente e di non chiudere la bocca“, ha detto Skiba.
Paweł Mołoń, il proprietario del ristorante Tesone nel quartiere Ruczaj di Cracovia, ha parlato a nome degli imprenditori che hanno lottato contro le restrizioni illegali agli affari. Non ha chiuso la sua attività e ha avviato un’iniziativa per poter continuare ad esercitare la propria impresa, nonostante i boicottaggi del governo, che gli ha inviato ben 42 tra ispezioni sanitarie e tributarie.
Ha poi parlato l’avvocato Paweł Janka, che si è opposto alla politica del governo fin dalla prima chiusura come avvocato e co-fondatore dell’iniziativa Free Poland Opole, che promuove campagne di affissioni, per informare il pubblico sulla reale situazione legale. “Dobbiamo raggiungere la gente, altrimenti saremo lasciati soli“, ha esortato la folla.
Anche l’attivista pro-vita Kaja Godek ha preso la parola, dicendo: “È bene che siate qui, che sorridiate, che stiate vicini l’uno all’altro, che non cediate a queste stupide restrizioni che vi ordinano di coprirvi il viso e di non sorridervi“. Ha sottolineato che il governo non ha il diritto di obbligarci a prendere preparati fatti con linee cellulari di bambini uccisi dall’aborto e finanziarli con denaro pubblico. “Il comunismo inizialmente è stato una lotta di classe, poi una battaglia dei sessi, e ora una guerra tra i vaccinati e i non vaccinati, quelli che si sottomettono alla segregazione sanitaria e quelli che cercano di non sottomettersi ad essa” ha osservato la Godek.
Witold Gadowski è stato l’ultimo a parlare, sottolineando che la manifestazione aveva lo scopo di opporsi alle restrizioni alla libertà imposte dai funzionari del governo. “I burocrati sono al nostro servizio, non il contrario, ed è il momento di ricordarglielo“, ha sottolineato. Poi si è rivolto ai partecipanti alla riunione: “Per favore, guardati intorno, guardati – vedi un pericolo qui, ti senti insicuro?“. Sentendo le fragorose risate dei presenti, l’editore ha detto: “Si vedono facce amichevoli che ridono e questo deve tornare – niente più terrore della tristezza. Abbiamo il diritto di vivere come vogliamo. Il fatto che siamo venuti qui significa che non abbiamo superato la linea dello svilimento. Non è vero che non possiamo fare nulla, che nulla dipende da noi – vogliono farci credere così. Non stiamo combattendo contro nessuno, stiamo combattendo per la verità“.
In conclusione Witold Gadowski ha letto il manifesto dell’iniziativa – la Carta del 13 Giugno – sotto la collina di Wawel, luogo simbolo della Cracovia reale e cristiana.
“Siamo patrioti polacchi, amiamo la nostra Patria. Siamo anche cittadini consapevoli dei nostri diritti.
Siamo riuniti dall’amore per la libertà, non dalle opinioni politiche. Veniamo da luoghi diversi.
Come polacchi responsabili, abbiamo sopportato pacificamente i vincoli della pandemia.
Tuttavia, è giunto il momento che il governo presenti un rapporto sul primo anno di restrizioni.
Esigiamo un resoconto della spesa del denaro pubblico.
Esigiamo una discussione aperta e libera tra specialisti e autorità in medicina, biologia, genetica ed epidemiologia. Solo i risultati di questo dibattito libero possono autorizzare il governo a prendere decisioni sulla chiusura di vari rami dell’economia e sulla limitazione della nostra libertà.
Non permetteremo la restrizione arbitraria della nostra libertà, che è motivata da discussioni nel forum del Consiglio Medico del Primo Ministro della Repubblica di Polonia, le cui riunioni non sono nemmeno documentate.
Esigiamo l’apertura dei servizi sanitari per i malati che sono stati privati delle cure con il pretesto di una pandemia.
Chiediamo che i risultati veri e reali delle ricerche siano pubblicati nei media pubblici e non siano meri messaggi di propaganda.
Ne abbiamo abbastanza del regno di autorità autoproclamate, persone che suggeriscono assurde violazioni delle nostre libertà civili. Siamo stufi della persecuzione di medici e scienziati indipendenti solo perché hanno un’opinione diversa dalle “autorità” del governo.
Non accettiamo la discriminazione medica, i passaporti covid e tutte le altre decisioni che non sono conformi alla Costituzione polacca.
Esigiamo che il governo della Polonia curi i nostri interessi, commissioni e finanzi la ricerca polacca sui preparati per combattere la pandemia e pubblichi i risultati in modo affidabile.
Chiediamo al primo ministro e al governo che la politica polacca sia indipendente dall’OMS e dalle corporazioni globali e sia al servizio degli interessi e la salute dei cittadini polacchi.
Ci sentiamo responsabili del destino delle generazioni future e perciò lotteremo per il pieno ripristino delle libertà e dei diritti. Non accetteremo restrizioni ingiustificate e l’introduzione di sistemi di controllo dei cittadini basati sull’esperienza cinese.
Noi amiamo la Polonia, e quindi – consapevoli della nostra responsabilità – passiamo all’azione.
Che ci guidi Dio Onnipotente, al quale la nostra Patria è fedele da oltre mille anni! “
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