La giornalista Ines San Martin con Papa Francesco

La giornalista Ines San Martin con Papa Francesco

 

di Sabino Paciolla

 

Un’importante giornalista, Inés San Martin, che si occupa delle questioni vaticane, durante l’ultimo briefing (si veda il video sotto riportato), ha chiesto come sia possibile che le cose possano cambiare riguardo al problema degli abusi nella Chiesa se proprio Papa Francesco ha coperto un vescovo argentino suo amico, era il suo padre spirituale, che aveva sul suo telefono un porno gay che coinvolgeva minori.

La giornalista, che scrive per la rivista Crux, una delle più rispettate tra quelle accreditate presso il vaticano, ha chiesto all’arcivescovo Charles Scicluna (video sotto) in una conferenza stampa dopo il summit sugli abusi: “Sappiamo che in Argentina c’è un vescovo, Zanchetta, che sul telefono aveva un porno gay che coinvolgeva i giovani.

“Come possiamo credere che questa sia l’ultima volta che sentiremo ‘niente più insabbiamenti’ quando, in fin dei conti, Papa Francesco ha coperto qualcuno in Argentina che aveva un porno gay che coinvolgeva i minori?

“Come possiamo effettivamente credere che questa situazione cambierà adesso?”

L’arcivescovo Scicluna è sembrato essere preso di contropiede poiché ha di fatto balbettato nella risposta, non sapendo effettivamente cosa dire. Ecco le sue parole: “Bene, cito quello che il Santo Padre ha detto stamattina sulla legge. Sul caso, no, no, non lo so, sai, non sono autorizzato….. Voglio dire, sì”.

Il direttore dell’ufficio stampa vaticano ad interim Alessandro Gisotti ha subito interrotto la risposta dell’arcivescovo Scicluna, dicendo che è in corso un’indagine e che una risposta sarà data alla sua conclusione. Inoltre, ha ricordato che era stato detto di non fare domande su casi specifici, e che pensa che, “generalmente parlando, questo incontro sia stato una risposta straordinaria, anche rispetto a questo”. Scicluna aggiunge qualche battuta finale dicendo che c’è un’indagine e che il caso non viene coperto. 

La giornalista San Martin si riferiva al caso di mons.Gustavo Zanchetta reso pubblico per la prima volta in gennaio dall’Associated Press e dal quotidiano argentino El Tribuno.

Su questo blog ho già parlato in vari articoli (qui, qui, qui, qui e qui,) della vicenda del vescovo Gustavo Zanchetta, una delle prime nomine a vescovo fatte da Papa Francesco nel 2013 in Argentina. Zanchetta, nel luglio 2017 lascia repentinamente la conduzione della sua diocesi, senza neanche celebrare una messa di addio, adducendo motivi di salute. Dopo qualche tempo di silenzio, il suo nome ritorna all’attenzione del pubblico, era il 19 dicembre 2017, quando viene promosso ai vertici dell’APSA, l’ente che amministra il patrimonio immobiliare del Vaticano, creando per lui una carica ad hoc, la seconda in ordine di importanza. Nel 2018 arrivano le accuse di abusi sessuali da parte dei suoi sacerdoti.

Il portavoce vaticano Alessandro Gisotti, nel gennaio scorso, con un comunicato, risponde all’Associated Press che chiede un commento sulla vicenda, sottolineando che le accuse di abusi contro il vescovo Gustavo Zanchetta sono emerse solo negli ultimi mesi, quasi un anno dopo che papa Francesco ha creato la nuova posizione per lui come “ispettore” dell’ufficio di amministrazione finanziaria della Santa Sede (ASPA). Si era a conoscenza solo di cattivi rapporti tra il vescovo ed alcuni suoi sacerdoti.

Tuttavia, un testimone dice il contrario. Infatti, l’ex vicario generale di mons. Zanchetta ha rivelato il mese scorso che il vescovo ha dovuto affrontare numerose accuse di abusi contro i seminaristi, e di avere pornografia gay e “nudi di sé” (selfie) sul suo telefono. Ha aggiunto che il Vaticano era a conoscenza delle accuse già nel 2015. Infatti, mons. Manzano, vicario di mons. Zanchetta, ha detto ad Associated Press: “Nel 2015, abbiamo proprio inviato un ‘supporto digitale’ con foto selfie di [Zanchetta] in comportamenti osceni o fuori luogo che sembravano inappropriati e pericolosi”.

El Tribuno, come ho riportato in questo articolo di qualche giorno fa, ha pubblicato giovedì scorso altri documenti interni che suggerirebbero che Papa Francesco fosse a conoscenza delle accuse. I documenti, scritti nel 2016 da un segretario diocesano e inviati alla nunziatura, a vari prelati di alto rango della chiesa argentina e al Papa stesso, includono lamentele sullo “strano comportamento” di Zanchetta.

Il documento è firmato da tre vicari generali e due monsignori. Vi si può leggere che Zanchetta avrebbe incontrato seminaristi senza la presenza del rettore del seminario, passando le notti nel loro alloggio, chiedendo loro di fargli dei massaggi, incoraggiandoli a bere alcolici.

In gennaio, il Vaticano ha rifiutato di confermare o negare la ricezione delle prove contro Zanchetta.

Infine, il Vaticano deve ancora commentare gli ultimi documenti resi pubblici.

 

 

Qui il video del briefing, già fissato al minuto dove Ines San Martin pone la domanda a mons. Scicluna:

 

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