Riporto all’attenzione dei lettori di questo blog questo articolo che George Weigel, scrittore, biografo, nonché amico del papa Giovanni Paolo II, ha scritto per First Thing.

Eccolo nella mia traduzione.

Foto: George Weigel

Foto: George Weigel

Il commento bizzarro e il gesto strano non sono stati, fino a poco tempo fa, associati ad ecclesiastici di alto rango. Entrambi, purtroppo, sono stati in bella mostra il mese scorso, quando i cardinali Reinhard Marx e Gianfranco Ravasi hanno spinto più di uno di noi a grattarsi la testa per la meraviglia.

Il cardinale Marx è l’arcivescovo di Monaco e di Frisinga, una chiesa locale che soffre di gravi carenze nella partecipazione alla Messa domenicale e nelle vocazioni. Il cardinale ha molte opinioni su molti argomenti, e nel 200° anniversario di quell’altro Marx, Karl (Karl Marx, il fondatore del marxismo, ndr), Reinhard Marx ha detto che, senza l’autore del Manifesto comunista, “non ci sarebbe stata alcuna dottrina sociale cattolica”. Quel curioso giudizio è stato rilanciato sulle pagine dell’Osservatore Romano del Vaticano e in esso ampliato per includere l’affermazione ausiliaria che non si può biasimare Stalin a partire da Karl Marx ( cioè, non si può collegare Karl Marx, ideologo del comunismo, alle decine e decine di milioni di morti causati dal comunista Stalin, ndr).

Bene.

Sicuramente un teologo tedesco accreditato come il cardinale Marx sa che uno dei fondatori intellettuali del pensiero sociale cattolico moderno fu il vescovo di Magonza del XIX secolo, Wilhelm Emmanuel von Ketteler, l’uomo che papa Leone XIII, padre della Dottrina Sociale della Chiesa nella sua forma papale, chiamò “il mio grande predecessore”.

Ma forse, si risponderà, il cardinale Marx suggeriva che l’opera di Karl Marx ha spinto von Ketteler e Leone XIII a sviluppare la Dottrina Sociale Chiesa. C’è qui forse una traccia di causalità visibile al microscopio storico, in quanto quei due grandi pensatori cattolici sapevano certamente cosa insegnava il Manifesto comunista (ed entrambi lo respinsero vigorosamente). Ma i cattolici del XXI secolo hanno una voglia così disperata per l’approvazione dell’intellighenzia occidentale di sinistra che noi dovremmo pensare alla Dottrina Sociale della Chiesa come a una mera reazione al marxismo? Il cardinale Marx suggerirà poi che Lord North, non John Adams, Thomas Jefferson, George Washington, e il resto, sia stato l’autore della Rivoluzione Americana?

Per quanto riguarda Marx e Stalin, forse il cardinale Marx potrebbe dedicare una parte della sua vacanza di quest’estate leggendo le opere di Friedrich Hayek e Anne Applebaum. Hayek ha spiegato decenni fa che le economie statali implicano necessariamente la tirannia; più recentemente, Applebaum ha dimostrato come il sistema del lavoro da schiavi dei GULAG  è stato una parte integrante dell’economia marxista di Stalin. (Il GULAG è stato il ramo della polizia politica dell’URSS che costituì il sistema penale dei campi di lavoro forzato nei quali furono rinchiusi milioni di oppositori politici dell’Unione Sovietica, moltissimi dei quali morirono per gli stenti ed il gelo, ndr)

Poi c’è il cardinale Ravasi. Ho imparato molto dalla sua esegesi biblica, attingendo da essa in diversi libri. Ma il suo lavoro al Pontificio Consiglio della Cultura è stato meno edificante. Il progetto del “Cortile dei gentili” da lui condotto sotto papa Benedetto XVI, promosso come tentativo di dialogo con i non credenti di aperte vedute, vedeva spesso protagonista la filosofa esperta di media Julia Kristeva. Un recente articolo, tuttavia, ha suggerito che la Prof.ssa Kristeva non era sempre stata la campionessa di libertà che a lungo ha affermato di essere: ella è stata molto probabilmente un informatore dell’odioso servizio segreto bulgaro durante la guerra fredda, e aveva la brutta abitudine di fornire una copertura pseudo-intellettuale per alcuni dei peggiori regimi del XX secolo.

Poi c’è stato il recente prestito di piviali, tiare, croci pettorali, anelli papali e altri paramenti di proprietà vaticana al Metropolitan Museum of Art di New York, un’altra trovata geniale del Pontificio Consiglio della Cultura diretto da Ravasi. Il cardinale è stato davvero sorpreso dal fatto che l’apertura di una mostra dedicata all’impatto dei paramenti liturgici e dell’arte cattolica sulla moda contemporanea si sia trasformata in un esercizio di ambiguità e di volgarità che ha lambito il blasfemo? In caso negativo, che cosa sa esattamente il cardinale Ravasi della cultura contemporanea, presumibilmente il mandato del suo dicastero vaticano (per la cultura, ndr)?

Sotto tutta questa stravaganza potrebbe nascondersi l’assunto che la Chiesa deve coinvolgersi con queste realtà se vuole seminare il lievito del Vangelo nel mondo postmoderno. Ma come si fa ad assecondare l’evangelizzazione di questa bella gente? Questa patetica tensione per l’approvazione – da parte di persone la cui vita manifesta il loro disprezzo per l’idea cattolica del sacro e per l’insegnamento della Chiesa sulla dignità della persona umana – non è forse un segnale che non siamo davvero seri riguardo a ciò che le élite culturali trovano detestabile? Per un decennio e mezzo ho criticato il “Catholic Lite” (il “cattolico leggero”, ndr) per la sua flaccidità evangelica. Le comiche dei cardinali Marx e Ravasi suggeriscono che il “Cattolico leggero” si sia decomposto nel Cattolico Senza Peso: con le scuse a Milan Kundera, l’insostenibile leggerezza dello chic (Milan Kundera, è stato l’autore del libro L’insostenibile leggerezza dell’essere, che ha a tema la sfuggente evanescenza della vita, ndr).

Adulare le teste pensanti della confusione intellettuale postmoderna e adulare i generatori di mode della decadente cultura postmoderna non è il modo di essere la Chiesa della Nuova Evangelizzazione, o la “Chiesa permanentemente in uscita” che papa Francesco ci chiama ad essere. È il modo per diventare uno zimbello, in viaggio verso il cortile dell’irrilevanza.  

 

(Nota di Redazione: l’espressione Catholic Lite, che in poche parole significa “simile al cattolicesimo senza abbracciare tutta la dottrina del cattolicesimo”, fu un termine che comparve negli anni novanta come critica alla chiesa protestante Episcopale presente negli USA).

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