Da qualche tempo sulla chat telegram Patris Corde (link d’invito qui) in occasione dei due appuntamenti quotidiani di preghiera – alle 15 la Coroncina della Divina Misericordia e il Santo Rosario alle 22 – viene letta una breve riflessione del vescovo Fulton Sheen (El Paso, 8 maggio 1895 – New York, 9 dicembre 1979) tratta da un’antologia disponibile in rete (qui).
Ultimamente ci siamo imbattuti in una meditazione tratta dal saggio “Characters of the passion: Lessons on Faith and Trust”, che è particolarmente attuale e ritengo possa essere apprezzata dai lettori di questo blog.
Finché la politica è politica, la Chiesa non ha nulla da dire: essa è indifferente a qualsiasi regime. La Chiesa si adatta a tutti i tipi di governo, a condizione che venga rispettata la libertà di coscienza.
Nulla le importa che i popoli scelgano di vivere sotto un regime monarchico, repubblicano, democratico, o anche sotto una dittatura militare, purché tali governi s’impegnino a garantire le libertà fondamentali.
Se per “interferenza nella politica” s’intende l’interferenza del clero nella sfera politica dello Stato, la Chiesa insegna che lo Stato è sovrano nell’ordine Temporale.
Ma quando la politica cessa di essere politica e comincia ad essere una “religione” e un’antichiesa, quando proclama la propria supremazia sull’anima umana, quando riduce l’uomo a un “acino” in funzione del “grappolo” della collettività, quando ne limita la sorte fino ad asservirlo a Moloc, quando nega la libertà di coscienza e la libertà religiosa, quando compete con la religione sul terreno stesso della religione – ossia sull’anima immortale che è destinata a Dio – allora la Chiesa protesta.
E, in questo caso, essa non protesta contro la politica, bensì contro una religione opposta, che è anti-religiosa. Il corpo umano può adattarsi al clima torrido dell’equatore o al freddo glaciale delle regioni artiche, ma non può vivere senza l’aria. Analogamente, la Chiesa può adattarsi a qualsiasi forma di politica, ma non può vivere senza l’aria della libertà.
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