“Il bene di tutti” – Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena

“Il bene di tutti” – Gli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena

 

 

di Pierluigi Pavone

 

1.

Esistono tre grandi spiegazioni che spiegano la struttura sociale dei popoli e delle civiltà.

Quella nota appartiene a liberali e comunisti. Per entrambe le visioni politiche, infatti, è la proprietà privata a determinare la divisione sociale. Per Locke, il possesso è una legittima rivendicazione individuale, a partire dal presupposto che la terra non è di nessuno, se non di chi la lavora. Marx, invece, eredita la versione radicale che la proprietà privata sia un abuso e un furto. Per Locke, la proprietà privata è un diritto naturale (insieme a vita, libertà, ricerca della felicità): esiste cioè per evidenza razionale, prima ancora del riconoscimento dello Stato. Ciò che lo Stato riconosce è un fatto preesistente alla legge positiva. Lo Stato esiste come frutto utilitaristico di contratto sociale, al fine di tutelare meglio il possesso e il corpo dei cittadini. E intervenire, con la pena proporzionata al danno che qualcuno potrebbe causare ad un altro. Per Marx questo Stato borghese crea una schizofrenia sociale, illudendo tutti dell’uguaglianza politica di fronte alla legge, ma lasciando sussistere, nel privato, la differenza economica tra servo e padrone.

2.

Marx aveva appreso da Hegel la dialettica servo-padrone. L’aveva interpretata in modo superficiale e materialistico. L’aveva innestata all’interno dell’intero processo storico, come una perenne lotta tra classi, tra “oppressi e oppressori”. Gli oppressori, forti della ingiusta proprietà, hanno sempre dominato con la forza della repressione e strumentalizzando la religione come narcotico anti-rivoluzionario (oppio dei popoli). Fino al capitalismo, l’ultima grande società, quella più originale: la società che riduce le classi a borghesi e proletari; la società che possiede in se stessa le ragioni della propria implosione (oligarchia del capitale, proletarizzazione della masse, saturazione del mercato); la società che, per prima, conoscerà i propri servi essere la causa universale, messianica, di rivoluzione. Saranno loro a realizzare la Fine della Storia: la società senza classi, la società in cui verrà meno il senso stesso della legge (che è oppressione per sua natura, come già aveva detto il serpente ad Adamo). E gli uomini (divini) vivranno per sempre senza una struttura di oppressione, sudditanza e alienazione. Lì dove ognuno sarà in grado di oggettivare la propria umanità, per mezzo di un lavoro libero.

3.

Tuttavia Hegel aveva inteso per servo-padrone qualcosa di più complesso. E anche un liberale come Fukuyama lo ha apprezzato, tanto da rivedere criticamente il “suo” Locke e tutta la dottrina liberale.

Hegel, infatti, aveva inteso come conflitto tra servo e padrone non la dimensione esterna e materiale dell’uomo, bensì la sua interiorità: l’uomo vive in se stesso la contraddizione tra l’essere un animale, determinato dall’istinto alla sopravvivenza e disposto a sacrificare tutto, pur di fuggire la morte, e l’essere qualcosa di superiore. Hegel, assolutamente erede dello gnosticismo degli umanisti – per cui l’uomo ha una essenza indeterminata –, crede che l’umanità sia in divenire, sia il frutto di una sintesi razionale tra una tesi e una antitesi, tra l’essere animale, servo della paura della morte, e la capacità – tutta umana – di padroneggiare questa paura. Di opporre –  alla paura – il desiderio di “essere riconosciuto come uomo da altre autocoscienze libere” (cioè in grado di dominare, e non servire, la paura della morte). Proprio questa umanità di alcuni, questa superiorità (non raziale) di dominare la propria animalità, ha determinato, per Hegel, la formazione della classe al potere, rispetto a chi, pur di sopravvivere, si è arreso, si è lasciato dominare dalla paura. E quindi dal padrone.

4.

