Big Tech e potere

 

 

di Umberto Giorgi

 

Il 26 Dicembre del 1991, 2 anni dopo il crollo del Muro di Berlino, veniva ammainata sul Cremlino la bandiera dell’Unione Sovietica, sostituita dal tricolore russo.

Era la fine dell’URSS. Un anno dopo usciva il fortunatissimo saggio del filosofo e politologo americano Francis Fukuyama intitolato “La fine della Storia e l’ultimo uomo”, saggio che riprendeva, ampliandolo, un articolo pubblicato dallo stesso Fukuyama pochi mesi dopo il crollo del Muro. In breve, Fukuyama leggeva la fine dell’URSS con la lente del trionfo su scala planetaria della democrazia liberale e dell’economia di mercato, un sistema che aveva dimostrato nel tempo la sua superiorità rispetto ad ogni altro tipo di assetto socio-economico e che avrebbe regnato incontrastato nel mondo permettendo uno sviluppo più libero e una maggiore espressività dei singoli a tutti i livelli. In sostanza, e mi si permetta la semplificazione, insieme alla bandiera veniva ammainato il mondo multipolare, era la fine della storia come sviluppo evolutivo delle vicende umane. La forma di governo democratica, la migliore mai apparsa sulla faccia della terra, non aveva più rivali e l’evoluzione aveva raggiunto la sua acme. Era, de facto, la vittoria dello stile di vita americano che di lì a poco si sarebbe cercato di esportare in altri Paesi (intenzionalmente in tutto il mondo), anche con sistemi in realtà tutt’altro che democratici.

Il saggio, ripeto, ebbe grande fortuna e venne letto da milioni di persone in Occidente: naturalmente non mancarono le critiche, ma generalmente, anche sulla scia dell’ottimismo generato dalla fine dell’URSS, fu accolto molto positivamente. In seguito, lo stesso Fukuyama apportò alcune correzioni in successivi articoli, ma il suo nome sarà certamente ricordato per il libro del 1992.

Sono passati 30 anni ed è giusto chiedersi cosa ne è stato della fine della Storia e delle democrazie liberali. Fukuyama aveva visto giusto, era stato buon profeta, viviamo davvero in un mondo più libero?

Quello a cui noi cittadini abbiamo assistito è stata piuttosto una crescita davvero ipertrofica di certi poteri e lo spostamento silenzioso dei centri decisionali dai governi democraticamente eletti ad altre sedi sovranazionali che nulla hanno a che vedere con la democrazia. Quello che si avverte è una specie di gabbia invisibile (Marcello Veneziani la chiama la cappa) della quale non si riescono a delineare con chiarezza i tratti, ma che di fatto condiziona il modo di vivere ed i confini della libertà, confini che sono sempre più ristretti. Dall’uso del denaro alla libertà di impresa, dalla libertà di parola e di espressione fino alla limitazione dei diritti fondamentali della persona (lavoro, libertà di spostamento, libertà di cura, sacralità del corpo) in spregio alle carte costituzionali ridotte a documenti formali, buoni solo per citazioni e discorsi di circostanza, ma del tutto disattese nella sostanza, senza che sia possibile fare alcunché né opporsi in alcun modo a questa deriva. Lo abbiamo ben visto in Italia con la serie di Presidenti del Consiglio non eletti dal 2012 in avanti (serie che si è interrotta dopo le ultime elezioni del settembre dello scorso anno) e negli ultimi 3 anni di pandemia in particolare attraverso l’uso spregiudicato dei DPCM, per finire con la vergognosa sentenza della Corte Costituzionale sugli obblighi vaccinali. Vorrei dare qualche dettaglio in più. Alcune multinazionali, grazie ad una catena di acquisizioni delle quali è davvero difficile venire a capo e che in rappresentazione infografica paiono grandi alberi nel pieno rigoglio dell’estate, hanno, negli ultimi 15-20 anni, di fatto azzerato la concorrenza e reso la soglia di ingresso pressoché inaccessibile per le piccole imprese. Tutti abbiamo in mente i giganti del web, Google, YouTube, Facebook, Twitter, ecc., ma in tanti altri settori ci sono veri e propri oligopoli che si spartiscono i mercati mondiali, dal commercio del grano (Cargill, Bunge, Louis Dreyfus)  ai petroli (Saudi Aramco, capitalizzata quanto la somma dei principali concorrenti del calibro di Exxon o Shell) alle società di revisione dei bilanci (sono 4, KPMG, PWC, Deloitte, Ernst&Young), dai costruttori di aerei (Boeing e Airbus) al commercio online (Amazon, AlìBaba) fino alla finanza, alle armi e all’industria farmaceutica. Amazon, tra l’altro, e non tutti ne sono a conoscenza, è un gigante anche del web e fornisce servizi a migliaia di agenzie governative di tutto il mondo e questo è di per sé un serio problema di privacy e commistione pubblico/privato. Eclatante è poi il caso, parlando del settore finanziario, delle agenzie di rating dove Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s controllano la stragrande maggioranza del mercato mondiale e, di fatto, e noi Italiani lo sappiamo bene, anche un piccolo declassamento del debito di uno Stato può causare importanti differenze nel livello di vita dei cittadini. Nonostante il ruolo delle società di rating sia stato messo in discussione al tempo della crisi dei mutui subprime nel 2008, niente è poi stato fatto al riguardo. E il settore dei fondi di investimento, di questo si è parlato molto, è dominato da BlackRock, Vanguard e State Street Global Advisor che controllano trilioni di dollari, ossia migliaia di miliardi di investimenti e possiedono capitale azionario di tutte le più importanti aziende del mondo. In teoria sono investitori passivi, ma quanto si può credere alle nomine di CEO che non siano graditi a questi potenti investitori? E che libertà di movimento avrebbe un amministratore che tentasse di andare controcorrente o sviluppare strategie fuori dai binari?

