di Aurelio Porfiri
Non sempre si considera l’importanza delle arti, della musica, per l’annuncio evangelico. In realtà esse hanno una grande importanza e ricordiamo che nella missione dei gesuiti e del padre Matteo Ricci furono presentati anche strumenti musicali. Ma anche ci sono stati esempi in tal senso in altri territori di missione, come le riduzioni dei gesuiti per esempio in Paraguay, in cui il ruolo della musica e delle arti era veramente importante o l’opera del missionario e compositore salesiano Vincenzo Cimatti (1879-1965), attivo in Giappone e oggi sulla strada per la canonizzazione.
Per la Cina vorrei parlare di padre Áureo Castro, un missionario portoghese che, arrivato a Macao nel 1931, quindi giovanissimo, nell’allora enclave portoghese (ma abitata in stragrande maggioranza da cinesi) dove compì i suoi studi per diventare sacerdote nel seminario di san Giuseppe, centro molto importante di formazione per i seminaristi non solo di Macao, ma anche di zone circostanti. Padre Castro sentì la vocazione anche per la musica e studiò composizione, pianoforte e canto al Conservatorio Nazionale di Lisbona. Tornato a Macao si dedicò a varie incombenze pastorali, tra cui quella attraverso la musica, fondando con il salesiano Cesare Brianza (1918-1986) nel 1962 l’Accademia di musica san Pio X, attraverso la quale educherà generazioni e generazioni di studenti di Macao, poi attivi anche internazionalmente.
Per esperienza personale, avendoci vissuto e lavorato per 7 anni, posso dire che non è semplice per uno straniero inserirsi a Macao, è una città piccola ed è un ambiente abbastanza chiuso che risente della segregazione secolare fra i cinesi e i portoghesi. Si percepisce ancora una certa diffidenza reciproca, frutto probabilmente di tante incomprensioni mai risolte. L’amministrazione portoghese che durerà a fasi alterne dal sedicesimo secolo fino al 1999, mai eliminò la presenza delle autorità cinesi sul territorio, che in effetti rimase sempre parte della Cina a differenza di Hong Kong che fu a tutti gli effetti una colonia britannica. Tutte queste condizioni certamente non resero facile il lavoro di padre Castro, che comunque fu in grado di raggiungere molti obiettivi. La cosa che mi colpì di lui, quando potei conoscerne l’opera nei miei anni cinesi, era che si trattava di un buon compositore, con una tecnica certamente molto ferrata, purtroppo poco o nulla conosciuto al di fuori di Macao per via della natura stessa della città e della sua cultura che tende ad essere molto provinciale. In un grande centro probabilmente la sua figura avrebbe avuto tutt’altro rilievo. Ciò non toglie che fu molto importante il suo lavoro in Macao, dove oggi è sepolto, un lavoro che ancora echeggia nella memoria di tanti ancora ai nostri giorni.
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