Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Ted Galen Carpenter e pubblicato su Anti.War. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Raramente i leader statunitensi si sono distinti per la capacità di valutare i cambiamenti di sentimento nell’arena internazionale e di adeguare di conseguenza la propria politica estera. L’amministrazione Biden, tuttavia, potrebbe stabilire nuovi record per quanto riguarda la sordità delle sue politiche. Tre incidenti delle ultime settimane illustrano il problema.
Negli ultimi mesi le principali potenze arabe si sono mosse in modo evidente per mitigare la loro faida con il leader siriano Bashar al-Assad. Solo pochi anni fa, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e altri Paesi si erano alleati con la Turchia e gli Stati Uniti per destituire Assad, soprattutto a causa della sua stretta alleanza con l’Iran. Ora, queste stesse potenze hanno cambiato radicalmente rotta, cercando un riavvicinamento sia con Damasco che con Teheran. Segnali importanti del nuovo contesto politico sono stati il ripristino delle relazioni diplomatiche con l’Iran da parte dell’Arabia Saudita e il rientro della Siria nella Lega Araba.
Invece di assecondare le nuove realtà diplomatiche e geopolitiche della regione, l’amministrazione Biden ha scelto questo momento per intensificare i suoi sempre più inutili tentativi di isolare Assad. Il 30 maggio, Washington ha imposto nuove sanzioni economiche alla Siria. Come ha osservato Dave DeCamp, le imprese sono state prese di mira grazie al Caesar Act, una legge che gli Stati Uniti hanno utilizzato per imporre sanzioni alla Siria, specificamente progettate per impedire la ricostruzione del Paese”. È difficile immaginare una mossa più inopportuna, date le potenti e opposte tendenze diplomatiche nella regione.
La politica maldestra dell’amministrazione sulla Siria non è un’aberrazione. Il tentativo di Washington di spodestare il regime marxista del Venezuela guidato da Nicolas Maduro mostra segni inequivocabili di disfacimento. Il 29 maggio Maduro si è recato in Brasile per un incontro al vertice molto cordiale con il Presidente Lula da Silva. Un resoconto di Bloomberg ha valutato accuratamente l’importanza dell’incontro. La visita di Maduro “è l’ultima prova di un disgelo in corso verso il governo venezuelano, dopo che l’anno scorso la sinistra ha vinto le elezioni in Brasile e in Colombia”.
Daniel Larison di Eunomia prevede che: “A Washington ci sarà la tentazione di criticare il governo brasiliano per aver riparato le sue relazioni con il Venezuela, ma bisogna resistere. I governi regionali sanno meglio di chiunque altro quali sono le conseguenze della guerra economica per il Venezuela e per i Paesi vicini, e rifiutano la politica di isolamento che le ha prodotte”. Come nel caso della politica verso la Siria, però, non c’è alcuna indicazione di un necessario risveglio da parte dei funzionari dell’amministrazione Biden.
Il caso peggiore di una politica sorda è la risposta petulante dell’amministrazione ai Paesi che si rifiutano di assecondare gli sforzi di Washington per isolare la Russia. Nelle ultime settimane, i politici statunitensi hanno persino accennato all’imposizione di sanzioni economiche al Sudafrica per aver continuato a commerciare con Mosca. A metà maggio, l’ambasciatore statunitense in Sudafrica ha accusato specificamente il Paese di fornire segretamente armi alla Russia. La sua accusa ha suscitato un immediato e rabbioso rimprovero da parte di Pretoria.
Questo comportamento riflette la più ampia frustrazione di Washington per il fallimento della sua campagna anti-Russia. All’inizio, Biden e i suoi collaboratori hanno alimentato il mito che il mondo fosse unito nel desiderio di punire la Russia per l’aggressione del Cremlino all’Ucraina. I funzionari continuano ad arrampicarsi sugli specchi, in particolare sui due voti simbolici e privi di significato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che condannano l’invasione russa, come prova di questa presunta unità. La realtà è che la stragrande maggioranza dei Paesi, compresi attori importanti come Cina, India, Brasile e Sudafrica, si sono rifiutati di imporre sanzioni alla Russia, tanto meno di appoggiare la politica della NATO di fornire aiuti militari a Kiev.
Come suggerisce l’incidente in Sudafrica, l’amministrazione Biden non sta reagendo benevolmente a questo dissenso. Nell’ottobre 2022, Biden ha minacciato personalmente l’Arabia Saudita di “conseguenze” perché Riyadh ha tagliato la produzione di petrolio, mantenendo così alti i prezzi globali e aiutando indirettamente la Russia. Nel febbraio 2023, il Segretario di Stato Tony Blinken ha minacciato la Cina di conseguenze negative (implicando gravi sanzioni) se avesse venduto armi alla Russia. In precedenza, Washington aveva chiarito all’India che il Paese avrebbe corso gravi rischi se avesse continuato a mantenere stretti legami di sicurezza con la Russia mentre infuriava la guerra in Ucraina.
Il narcisismo campanilistico dell’amministrazione Biden in politica estera è sempre più lontano dalla realtà regionale e globale. Sfidando i desideri di importanti potenze in una particolare regione, tali misure hanno poche speranze di raggiungere gli obiettivi dichiarati. Peggio ancora, il comportamento becero di Washington sta alienando i Paesi il cui sostegno gli Stati Uniti potrebbero desiderare o di cui hanno bisogno in relazione ad altre questioni. I recenti episodi forniscono un’ulteriore prova della bancarotta intellettuale dell’amministrazione in materia di affari esteri.
Ted Galen Carpenter
Ted Galen Carpenter è senior fellow del Randolph Bourne Institute e senior fellow del Libertarian Institute. In 37 anni di carriera presso il Cato Institute ha ricoperto diversi incarichi politici. Carpenter è autore di 13 libri e di oltre 1.200 articoli sugli affari internazionali. Il suo ultimo libro è Unreliable Watchdog: The News Media and U.S. Foreign Policy (2022).
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
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