In Occidente la libertà di parola è più proclamata che diffusa. Un interessante sondaggio di un grande quotidiano americano in collaborazione con un prestigioso centro di ricerca demoscopico universitario ha affrontato il tema della libertà di espressione negli Stati Uniti. I risultati mostrano come negli ultimi 10 anni il “politicamente corretto” abbia costretto, soprattutto i conservatori, ad essere guardinghi sul come esprimere il proprio pensiero per paura di essere aggrediti e minacciati. Vi proponiamo, nella traduzione di Annarosa Rossetto, un articolo dell’Istituto di Ricerca del Siena College che riassume i risultati come riportati dal New York Times.
Secondo un recente sondaggio del New York Times in collaborazione con il College of Siena, l’84% degli Americani afferma che il fatto che alcuni loro concittadini non esercitano la loro libertà di parola nelle situazioni quotidiane per paura di ritorsioni o aspre critiche sia un problema molto (40%) o abbastanza serio (44%). Oltre la metà, il 55%, degli Americani afferma di aver tenuto a freno la lingua, cioè di non aver parlato liberamente nell’ultimo anno perché preoccupato di ritorsioni o critiche aspre, e rispetto, al 21% di 10 anni fa, il 46% degli Americani si sente meno libero di esprimere il proprio punto di vista in politica; si è scesi anche dal 35% al 28% di chi si sente libero di discutere di questioni razziali.
Alla domanda di riflettere sulle quattro libertà previste per tutti gli Americani dal presidente Franklin Roosevelt, il 34% pensa che tutti gli Americani godano pienamente della libertà di parola. Il 50%, pensa che tutti gli Americani godano pienamente della libertà di religione, mentre solo il 17% pensa che godano pienamente della libertà dal bisogno e ancora meno, l’11%, crede che gli Americani godano pienamente della libertà dalla paura.
Mentre i due terzi degli Americani concordano sul fatto che la loro democrazia si basa sullo scambio di idee libero, aperto e sicuro, non importa quanto le idee siano diverse, il 30% afferma di sostenere la libertà di parola ma afferma che a volte è necessario mettere a tacere discorsi antidemocratici, bigotti o semplicemente falsi.
“La libertà di parola, una pietra angolare della nostra democrazia, è sotto attacco secondo gli Americani comuni”, ha affermato Don Levy, direttore del Siena College Research Institute. “Più della metà ha tenuto a freno la lingua nell’ultimo anno perché temeva ritorsioni, di essere criticato duramente o per evitare conflitti”.
Del 55% degli Americani che non hanno parlato liberamente, il 57% era preoccupato per le ritorsioni, il 65% di ricevere critiche aspre e il 94% ha tenuto a freno la lingua per evitare conflitti. Quasi un quarto di tutti gli Americani, il 22%, ha riferito di aver limitato la propria libertà di espressione per tutti e tre i motivi.
“Non solo la maggioranza degli Americani afferma di limitare la propria libertà di espressione, ma il 22% ammette di fare ritorsioni o di criticare duramente altri per qualcosa che hanno detto, e quasi la metà, il 44%, pensa che i loro conoscenti non abbiano detto loro ciò che pensavano in risposta a un commento per evitare conflitti”, ha detto Levy. “Il nostro sondaggio descrive un paese che, piuttosto che essere un luogo di scambio di idee, è un luogo dove molti di noi camminano come sulle uova per paura di come gli altri risponderanno alle loro opinioni o semplicemente evitano di parlare”.
Solo l’11% afferma di essere completamente libero nel quotidiano di esprimere il proprio punto di vista senza timore di ritorsioni, censure o punizioni in ciascuna delle 7 interazioni quotidiane: con la famiglia, con gli amici stretti, con gli amici online, al lavoro, nelle relazioni commerciali della comunità, attività della comunità o con i conoscenti.
“Non solo meno della metà di noi è completamente libera di esprimere il proprio punto di vista in qualsiasi situazione tranne che nelle più sicure, ma la nostra capacità di esprimerci liberamente nella maggior parte delle situazioni su questioni importanti non è migliorata negli ultimi dieci anni”, ha affermato Levy.
Il 46% degli Americani oggi è meno libero di parlare di politica rispetto a dieci anni fa, mentre solo il 21% afferma di essere più libero. Oltre un terzo, il 35%, è meno libero di parlare di relazioni razziali mentre il 28% afferma di essere più libero. Si è passati dal 55% al 3% i repubblicani che sono meno liberi di parlare di politica. È aumentato il numero di neri, 42% rispetto al 28%, e democratici, dal 37% al 24%, che si sentono più liberi di parlare di questioni razziali, ma i repubblicani, passati dal 15% al 46% e conservatori, dal 17% al 50%, si sentono meno liberi di parlare di relazioni razziali.
“Anche se il 66% degli Americani fa eco ai nostri valori e rispecchia la Costituzione concordando sul fatto che la nostra democrazia si basa sullo scambio di idee libero, aperto e sicuro e incoraggia tutti le opinioni purché siano espresse in modo da non minacciare gli altri, quasi un terzo afferma di sostenere la libertà di parola, ma afferma che a volte deve essere impedito di parlare se il discorso è antidemocratico, bigotto o semplicemente falso”, ha affermato Levy.
“Sorprendentemente, quando vengono forniti esempi di 11 tipi di opinione che alcuni ritengono controverse, non più del 71% afferma che le persone che conoscono sostengono il diritto di una persona nel portare avanti qualsiasi tipo di discorso nonostante gli venga detto che la Costituzione li protegge tutti”, Levy disse.
Solo l’1% degli Americani sostiene il diritto di una persona di sostenere tutti e 11 questi esempi di opinioni, mentre la maggioranza, il 57% sostiene il diritto di una persona di sostenerne 4 o meno. Solo quattro – insegnare agli studenti la storia del razzismo, mettere in discussione la credibilità scientifica, i manifestanti che dicono “dobbiamo riprenderci il nostro paese” e le celebrità che usano la fama per portare avanti le loro idee politiche – sono sostenuti come diritto dalla maggioranza degli Americani.
“Come pensiamo di uscire, come Americani, da questa situazione? La maggioranza dice che stiamo andando nella direzione sbagliata, ma quasi tutti siamo orgogliosi di essere Americani. Tuttavia, questo sondaggio riporta sia un’esperienza inquietantemente diffusa di limitazione della libertà di parola, sia un supporto significativo alla limitazione della libertà di parola degli altri”, ha affermato Levy. “Incoraggiamo una discussione franca e aperta su questi risultati”.
Il sondaggio sulla libertà di parola del New York Times/Siena College è stato condotto dal 9 al 22 febbraio 2022 tramite telefonate in inglese a 1.507 residenti Americani di età pari o superiore a 18 anni. Sono state effettuate chiamate a un campione casuale di Americani sia tramite telefoni cellulari che fissi. I dati sono stati ponderati per età, razza/etnia, istruzione, regione, scelta del voto presidenziale nel 2020 e sesso e sono riportati con un margine di errore di +/- 3,1 punti percentuali. Il Siena College Research Institute, diretto da Donald Levy, Ph.D., conduce ricerche politiche, economiche, sociali e culturali principalmente a New York. SCRI, un istituto di ricerca indipendente e apartitico, aderisce al Codice di etica e pratiche professionali dell’American Association of Public Opinion Research. Per ulteriori informazioni, chiamare Don Levy al 518-783-2901. Le tabelle incrociate e le frequenze dei sondaggi sono disponibili all’indirizzo: www.siena.edu/scri/research. Commenti sullo studio sono i benvenuti e possono essere inviati via e-mail a dlevy@siena.edu.
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