Sembra un film dell’orrore eppure il plagio cui molte donne sono sottoposte dalla nostra società edonista ed abortista spinge qualcuna di loro a definire “bella” la propria esperienza di aborto. Perché, per cancellare i residui sensi di colpa che serpeggiano su questo tema a livello sociale, i gruppi abortisti e il femminismo estremista puntano proprio su questo: l’aborto non è più una scelta dolorosa e terribile ancorché libera ma una scelta buona e addirittura “bella” che ogni donna deve poter vivere senza rimpianti.
Ci racconta un episodio significativo della spinta mediatica in questa direzione un articolo di LifeSiteNews nella traduzione di Annarosa Rossetto.

 

Sangue sul muro

 

“L’aborto non è bello e l’industria dell’aborto è un inferno in cui la bellezza muore”

 

Nei miei dieci anni di attivismo a favore della Vita, uno dei  più frequenti luoghi comuni che ho sentito dai sostenitori dell’aborto è che a nessuno piace l’aborto.

Gli attivisti pro-life, ci viene spesso detto in tono di rimprovero, stanno semplicemente far stare peggio persone che già si sentono in colpa per una decisione molto difficile. In breve: tutti sanno che l’aborto è terribile, e non c’è motivo per i pro-life di spendere così tanta energia nel tentativo di spiegare alle persone perché è terribile.

Questo è certamente vero per molte persone che incontriamo. Molte donne – e uomini – stanno malissimo per aborti subiti o procurati, e ci sono certamente molte donne che ritengono che l’aborto sia stata una orribile scelta obbligata tra altre opzioni altrettanto terribili. Il rimpianto per l’aborto è molto reale e spesso molto crudo. Ho visto più persone di quante non riesca a contare raccontare la loro esperienza piangendo i loro piccoli perduti.

Ma negli ultimi due decenni, il movimento per l’aborto ha iniziato a cambiare. Non si dice più che l’aborto sia un male necessario, ma un bene senza riserve. L’aborto è sempre stato visto dai progressisti come uno strumento di liberazione, ma molti di loro non osavano celebrarlo apertamente per paura di apparire macabri. Queste riserve sono svanite e hanno preso il loro posto le campagne #ShoutYourAbortion (“Grida il tuo aborto”, ndt) e le provocatorie testimonianze di you-go-girl (“Forza, ragazza!” ndt). Anche io come giornalista sono rimasto sorpreso quando ho partecipato alla Marcia delle donne del 2017 e ho visto una delle oratrici salire sul palco indossando un maglione con stampata dappertutto la frase “I [cuore] Abortion”.

Tutto questo mi porta a parlarvi di un articolo davvero turpe pubblicato da Rewire News , un sito Web di media abortista che tratta quasi esclusivamente di aborto. In risposta ad un recente articolo intitolato ” L’aborto non è bello“, la scrittrice Paige Alexandria ha scritto una confutazione: ” 5 persone ci raccontano perché il loro aborto è stato bello“, iniziando con la testimonianza della 31enne Caitlin Lejarzar-Gaffin della Virginia occidentale . “Se dovessi fare un elenco di cose che sono state belle nella mia vita”, ha scritto Lejarzar-Gaffin, “cose ​​che sono state veramente e assolutamente piene di luce meravigliosa, calore e amore – includerebbe la cucina casalinga della mia bisnonna, le valli e le montagne della Virginia Occidentale che considero casa mia, ed entrambi i miei aborti. ”

Ha descritto così l’eliminazione dei suoi due bambini non ancora nati:

    Il mio primo aborto è stato un aborto medico. Ero nervosa per la procedura, ma il personale della clinica è stato gentile e disponibile e mi ha permesso di fare con calma. Ho preso alcune pillole in clinica e ho portato altre pillole a casa. Mi sono rannicchiata con la coperta e il gatto sul divano e ho guardato video di musica mentre aspettavo che funzionasse il secondo ciclo di pillole. E hanno funzionato! Ho perso un po’ di sangue e di tessuti nel gabinetto. Mi sono sentito davvero sollevata. È stato bellissimo.

    Il mio secondo aborto è stato un aborto chirurgico. Ricordo di essermi addormentata con le gambe sulle staffe del lettino e di essermi svegliata una volta finito. Non ho sentito niente. Il personale della clinica mi ha dato da bere e mi ha lasciata riposare un po’. Ricordo di essere uscita dalla clinica in pieno sole, di nuovo euforica e sollevata. Mi sono sentita incredibilmente libera. È stato bellissimo.

    I miei aborti mi hanno portato gioia, sollievo e benessere mentale quando ne avevo più bisogno. Mi hanno permesso di essere me stessa e scegliere ciò che accadeva al mio corpo e nella mia vita. Ripenso ai miei aborti e alle esperienze correlate con profonda tenerezza e apprezzamento. I miei aborti sono stati meravigliosi. L’aborto è bellissimo.