Gli ultimi tre anni dopo lo scoppio della “pandemia” hanno contribuito, per chi ha voluto e potuto continuare ad usare la ragione a far emergere, soprattutto per quanto riguarda il settore farmaceutico, questi meccanismi non visibili, ma praticamente non c’è settore importante nel quale non si sia assistito alla formazione di veri e propri oligopoli dove ogni attore ha un fatturato che eguaglia e supera il PIL di molti Stati anche importanti del mondo. Tutto si svolge nell’apparente normalità, ma questo potere non controlla solo l’economia, è in grado di dare forma ai movimenti sociali (vi siete mai chiesti come ha fatto Black Lives Matter a diventare un movimento globale? Oppure come può la distruttiva ideologia woke avere conquistato le principali Università USA?), di limitare l’influenza e l’espressione delle  religioni, di condizionare interi governi, di modificare addirittura il racconto dei fatti storici piegandoli alle convenienze presenti, di cambiare il significato delle parole e via dicendo.

Come è potuto accadere tutto ciò? Dal punto di vista economico (vale sempre la vecchia regola “follow the money”) molto è dovuto all’eliminazione pratica di 2 importanti leggi: per il mondo del commercio l’antitrust USA, che obbligava lo smembramento di società troppo grandi per non ammazzare la concorrenza o a rendere accessibili i brevetti per favorire la crescita delle imprese più piccole (Sherman Act, 1911) si limita oggi a comminare multe che i giganti pagano senza fiatare per continuare poi indisturbati il loro monopolio. Per il mondo della finanza l’abrogazione dello Glass Steagall Act, legge americana creata per dividere rigidamente le banche commerciali da quelle di affari e prevenirne così la crescita eccessiva. Eliminata questa legge sono nate le banche cosiddette “universali” che hanno impiegato il risparmio privato per investimenti finanziari e acquisizioni a largo raggio. Da qui viene anche la smisurata crescita dei derivati ed i problemi che ne sono conseguiti in tutto l’Occidente.

Come non pensare ad una raffinata azione di lobbying che è andata a colpire proprio quelli che erano i regolamenti-argine allo sviluppo senza freni delle industrie? E come non domandarsi, visto l’esito di recenti elezioni in vari Paesi, se lo stesso meccanismo non venga in qualche modo usato per condizionare le scelte dei cittadini ed imporre uomini graditi al sistema? Ci stiamo spingendo molto in là, l’argomento è delicato e meriterebbe una trattazione che questo semplice articolo non può ospitare, ma ci sono testi che possono aiutare un approfondimento se si desidera farlo.

Ci stiamo dunque avvicinando alla situazione ideale per il capitalista “puro”: pochi concorrenti (meglio nessuno) coi quali spartirsi i mercati e prendere accordi sui prezzi garantendosi utili lucrosi e finanziando ulteriormente la crescita e il potere delle società di riferimento, naturalmente a danno dei consumatori. Ne abbiamo avuto un recente esempio nell’acquisto dei vaccini contro il SARS Cov 2, in particolare il Comirnaty di Pfizer, da parte dell’UE: 9-10 dosi per abitante, contratti segreti, accordi presi tramite messaggistica su cellulare, poi cancellata certo per errore o sbadataggine e addirittura il CEO di Pfizer, Albert Bourla che si è rifiutato di presentarsi per 2 volte davanti al Parlamento Europeo. Una arroganza incredibile che può permettersi solo chi è convinto di non dover rispondere ad altri che ai propri azionisti che, guarda caso, sono in buona parte i fondi sopra menzionati. Se è vera la cifra di 70 miliardi di euro spesa dall’UE per l’acquisto dei vaccini, se è vero che è la cifra più rilevante mai spesa per un solo prodotto, credo sia legittimo pensare che con somme simili si possono corrompere molti cuori e possono far girare la testa, pur parlando di percentuali minuscole, a molte persone. Speriamo che prima o poi emerga qualcosa e non finisca tutto a tarallucci e vino, specialità di origine italica, ma della quale non abbiamo più il monopolio da molto tempo.

