Rod Dreher riflette sul recente caso della politica pro-LGBT adottata dalla direzione del personale della BBC. E’ davvero inquietante. Dreher si chiede: la BBC darà la caccia agli odiatori al suo interno?
Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Questo è geniale, davvero – ed è esattamente quello che sto dicendo da anni su quello che sarebbe accaduto. Riprendo dal Times di Londra; il grassetto che segue è mio:
Al personale della BBC è stato detto di usare pronomi non-binari quando ci si rivolge a dipendenti di genere-fluido o transgender per garantire che l’azienda non sviluppi una “cultura eteronormativa”.
Per tale indirizzo si intende che i lavoratori della BBC saranno incoraggiati a riferirsi ai colleghi non-binari con il pronome “loro”, piuttosto che con i pronomi “lui” o “lei”.
L’emittente rivedrà anche i propri “sistemi e pratiche” per garantire che siano inclusivi anche dei generi non-binari, e formerà i manager su come supportare il personale transgender, specialmente quando sono in fase di transizione (da un sesso all’altro).
Inoltre, allo staff eterosessuale della BBC sarà chiesto di indossare un distintivo che li identifichi come “alleati diretti” per aiutare i loro colleghi LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender).
I team televisivi, radiofonici e giornalistici dell’azienda sono stati invitati ad aumentare la “rappresentazione accessoria delle identità LGBT” nei loro programmi.
Questo ha a che fare su come produrre materiale per gli spettatori della BBC, naturalmente, ma la cosa davvero interessante è come allo staff della BBC viene chiesto di identificarsi pubblicamente come “alleati” LGBT (indossando cioè il distintivo, ndr). E se non voleste farlo, per motivi religiosi o per qualsiasi altro motivo? Tutti sul posto di lavoro sapranno che non vorrete essere visti come un “alleato”. Anche se trattaste i vostri colleghi LGBT con totale correttezza e rispetto, questo non avrebbe importanza. Improvvisamente le persone LGBT e i loro “alleati” vi guarderebbero con sospetto. Se non siete alleati, cosa siete, nemici? Continuiamo a ragionare.
Ad un certo punto, quando arriva il momento della promozione, vi verrà chiesto di spiegare perché non vi siete dichiarati “alleati” – e se pensate che questo non danneggerà le vostre possibilità di avanzamento di carriera, siete degli sciocchi.
La BBC ha genialmente progettato una politica che, in superficie, ha lo scopo di aiutare, ma serve per denunciare pubblicamente coloro che all’interno dell’organizzazione non sono al 100% in linea con le disposizioni impartite. L’assenza di distintivi (sull’abito, ndr) avrà lo stesso ruolo della stella gialla che portavano gli ebrei nell’Europa antisemita: distinguendo quelli all’interno del gruppo che è giusto disprezzare, perché sono contaminati da una qualità che la maggioranza odia.
Chi pensate che questo possa nuocere di più all’interno della BBC? Personale di supporto di basso livello – segretarie, custodi, eccetera – che sono immigrati da paesi più conservatori.
Ho citato in diverse occasioni in questo spazio il caso di un amico che è un cattolico “tradizionalista”. Lavora come senior manager per una grande azienda. Ha gay e lesbiche nel suo staff. Dice che sono bravi lavoratori. La sua etica professionale è garanzia che non li tratti in modo differente. Ed è una cosa cui lui tiene molto. Negli ultimi anni, l’azienda, che è fortemente pro-LGBT, ha invitato i suoi dipendenti a identificarsi pubblicamente come “alleati”, anche se non è arrivata al punto di far indossare loro il distintivo. La sua politica è stata semplicemente quella di negare il suo nome dalla lista degli “alleati”, per una questione di coscienza. Ma sa anche dove sta andando la cultura aziendale sul posto di lavoro e si sta preparando per il giorno in cui sarà costretto a dichiararsi “alleato” o a dimettersi.
Si è preparato e formato, e ha ottenuto la certificazione per un’altra linea di lavoro in modo da avere qualcosa su cui ripiegare nel caso dovesse lasciare l’azienda.
Dal capitolo sul lavoro del libro L’opzione Benedetto:
In fin dei conti, si tratta di ciò che i credenti sono disposti a soffrire per la fede. Siamo pronti ad avere il nostro capitale sociale svalutato e a perdere lo status professionale, compresa la possibilità di accumulare ricchezza? Siamo disposti a trasferirci in luoghi lontani dalla ricchezza e dal potere delle città dell’impero, alla ricerca di un modo vivere con maggiore libertà religiosa? Si arriverà a questa situazione per un sempre maggior numero di noi. Il momento della prova è a portata di mano.
“Molti cristiani non vedono alcuna differenza tra l’essere fedelmente cristiani e l’essere professionalmente e socialmente ambiziosi”, dice un attivista per la libertà religiosa. “Questo sta finendo”.
(…)
Una giovane cristiana che sogna di essere un avvocato o un medico potrebbe dover abbandonare quella speranza e intraprendere una carriera in cui guadagnebbe molto meno di quanto farebbe un avvocato o un medico. Un aspirante accademico cristiano potrebbe doversi accontentare del salario più basso e del minore prestigio insegnando in un classico Istituto Superiore cattolico.
Una famiglia cristiana potrebbe essere costretta a vendere o chiudere un’azienda piuttosto che sottomettersi ai dettami dello stato. La famiglia Stormans dello stato di Washington ha affrontato questa decisione dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato una legge statale che imponeva alla sua farmacia di vendere pillole che la famiglia considera abortive. A seconda dell’esito finale della sua battaglia legale, la fiorista Barronelle Stutzman, che ha rifiutato per motivi di coscienza di approntare fiori per un matrimonio gay, affronta la stessa scelta.(Il 25 giugno scorso la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rinviato il caso alla Corte Suprema di Washington, chiedendo che esso sia riconsiderato alla luce della decisione del Masterpiece Cakeshop, la sentenza che aveva dato ragione al pasticciere che si era rifiutato di preparare la torta nuziale per un matrimonio gay, ndr).
Quando quel prezzo dovrà essere pagato, i cristiani della Opzione Benedetto dovranno essere pronti a sostenersi l’un l’altro economicamente attraverso l’offerta di posti di lavoro, aziende amiche, reti professionali, e così via. Questo non sarà una panacea; la trasformazione della piazza pubblica in una zona politicizzata sarà un programma di troppa vasta portata per le reti cristiane ortodosse tese ad impiegare o altrimenti sostenere finanziariamente tutti i loro rifugiati economici. Ma qualcuno saranno in grado di aiutare.
Svegliatevi. Sta arrivando.
Fonte: The American Conservative
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