di Lucia Comelli
Roberto Mazzoni è un giornalista italiano che vive in Florida e da lì aggiorna i connazionali su eventi di ordine politico, economico e tecnologico: le informazioni contenute in questo articolo – che tengono conto dei testi scritti da Klaus Schwab e da altri economisti – specie statunitensi, sono tratte dal suo sito.
Dopo un mese e mezzo di guerra, le conseguenze economiche delle sanzioni applicate alla Russia si fanno sentire anche in Europa, dove il prezzo del carburante sta aumentando e dove cominciano a scarseggiare anche alcuni beni di prima necessità.
Il modello adottato per contrastare economicamente le iniziative militari del Cremlino assomiglia molto a quanto già sperimentato in Canada durante la protesta dei camionisti contro gli obblighi vaccinali[1].
La guerra in Ucraina ha suggerito infatti a diversi governi europei di applicare le stesse sanzioni agli ‘oligarchi russi’, sequestrando loro i conti correnti e vari beni, come ville e yacht: questi provvedimenti sono stati attuati ‘senza alcuna procedura legale e senza dare conto dell’effettivo coinvolgimento nel conflitto delle persone colpite dalle cosiddette sanzioni antirusse’. Eppure nessuno di questi Stati è in guerra contro la Russia o ha motivi per coinvolgersi direttamente in essa.
Questa modalità di sequestro apre la porta alla possibile confisca dei beni di chiunque venga etichettato come simpatizzante russo, specie nei Paesi – come il nostro – che dichiarano uno stato di emergenza bellico, che si sovrappone o si sostituisce all’emergenza Covid. Molti Paesi dell’Europa, che stanno rifornendo di armi l’Ucraina, sembrano spingere effettivamente verso un inasprimento (e un allargamento) della guerra.
Eppure, comunque si sviluppi il conflitto in corso, i contraccolpi delle sanzioni antirusse getteranno i Paesi occidentali in una profonda recessione[2].
La sospensione dell’esportazione di alcuni prodotti dalla Russia e dall’Ucraina comporterà infatti carenza di cereali e di altri prodotti agricoli anche in Europa e in Italia, per non parlare di quanto la carenza di energia graverà nel nostro Paese sulle imprese e sui singoli cittadini.
La pressione esercitata dai mass media americani ed europei in direzione di un confronto militare diretto tra la NATO e la Russia sta offrendo, anche al governo italiano, l’opportunità di utilizzare l’emergenza bellica per accrescere il proprio potere al di fuori dell’arco costituzionale, etichettando qualsiasi dissidente o avversario politico come collaborazionista dei russi. Le sanzioni contro la Russia rappresentano quindi il trampolino perfetto per lanciare un programma di confisca progressivo[3].
Come ha detto Mazzoni in un’intervista del 30 marzo su Money.it [4]: “Il 24 febbraio con la guerra in Ucraina è iniziato il Grande Reset”.
Ora, obiettivo primario del Grande Reset è di confiscare qualsiasi proprietà privata: specialmente gli immobili, i conti correnti e qualsiasi mezzo di trasporto. Il motto del Grande Reset è infatti ‘non possederai nulla, ma sarai felice’”. Teniamo presente che l’Italia è il Paese più ricco al mondo per opere d’arte e che i suoi cittadini detengono ancora un cospicuo patrimonio di immobili: per questo si presenta come una preda molto appetibile.
Il Grande Reset è la soluzione da tempo escogitata dagli operatori del World Economic Forum ed altri operatori primari per cavalcare la crisi economica resa inevitabile dagli enormi debiti accumulati dagli Stati occidentali, ora aggravata e fortemente accelerata dai contraccolpi delle sanzioni (incipiente disastro energetico, creazione di un forte polo economico nell’Asia Centrale – comprendente Russia, Cina e India, tra loro alleate – con l’appoggio dei Paesi dell’Opec e perdita di centralità del petro – dollaro …) in modo tale che a pagarne il prezzo sia ancora la classe media, che finirà, se il progetto va in porto, per scomparire a vantaggio di un ristretto ceto di super ricchi.
I potentati economici occidentali possono rifarsi della crisi economica e della perdita di centralità del dollaro (e dell’euro) attraverso una statalizzazione crescente dell’economia e un sistema di crediti sociali alla maniera cinese: la qualcosa prevede una moneta erogata direttamente dalle banche centrali nel portafoglio digitale del cittadino (non a caso la piattaforma digitale per il Green Pass dipende in Italia dal Ministero dell’Economia).
Lo scenario ideale che il Grande Reset intende raggiungere entro il 2030 (cfr. Agenda Onu) è che la popolazione del mondo viva in case date in affitto dallo stato, usi veicoli noleggiati da multinazionali e usi una valuta digitale collegata alla tessera identificativa personale e vincolata nell’uso a una serie di regole imposte dalle banche centrali[5].
Ai dissenzienti il governo bloccherà i fondi, oppure questi avranno una durata limitata per costringere le persone a spendere, ovvero saranno fruibili solo per alcuni prodotti. Gli investimenti in immobili, specie in Gran Bretagna e in Italia, saranno a rischio, visto le azioni già intraprese da questi governi contro i cosiddetti oligarchi (e il disprezzo mostrato dai nostri politici e buona parte dell’opinione pubblica – aggiungo io – per il carattere gravemente illegittimo di tanti provvedimenti anti Covid adottati nel nostro Paese).
In questo scenario è quindi consigliabile, secondo Mazzoni, cercare di comprendere tempestivamente i cambiamenti in atto e adottare strategie, come utilizzare strumenti d’investimento sganciati dal sistema bancario europeo e americano, che permettano di preservare il valore dei propri beni.
Note:
[1] Il governo canadese ha bloccato i conti correnti di tutti i camionisti, minacciando rappresaglie economiche nei confronti di coloro che li avevano sostenuti, anche con piccole donazioni. Questo ha causato una corsa in banca di moltissimi canadesi che hanno chiesto il prelievo immediato del loro denaro, generando il panico nell’intero sistema bancario canadese, che ha rischiato il collasso. Per tale motivo, il governo ha fatto marcia indietro, cancellando dopo pochi giorni lo stato di emergenza. La fuga degli investitori stranieri, da quel momento in poi, ha gravemente impoverito il sistema bancario canadese e di conseguenza il Paese. Cfr. Epicentro del Grande Reset in mazzoninews.com
[4] Principali sostenitori del progetto del Grande Reset sono: Lynn Forester, De Rothschild, Carlo d’Inghilterra (e famiglia), Karl Schwab, presidente del World Economic Forum ed estensore del progetto (ha scritto sull’argomento diversi libri), e poi a scendere i vari personaggi collegati al World Economic Forum tra cui Ursula von del Leyden, presidente della Commissione Europea, Christine Madeleine Odette Lagarde presidente della Banca Centrale Europea, Larry Fink amministratore delegato del fondo BlackRock. La stessa Chiesa cattolica ‘si accoda’ al progetto quando, per bocca di alcuni alti prelati, parla di capitalismo inclusivo, decrescita felice…
[5] Cfr. Epicentro …
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