Quando Vladimir Bukovskij diceva che la Unione Europea assomigliava sempre più all’URSS non esagerava poi tanto. Decisioni sulle vite dei cittadini prese da uomini che nessuno elegge, contratti stipulati senza alcun controllo o verifica, organizzazioni sovranazionali che hanno steso reti invisibili che limitano la nostra libertà senza aver mai consultato i popoli, pensiamo all’OMS, allo SWIFT, alla Banca mondiale, al FMI, tutto fatto senza la consapevolezza della stragrande maggioranza dei cittadini, un passo dopo l’altro. Ora ne sentiamo sempre di più il peso sulle nostre vite senza sapere a chi rivolgerci per avere una spiegazione e senza poter tornare indietro. Una gabbia, appunto.

Sarebbe dunque questo il trionfo della democrazia conseguente alla fine della storia?

Mi pare che, in realtà, il vero sovranismo sia quello sviluppato dalle élites, un sovranismo dei non sovranisti, alla rovescia, un sovranismo dei globalisti che accusano chi non la pensa come loro di voler riportare indietro l’orologio della storia, mentre sono loro a voler dare forma al mondo a dispetto della libertà di miliardi di cittadini, guidati dalla ridicola presunzione di conoscere il cuore dell’uomo, pensando di poter sostituire un chip al suo desiderio infinito, come sta dicendo il gruppo di Davos che del globalismo è la punta di diamante. Stanno propalando un’accozzaglia di sciocchezze pseudoscientifiche con grande seguito di molti potenti e aspiranti tali, che difettano, però, gravemente della capacità di ragionare.

Sono questi i frutti maturi di una società neoliberale, costruita senza Dio, una società che ha dimenticato il dato fondamentale: nessuno si è fatto da solo, ognuno di noi è creatura, è “dato”, è gratuità. Prima non c’eravamo, ora ci siamo, in fondo è semplice. Dimenticando questo l’approdo ultimo è l’inevitabile totalitarismo del potere perché un sistema sociale che perde il riferimento al trascendente rende conto solo a se stesso e alla lunga non può che diventare assolutista e alla fine implodere soffocato dalla sua stessa avidità. Ove non esiste più nemmeno l’equilibrio tra poteri alla Montesquieu si assiste a questo dominio, quasi senza regole, del più forte.

Tra l’altro, apro un inciso di non secondaria importanza, si è mai visto qualcosa di “bello” proposto o prodotto da questi “scienziati” del mondo nuovo in cui non saremo mai stati così felici, pur non possedendo nulla? Se la Bellezza è lo splendore del Vero, questi propongono di cibarsi di insetti o di carne sintetica, riciclare deiezioni umane per dissetarsi, tutte schifezze. Tengono interminabili omelie accusando gli altri (ognuno di noi!) di ogni nefandezza; diciamo la verità, prima che pericolosi (e stanno facendo molti danni!) sono mortalmente noiosi, dei chierici logorroici! Il “vaffa” di grillina memoria va urlato a questi soloni!

Quanta saggezza, al contrario, nelle parole del Salmo 8 o del Salmo 139 o ancora nella profezia delle ossa aride di Ezechiele (Ex 37)! Esse ci ricordano quello che siamo veramente, esse sono la chiave per poter dire “tu” all’Assoluto, al Mistero che sta dietro a tutte le cose, che si intravvede al di là di ogni orizzonte di conoscenza umana, come uomini di scienza del calibro di Einstein, di Severi, di Lejeune e tanti altri hanno confermato e che ogni uomo impegnato a fondo con la propria vita può confermare.

Charles Peguy aveva scritto oltre un secolo fa nel Dialogo della storia e dell’anima carnale:

”Per la prima volta, per la prima volta dopo Gesù, abbiamo visto sotto i nostri occhi, abbiamo visto sorgere un mondo nuovo, se non una città, una società nuova formarsi, se non una città; la società moderna, il mondo moderno; un mondo, una società costituirsi, o almeno assemblarsi, (nascere e) crescere, dopo Gesù, senza Gesù.”

E T.S. Eliot nei Cori da la Rocca:

“Essi cercano sempre di evadere dal buio esterno e interiore, sognando sistemi talmente perfetti, che più nessuno avrebbe bisogno di essere buono.”

Questi uomini sognano e propongono esattamente un mondo di robot, un mondo nel quale sia eliminata la libertà, sistemi talmente perfetti, appunto, dove non c’è più bisogno di essere buoni.

“Ma l’uomo che è – prosegue – adombrerà l’uomo che pretende di essere”.

In fondo è una storia vecchia, anche se attuata con mezzi molto potenti: la ribellione a Cristo e la pretesa di mettersi al posto di Dio. I frutti sono la confusione e l’ingiustizia.

 


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