Come contributo alla discussione, riprendo una riflessione di Paolo Ultimo a margine del Documento finale del Sinodo dei vescovi ed il suo richiamo alla Chiesa perché torni ad annunciare forte la verità e la bellezza della sessualità ai giovani. Secondo Paolo Ultimo, il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1° ottobre 1986 intitolato “Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” è un documento profetico di cui far tesoro.
La “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”.
Ogni buon cattolico dovrebbe imparare a memoria questo documento del Magistero che chiarisce definitivamente la posizione della Chiesa cattolica nei confronti dell’omosessualità. Andrebbe studiato e meditato approfonditamente perché è una fonte inesauribile di sapienza teologica e culturale. E’ un documento davvero profetico che anticipa di trent’anni le risposte “urgenti” alle domande che da più parti giungono oggi sulla “questione omosessuale”.
L’ultimo Sinodo dei Vescovi sui giovani lancia un allarme: la Chiesa è in seria difficoltà nel “trasmettere la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità, così come emerge dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero degli ultimi Papi”.
I Vescovi registrano un fallimento che va considerato in tutta la sua drammaticità. Il Magistero, che è proprio la trasmissione del “deposito” della fede, non ha raggiunto il Popolo di Dio nei modi adeguati. E’ un’ammissione drammatica che chiama a un’assunzione di responsabilità: “Appare quindi urgente una ricerca di modalità più adeguate, che si traducano concretamente nell’elaborazione di cammini formativi rinnovati”, perché quelli che ci sono non vanno bene.
I Vescovi danno la colpa della “fatica a trasmettere la bellezza della visione cristiana” della sessualità a “l’attuale contesto culturale“. Ammettono che mentre la Chiesa avrebbe dovuto vigilare per “non conformarsi alla mentalità di questo mondo“, Essa si è lasciata intimidire dall’attuale cultura dominante, “fa fatica” ad annunciare la Verità sulla sessualità. Ma già trent’anni fa, in questo documento, la Chiesa avvisava: “si può dunque comprendere con chiarezza in che senso il fenomeno dell’omosessualità, con le sue molteplici dimensioni e con i suoi effetti sulla società e sulla vita ecclesiale, sia un problema che riguarda propriamente la preoccupazione pastorale della Chiesa. Pertanto dai suoi ministri si richiede studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata“. Non è stato fatto, evidentemente, se trent’anni dopo siamo di nuovo al punto di partenza.
Bisogna domandarselo, però, il perché in questi anni i Vescovi e i Ministri non si sono impegnati in questo pressante lavoro. Per quale ragione non è stato raccolto questo chiaro invito alla “preoccupazione pastorale” che veniva rivolto ai ministri affinchè si mobilitassero per occupare quegli “spazi teologici” che richiedevano particolare attenzione? In questi anni, salvo rare eccezioni, non hanno fatto altro che lasciare assorbire lentamente al Popolo di Dio la mentalità di questo mondo sull’omosessualità, che ha colonizzato quegli “spazi teologici”. Forse non si è colta la gravità o per molti di loro, probabilmente, si sarebbe trattato di un conflitto d’interessi.
Ma la debolezza della Chiesa, causata dal mancato “studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata” che erano auspicati in questo documento, la mette in una condizione di subalternità rispetto ad altre “verità”, ad altre “visioni” dell’omosessualità che sono già permeate nella cultura del Popolo di Dio. E’ sotto gli occhi di tutti la colonizzazione della “cosiddetta cultura Gay” operata in questi anni da parte di Ministri scellerati e conniventi.
Recita il documento a tal proposito:
8. […] “Tuttavia oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all’interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo. Essi manifestano, anche se non in modo del tutto cosciente, un’ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo.
I ministri della Chiesa devono far in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all’insegnamento della Chiesa. Tuttavia il rischio è grande e ci sono molti che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi.
9. Anche all’interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l’insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l’egida del Cattolicesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione.
È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona. Benché la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato.
La Chiesa non può non preoccuparsi di tutto questo e pertanto mantiene ferma la sua chiara posizione al riguardo, che non può essere modificata sotto la pressione della legislazione civile o della moda del momento. Essa si preoccupa sinceramente anche dei molti che non si sentono rappresentati dai movimenti pro-omosessuali, e di quelli che potrebbero essere tentati di credere alla loro ingannevole propaganda. Essa è consapevole che l’opinione, secondo la quale l’attività omosessuale sarebbe equivalente, o almeno altrettanto accettabile, quanto l’espressione sessuale dell’amore coniugale, ha un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo”.
Questo documento non è stato recepito e diffuso, bisogna prenderne atto. Ma allo stesso tempo, dall’ultimo Sinodo dei Vescovi, viene rilanciato con forza l’allarme: “Appare quindi urgente una ricerca di modalità più adeguate, che si traducano concretamente nell’elaborazione di cammini formativi rinnovati”.
E’ necessario, questa volta, raccogliere questo allarme e invitare con forza i Ministri a fare quello “studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata” al fine di recuperare trent’anni di colonizzazioni ideologiche. E’ necessaria una fase di “pulizia”, di decostruzione di tutte quelle “visioni” dell’omosessualità tanto pericolose, e una fase di costruzione su ciò che è e rimane solido per tutte le generazioni. “La Chiesa non può non preoccuparsi di tutto questo” e, questa volta, non può sottrarsi al Suo dovere di mantenere solido il deposito della fede per “trasmettere la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità” alle future generazioni.
Fonte: dalla pagina Facebook di Paolo Ultimo
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