di Aurelio Porfiri
La vera musica sacra non rifugge dalla realtà delle cose della vita, giammai. Mi fa sorridere quando sento alcuni dire che la musica che alcuni propongono di cantare in chiesa è la musica per l’uomo d’oggi (e quindi deve essere commerciale). Qui c’è un errore di prospettiva molto importante perché la vera musica sacra non è diretta all’uomo di oggi ma all’uomo di sempre, che include ieri, oggi e domani.
Se ascoltiamo la musica dei grandi autori di musica sacra notiamo come si parli di tutti i sentimenti autentici, ma trasfigurandoli in una superiore comprensione. Non si parla d’amore? Certo, ma tutto viene trasfigurato in Dio, non si rincorre il quotidiano ma si vuole abitare nell’eterno.
L’autore vero di musica sacra getta uno sguardo nell’eterno non perché vuole fuggire dal quotidiano, ma perché cerca di dargli un senso ultimo. Non siamo abitanti della cronaca ma siamo immaginati per l’eternità. Eppure si pensa di aiutare il fedele con musiche che ci inchiodano alle breaking news, con musiche che ci legano a quello da cui dovremmo slegarci. Non si pensi che i grandi autori non abbiano amato, sofferto, gioito. Lo hanno fatto come e più di noi ma hanno capito che l’unico modo per dare un senso vero a tutto questo era inginocchiarsi con l’anima fremente e ascoltare Dio che ti parla in quel momento.
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