di Kiara Tommasiello
Luigi Amicone…morto…da non crederci, se non fosse così assurdamente chiaro quanto sia facile morire. Sta di fatto che un’altra oasi, qui su questa terra desolata che ci troviamo a calpestare ogni giorno, è stata di botto seccata, prosciugata…senza neanche avere avuto il tempo di presentirlo. Come accade, d’altra parte.
E’ il deserto che avanza, come invece ben sappiamo. Non la morte di un amico o di un compagno di cammino, intendo, ma il fatto che d’un tratto i segnali di luce nella notte sembrano farsi più radi e anche l’aria un po’ più pesante.
Che Luigi e, insieme a lui, la schiera delle anime sante, ci aiuteranno da lassù a pensare e leggere i tempi per quello che davvero sono è fuori dubbio. Ci diranno che sono l’attesa di un compimento, un campo da arare senza fare troppi calcoli, un susseguirsi di atti di fede, che a volte qualcun altro deve fare per noi, altre volte un solo respiro, a volte neanche quello.
E in questo deserto, mai come ora ci contiamo, ci guardiamo a destra e poi a sinistra per capire in quanti siamo, in quanti scenderemo a combattere e ogni volta che manca qualcuno, o un volto ci viene sottratto, il pensiero va a chi siamo per davvero, senza finzioni, per ricordarci nel nome di Chi combattiamo, perché ci siamo e perché non possiamo più arretrare…Chi ci veste in questa nudità e Chi ci spoglia quando avanziamo appesantiti.
E infine…la morte che giunge, improvvisa o meno che sia, ancora una volta ci dice che solo l’amore è dato per sempre, inizio e fine di tutto ciò che è, in realtà ha già fatto fiorire questo deserto, anche se non lo vediamo dove vorremmo noi, e ha già restituito il centuplo ad ognuno di noi…
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