Fukuyama è convinto che il Capitalismo Democratico sia il sistema definitivo di tutta l’umanità, sia il sistema che ogni uomo e ogni civiltà desidererebbe per sé (in una condizione di libera scelta), proprio perché in grado di soddisfare sia le classiche esigenze liberali, sia perché in grado di soddisfare questo bisogno di riconoscimento. La Fine della Storia è lo Stato Globale, segnato inequivocabilmente dalla rivoluzione scientifica e il linguaggio universale delle scienze e della tecnologia; dalla fine delle guerre mondiali; dalla fine della Guerra Fredda. Benessere materiale, pari opportunità, meritocrazia senza limiti sono i componenti che determinato la fine del processo evolutivo della storia politica dell’uomo.

5.

Ad essere sinceri, Hegel – anche solo sul piano antropologico e politico – in verità contempla almeno un’altra grande contraddizione nel cuore dell’uomo: quella tra rivendicazione individualistica al possesso e il bisogno di elevarsi ad un Universale, una Legge assoluta. E vede nella famiglia prima e nello Stato-Nazione poi, l’unica possibilità concreta di conciliare le due esigenze. Lo Stato-Mondo è una contraddizione in termini. Lo Stato-Nazione è il più grande noi che l’uomo è in grado di concepire e dove è in grado di riconoscersi ed essere riconosciuto. È etico nel senso profondo di ethos, volk. Dimora ultima a cui appartenere intenzionalmente e coscientemente. Polis, come per Platone.

6.

Proprio Platone rappresenta la terza alternativa per spiegare la determinazione sociale. Gli uomini e le donne dovrebbero essere divisi in tre macro funzioni sociali, determinate dalla predisposizione naturale di ognuno, al fine di assicurare la giustizia e il bene dell’unico organismo vivente, lo Stato. È l’anima ad essere divisa in tre parti, ragione, istinto irascibile e istinto concupiscibile. Alla ragione spetta il governo; all’istinto irascibile spetta la forza e il controllo militare; all’istinto concupiscibile spetta il lavoro, la proprietà e la famiglia. Da questa tripartizione sociale dipenderà anche l’ordine medievale degli Oratores, Bellatores e Laboratores. Fino alla Rivoluzione Francese. Lì dove, ognuno, invece, pregherà se stesso come dio, combatterà i nemici di questa fede (gnostica) –  indicati come nemici del popolo, secondo quella nomenclatura tanto cara ai comunisti di ogni epoca e girone infernale che hanno creato –, lavorerà per plasmare la propria essenza.

7.

Siamo debitori di Platone. Perché, al di là di ogni considerazione sugli aspetti della sua visione, ha assicurato al mondo un principio politico fondamentale. OGNI VISIONE POLITICA DIPENDE DA UNA PRECISA VISIONE ANTROPOLOGICA. La visione di Hegel dipende dalla figura del servo-padrone e dai suoi sviluppi; la visione liberale dello Stato dipende dalle tesi giusnaturaliste originarie; la visione marxista dipende dall’eredità hegeliana e dalla visione del lavoro in fabbrica. Non esiste, in questo senso, nessuna laicità.

Anzi, non esiste affatto la laicità. Almeno per sant’Agostino e i cattolici. Proprio sant’Agostino affermava che la stessa visione dell’uomo si radica su una precisa visione di Dio. O si crede in Dio e lo si ama fino al disprezzo di se stessi. Oppure si crede in se stessi come dio (diventerete come Dio…), fino al disprezzo del Creatore. Questi due amori hanno in realtà determinato tutta la storia dell’umanità. E non esiste nessuna Fine della Storia. I cattolici credono che l’Avvento sia l’attesa di Dio, l’Incarnazione del Verbo. Sempre i cattolici credono che “il secolo” sia l’attesa dell’Anticristo. Tra queste due attese, non c’è spazio per nessuna pace. Solo per la semina di grano o zizzania. Tra queste due attese corre il tempo della Chiesa, tra fedeltà, evangelizzazione, martirio, persecuzione, apostasia. Tutte queste cose si svolgono tra la prima venuta di Cristo – nella stalla e per la Croce – e la seconda venuta di Cristo – nella Gloria e per il Giudizio. Dal Natale, i popoli e le nazioni si muovono nel tempo verso la manifestazione dell’Anticristo e l’apostasia. Poi sarà il Giudizio Universale. E la mietitura del grano e della zizzania. Allora e solo allora verranno divisi. Per sempre.

 

(La precedente puntata la potete leggere qui)

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