Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da James Lyons-Weiler, Ph.D. e pubblicato sul suo Substack. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
I protocollisti ospedalieri che si attengono al rigido “protocollo COVID”, altamente redditizio, potrebbero aver condannato a morte la maggior parte dei pazienti COVID-19 ricoverati a causa di una tempesta perfetta di fallimenti istituzionali.
All’inizio del 2020 ho avvertito per la prima volta la Food and Drug Administration degli Stati Uniti che, poiché i kit commerciali non utilizzavano controlli negativi interni, ci sarebbero stati tassi arbitrariamente elevati di falsi positivi alla COVID-19 dovuti all’abuso di PCR non quantitativa.
La maggior parte dei “casi”, ho sottolineato, sarebbe stata falsa perché il test doveva essere usato come strumento di screening – e quando si effettua uno screening con un test imperfetto quando la prevalenza è bassa, si finisce per avere più falsi positivi che negativi nell’insieme dei positivi.
Sapendo che le persone sintomatiche per le infezioni respiratorie sarebbero state tra la popolazione più sottoposta al test e che l’approccio medico del Dr. Anthony Fauci alla COVID-19 era quello di dire alle persone di andare a casa e ammalarsi il più possibile, era subito chiaro che le persone sarebbero morte a causa della mancanza di trattamento per patologie curabili, come la polmonite batterica e le infezioni fungine nei polmoni.
Ora uno studio dei ricercatori di Chicago, finanziato dal National Institutes of Health, ha scoperto che le infezioni respiratorie rimaste non curate – non necessariamente quelle coinvolte nella SARS-CoV-2 – erano presenti nelle persone che non riuscivano a “rispondere” alla ventilazione meccanica.
Gli autori hanno scritto:
“Dati recenti suggeriscono che la polmonite secondaria è presente fino al 40% e la polmonite o il danno alveolare diffuso sono presenti in oltre il 90% dei campioni autoptici ottenuti da pazienti con infezione acuta da SARS-CoV-2 (18)”.
“Coerentemente con queste osservazioni, noi e altri abbiamo riscontrato alti tassi di polmonite associata al ventilatore (VAP) nei pazienti con polmonite da SARS-CoV-2 che necessitano di ventilazione meccanica, suggerendo che le superinfezioni batteriche come la VAP possono contribuire alla mortalità nei pazienti con COVID-19 (7, 19-22).
“Questi risultati suggeriscono l’ipotesi alternativa che un tasso di mortalità relativamente basso direttamente attribuibile all’infezione primaria da SARS-CoV-2 sia compensato da un rischio maggiore di morte attribuibile alla VAP non risolta (23)”.
Hanno concluso:
“Questi dati suggeriscono che la mortalità associata a polmonite grave da SARS-CoV-2 è più spesso associata a insufficienza respiratoria che aumenta il rischio di VAP non risolta ed è meno frequentemente associata a disfunzione multiorgano”.
Non sorprende che lo studio abbia riscontrato che le persone con polmonite batterica sottoposte a ventilazione presentavano la mortalità più elevata.
Sebbene l’analisi si sia limitata ai casi di polmonite batterica rilevati 48 ore dopo la ventilazione, non ha distinto tra i casi di polmonite batterica non diagnosticati al momento del ricovero e quelli acquisiti in ospedale (infezione nosocomiale).
Anche il tasso di coinfezione non è chiaro, a causa dell’insufficienza dei test per la polmonite batterica nei pazienti a cui è stata diagnosticata la COVID-19.
Lo studio porta alla sorprendente possibilità che forse il 58% dei casi di “COVID” fossero problemi respiratori diversi dalla COVID-19 (43% polmonite batterica, 16% cause non patogene di insufficienza respiratoria). Trattati come “COVID”, questi pazienti erano destinati a un destino di non trattamento a causa di una diagnosi errata o insufficiente.
Non è chiaro quale sia la percentuale di decessi attribuiti alla COVID-19 che avrebbe potuto essere evitata con una terapia standard per la polmonite batterica, ma è potenzialmente molto alta.
La prescrizione di Fauci – mandare i pazienti a casa senza fare nulla, senza corticosteroidi e senza antibiotici nel caso si trattasse di una polmonite batterica (in Italia è stato il protocollo della “Tachipirina e vigile attesa”, ndr) – ha fatto salire il tasso di mortalità della COVID-19 ben oltre il dovuto.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
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