di Sabino Paciolla
In un articolo del Washington Post scritto da Bryan Pietsch, Annabelle Timsit e Paulina Firozi si legge:
Ma la comunità scientifica è divisa su questo argomento. Due alti funzionari uscenti della FDAhanno recentemente scritto una recensione con altri scienziati che è stata pubblicata sulla rivista medica Lancet (l’articolo è da me tradotto in italiano, ndr), in cui hanno sostenuto che “le attuali forniture di vaccini potrebbero salvare più vite se utilizzate in popolazioni precedentemente non vaccinate che se utilizzate come richiamo nelle popolazioni vaccinate”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, da parte sua, ha chiesto una moratoria sui vaccini di richiamofino alla fine dell’anno per garantire un’offerta sufficiente per i paesi più poveri, un appello che laCasa Bianca ha definito una “scelta falsa”.
In verità, a differenza di quanto ha riportato il Washington Post, l’articolo di The Lancet è importante e dice anche molto altro. Ad esempio, se è vero che
“i vaccini COVID-19 continuano ad essere efficaci contro la malattia grave, compresa quella causata dalla variante delta. La maggior parte degli studi osservazionali su cui si basa questa conclusione sono, tuttavia, preliminari e difficili da interpretare con precisione a causa di potenziali confusioni e segnalazioni selettive. Sarà necessario un attento esame pubblico dei dati in evoluzione per assicurare che le decisioni sul richiamo siano informate da una scienza affidabile più che dalla politica”.
Inoltre:
“Anche se i benefici della vaccinazione primaria COVID-19 superano chiaramente i rischi, ci potrebbero essere dei rischi se i richiami sono ampiamente introdotti troppo presto, o troppo frequentemente, specialmente con vaccini che possono avere effetti collaterali immunomediati (come la miocardite, che è più comune dopo la seconda dose di alcuni vaccini mRNA, [3] o la sindrome di Guillain-Barre, che è stata associata a vaccini COVID-19 a vettore-adenovirus [4]). (…) Quindi, il richiamo diffuso dovrebbe essere intrapreso solo se ci sono chiare prove che sia appropriato.”
Infine:
“Quindi, qualsiasi decisione sulla necessità o la tempistica del richiamo dovrebbe essere basata su attente analisi di dati clinici o epidemiologici adeguatamente controllati, o entrambi, (…) con una valutazione del rischio-beneficio che consideri il numero di casi gravi che il richiamo dovrebbe prevenire, insieme all’evidenza sulla probabilità che uno specifico regime di richiamo sia sicuro ed efficace contro le varianti attualmente in circolazione. (…) Tuttavia, queste decisioni ad alto rischio dovrebbero essere basate su dati rivisti da esperti e disponibili pubblicamente e su una solida discussione scientifica internazionale.”
Come si può notare, il Washington Post non cita quello che è più importante, e cioè i rischi legati alla terza dose. Gli scienziati che hanno scritto l’articolo di Lancet mettono in evidenza e avvertono che prima di prendere una decisione “ad alto rischio” (testuali parole) bisogna che le ragioni “politiche” stiano dietro quelle della scienza. Che è poi quello che dice il dott. Robert W. Malone, l’inventore della tecnologia dei vaccini a mRNA, in questa intervista concessa a Byoblu, che vi consiglio di vedere, anche perché è tradotta in italiano. L’intervista è stata rilasciata nel corso dell’International Covid Summit, la due giorni organizzata presso il Senato della Repubblica italiana. Durante questo convegno internazionale, un ricco parterre di medici e scienziati si è trovato a Roma per analizzare e approfondire il tema delle cure precoci contro il covid che, stando ai dati proposti, hanno salvato e continuano a salvare centinaia di vite.
Scrivi un commento