Foto: Emma Bonino

Foto: Emma Bonino

 

 

di Sabino Paciolla

 

Vi ricordate l’anno scorso? Vi ricordate di Emma Bonino, la storica esponente radicale, la “grande italiana”, che fu ospitata nella chiesa di San Defendente a Ronco di Cossato, nel Biellese, dove tenne un intervento per presentare la campagna per l’accoglienza dei migranti: “Ero straniero – l’umanità che fa bene”? Fu un incontro sponsorizzato anche dalla Caritas. La radicale parlò insieme a Walter Massa, coordinatore nazionale della commissione immigrazione dell’ARCI.

Fu lei che disse: «l’immigrazione non è una emergenza che finirà, starà con noi anche nelle prossime generazioni. D’altra parte, dobbiamo dire anche che il nostro Paese ha bisogno di nuove energie».

Eh certo! Quante “energie” sono state distrutte! Ce lo dice lei stessa nell’intervista di oggi a Vanity Fair (qui). In questa intervista lei ricorda il suo aborto, e come contribuì 40 anni fa a far maturare in Italia la mentalità abortista, quella che portò alla legge 194 che legalizzò l’aborto.

“Mai più a nessuna donna!”

La Bonino ricorda con amarezza: «Dopo avere vissuto quell’aborto ed essermi umiliata ho deciso che non sarebbe accaduto mai più a nessuna. Sono entrata in contatto con Adele Faccio e insieme a Marco Pannella e Gianfranco Spadaccia abbiamo cominciato un percorso di aiuto pubblico ad abortire alle donne che ne avevano bisogno, e quindi di autodenuncia».

Par di capire che l’umiliazione per Emma Bonino non fu per l’aborto in quanto tale, l’umiliazione non fu legata alla soppressione di una vita umana. No, l’umiliazione fu perché l’aborto non fu fatto nella legalità, non fu fatto in tutta sicurezza (solo per lei, ovviamente), non fu fatto in quanto esito di una libera scelta espressa (solo la sua, ovviamente), non fu fatto perché espressione di un riconosciuto diritto civile (solo per lei, ovviamente).

Per questo chiamò a raccolta i suoi amici radicali, e si fece aiutare ad accompagnare le donne…..ad abortire.

Rimorsi per quello che avevano fatto come donne e per quello che stavano facendo fare ad altre donne? Neanche l’ombra! Anzi. La “grande italiana” ricorda così quei momenti:

«Una stagione di grande risveglio civile (erano gli anni del voto ai diciottenni, l’introduzione del divorzio, dei contraccettivi, l’obiezione di coscienza, ndr). Quegli anni sono stati, almeno per me, degli anni di profonda vitalità e impegno.(…)»

Emma Bonino era così piena di energia e di vitalità derivanti da quella «stagione di grande risveglio civile» che cominciò lei stessa a praticare aborti….con una pompa di bicicletta. Sì, proprio con una pompa di bicicletta. E spiega:

«Sì, quella in particolare era una tecnica che utilizzava il movimento femminista francese che aveva appena vinto con la legge sull’aborto, approvata nel 1974. Era una tecnica simile all’aspirazione praticata oggi con metodi più scientifici. In quegli anni era usata anche in Cina. Noi l’abbiamo fatto per disobbedienza civile».

Incredibile!

Come in Francia, anche in Italia fu una “pompa di bicicletta” a far “maturare” gli italiani. Fu una “pompa di bicicletta” a far vincere una cultura radicale, a far approvare una legge. Fu una “pompa di bicicletta” a far prevalere il sentimento sulla ragione. Fu una “pompa di bicicletta” a convincere tanti cattolici che “Io no! Mai lo farei! Però siamo in democrazia, e occorre riconoscere il diritto agli altri di fare…..”. Potenza di una pompa!!!

Ed oggi, a distanza di 40 anni, Emma Bonino non è contenta, non è ancora contenta, non è del tutto contenta. Il lavoro, evidentemente, non è terminato. Per la Bonino il lavoro va fatto per benino, con precisione, con il massimo risultato.

Qualcuno osserverà che in Italia la legge 194 ha prodotto oltre 6 milioni di aborti, oltre sei milioni di esseri umani uccisi, sei miglioni di esseri umani pieni di energia svaniti nel nulla! Macché, non bastano. Non possono bastare. La civiltà richiede ben altri livelli!

L’Emma dice: «La legge 194 ha molti problemi, due in particolare. Il primo è la sua non applicazione in certe regioni per una sorta di obiezione di coscienza organizzata a cui alcune regioni stanno ponendo un freno, aprendo per esempio dei concorsi a medici non obiettori. Dall’altra parte c’è l’arretratezza anche scientifica, per cui in Italia, diversamente da altri Paesi europei, l’aborto chimico invece di quello chirurgico, dicasi l’utilizzo della pillola abortiva Ru486, è stato ostacolato per molto tempo. Anche oggi non viene utilizzato in modo sistematico».

Eh sì, questi obiettori di coscienza quanti problemi danno! Quante rotture di … , dio quanto sono arretrati!

Non parliamo poi di quegli altri “estremisti“ dei pro-life! Ma che razza di manifesti attaccano sui muri, che razza di volantoni fanno girare per le strade! Che orribile fotografia fanno circolare! Un feto! Che violenza! Una brutalità del tutto gratuita! E che maniere! Che volgarità! E poi, perché si permettono di ricordare alla gente certe cose, perché rammentare alle mamme che a 3 settimane il feto, quel suo figlio, ha già un cuore che batte, un cuore che batte di energia!

Quella stessa energia…..

Chiede infine la giornalista: A proposito di questo, le campagne dei movimenti Provita contro l’aborto hanno ultimamente diffuso manifesti molto violenti.

E la Bonino risponde: «Non possiamo convincere tutti, ognuno ha la libertà di esprimere quello che ritiene per se stesso. La volgarità fa parte di questa società, nella mia vita ne ho sentite di tutti i colori. Oggi non mi stupisco più di tanto».

Lei non si stupisce di certo. Ne siamo sicuri. Quello che invece ci stupisce è come mai dei cattolici l’anno scorso l’hanno invitata in una chiesa a parlare di “Ero straniero – l’umanità che fa bene”.

Umanità. Umanità. Umanità.

Hei, Caritas, ma qui di quale umanità si parla?

 

 

Foto: Emma Bonino effettua aborti con una pompa di bicicletta.

Foto: Emma Bonino effettua aborti con una pompa di bicicletta.

Manifesto pro-life considerato “violento”

Manifesto pro-life considerato “violento”

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