 

È veramente difficile sapere come rispondere a un racconto a sangue freddo di un atto così orribile. Ho tenuto in mano corpi di bambini abortiti – uno quasi perfettamente formato, un altro completamente distrutto dall’aspiratore dell’aborto – e quelle scene sono irrevocabilmente scolpite nella mia memoria. Questi erano i figli fatti a pezzi di una società a pezzi, e l’unico elemento tragicamente bello di tutto ciò erano le caratteristiche ancora visibili dei bambini che offrivano una pallida idea di come potevano essere prima di essere fatti a pezzi.

Anche un’altra giovane donna, la 23enne Jordyn Close dell’Ohio, ha parlato del suo aborto come di “un’esperienza di incredibile forza e bellezza”, mentre la 25enne Holly Bland del Wisconsin ha sottolineato che la decisione di abortire “non è stata difficile … ed è stato tutto bellissimo.” Non tutti gli aborti sono belli, ha affermato, ma “il mio lo è stato”. Ora racconta pubblicamente la sua storia in modo che le persone possano sapere che “l’aborto può essere anche bello”. Le altre storie sono analoghe. Una madre scrive che lei e suo marito hanno optato per l’aborto perché hanno scoperto che il loro bambino aveva la trisomia 13. Una quinta donna ha osservato che avere la scelta di poter abortire era ciò che aveva reso bellissima la sua esperienza.

 

Cosa si può dire in risposta a queste affermazioni secondo cui l’aborto è bello? Ci sono molte cose che si potrebbero dire, ma forse la confutazione più efficace è ascoltare come gli abortisti descrivono la procedura.

Il Dr. Anthony Levatino, ad esempio, ha descritto l’aborto in questo modo: “La parte più dura di un aborto D&E (Dilatazione ed Estrazione, ndt) è l’estrazione della testa del bambino. La testa di un bambino di quell’età ha le dimensioni di una grande prugna e fluttua liberamente all’interno della cavità uterina. Si può essere abbastanza sicuri di averlo afferrato se il morsetto Sopher è infilato fino a quando le dita riescono ad entrare. Si sa di avere avuto successo quando, schiacciando la pinza si vede del materiale gelatinoso bianco che esce attraverso la cervice. Quello era il cervello del bambino. È quindi possibile, a quel punto, estrarre i pezzi del cranio. Molte volte verrà fuori una piccola faccia che fisserà l’operatore.”

Oppure considera la testimonianza del Dr. Ed Jones, che ha lavorato come abortista alla Planned Parenthood: “Questo può portare all’esaurimento molto, molto rapidamente … non tanto per il lavoro fisico quanto per la parte emotiva di ciò che sta succedendo. Quando si fa un’ecografia, in particolare se si hanno figli propri, e si vede lì un feto, che scalcia, si muove, vive, fa le cose che fa tuo figlio, portarsi il pollice in bocca e cose del genere, è difficile. Quindi, dopo la procedura, a volte si devono guardare i resti e così si vedono braccine e gambe e cose del genere strappate … si paga un prezzo emotivo.”

Il Dr. “G”, un abortista, ha descritto il suo lavoro in questo modo: “Questo era un piccolo feto perfetto quando era dentro, e ora non lo è più. Cerco di non concentrarmi troppo su questo … è sconvolgente ed è anche imbarazzante. Mi sento sempre a disagio se altre persone mi guardano fare questa cosa. Non mi piace esporli a questa, beh, carneficina … perché tutto ciò che fa è sconvolgerli.”

O l’infermiera della clinica per aborti Sally Tisdale, che ha descritto l’impatto del suo lavoro in un saggio intitolato “We Do Abortions Here” (Qui facevamo aborti, n.d.t.): “Faccio sogni sul feto, li facciamo tutte qui: sogni di aborti uno dopo l’altro; secchiate di sangue sulle pareti; alberi pieni di feti che strisciano. Sognavo che due uomini mi volevano afferrarmi e iniziavano a trascinarmi via, ‘Facciamo un aborto’, dicevano con sguardi disgustosi, e io cominciavo a urlare, immersa in una visione di dolore risucchiante e graffiante, di essere spaccata e lacerata da strumenti imparziali che fanno solo ciò che è stato loro ordinato di fare. ”

Potrei andare avanti. Ci sono centinaia di testimonianze proprio così, da parte di uomini e donne che hanno assistito ad aborti in prima persona. Il loro racconto di ciò che accade nell’industria dell’aborto racconta una storia di oscurità demoniaca, di bambini morti e male disperato.

Niente di tutto questo è bello.

Se fosse possibile definire l’opposto della bellezza, sicuramente quello che descrivono quegli uomini e quelle donne  ci va molto vicino: il bel visino di una bambina perfetta, tagliato crudelmente via dal cranio. Le dita delle manine e dei piedini di un bimbo, strappate via dal suo corpo. I bellissimi occhi di una bambina, staccati dalla testa durante la violenta decapitazione che l’ha uccisa.

L’aborto non è bello e l’industria dell’aborto è un inferno in cui la bellezza muore. No, peggio: è dove la bellezza viene assassinata.

 

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