Apprendo dai media che anche il professor Stanislaw Grygiel, allievo di Karol Wojtyla e divenuto poi suo consigliere, è stato licenziato dall’Istituto Giovanni Paolo II. Egli ricopriva la Cattedra Wojtyla, ad hoc affidata al filosofo polacco Stanislaw Grygiel, che di Karol Wojtyla è stato anche grande amico.
Insieme a Stanislaw Grygiel sono stati licenziati anche Maria Luisa Di Pietro, Monika Grygiel, Przemislaw Kwiatkowski.
Il licenziamento di Grygiel è una perdita per l’Istituto. Inoltre, la faccenda comincerebbe ad assumere i contorni di un vero e proprio repulisti, la cancellazione di una storia, quella della eredità di San Giovanni Paolo II
Su questo blog di Grygiel abbiamo parlato qui, qui, e qui.
Voglio però riprendere alcuni passi da un articolo che ho pubblicato l’anno scorso. Il resto, lo trovate qui.
GRYGIEL: [V]orrei sottolineare solo il fatto che il contributo dell’arcivescovo Karol Wojtyła all’enciclica Humanae vitae trova origine nel suo amore per la verità sull’uomo, una verità rivelata nel Verbo incarnato e vissuta nell’esperienza morale della persona umana. In queste due esperienze, egli ha ricevuto il dono di comprendere la dignità della persona umana. Karol Wojtyła era consapevole che questa enciclica era, è e sarà un baluardo della libertà, cioè dell’amore responsabile senza il quale l’uomo degenera in schiavo che tratta se stesso e gli altri come oggetti da sfruttare per interessi effimeri.Questa degenerazione, separando “i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo” (HV 12), cioè distruggendo l’evento del mistero dell’amore che unisce l’uomo e la donna in “una sola carne”, distrugge la comunione coniugale e così facendo la società stessa, che viene proprio dalle persone unite tra loro. Il Maligno, che ha paura dell’amore e quindi non lo ama, provoca il caos nei cuori e nei pensieri delle persone con divagazioni psicologiche e sociologiche attraverso le quali alcuni pastori e prelati elevano la debolezza dell’uomo alla dignità del principio di vita, sostenendo che nella storia di questa debolezza si rivela la Parola di Dio sul matrimonio. Chi crede che indulgere a questa debolezza sia un ideale pratico e la chiama misericordia, disintegra la persona e di conseguenza disintegra la Chiesa e la società. Essi le immergono nella luxuriae indignitate (rabbia e lussuria).
L’enciclica Humanae Vitae non propone un’etica della vita sociale, ma ne indica i fondamenti antropologici, cioè l’amore che unisce l’uomo e la donna in “una sola carne”. Paolo VI, prevedendo che lo sviluppo delle scienze potesse ridurre questa unione a un gioco di affetti e di altri interessi, proclamò con forza la verità oggettiva e il bene oggettivo dell’amore umano in cui si rivela la dignità della persona dell’uomo. Una società privata di questa verità e di questa dignità sull’uomo non sarà altro che una costruzione tecnica di affetti e interessi effimeri.
(…)
Sia il Beato Paolo VI che San Giovanni Paolo II il Grande hanno confessato con San Paolo: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. Non lasciatevi trasportare da ogni tipo di insegnamento strano” (Ebrei 13:8-9).
L’insegnamento della Chiesa non ha bisogno di verbosità che di solito confonde, ma di parole piene della Parola di Dio – parole chiare e concise. Approfondire la comprensione della presenza del Verbo Divino nell’Humanae Vitae non significa cambiarne il contenuto. Coloro che lo cambiano non vedono nell’uomo la sua inestimabile dignità, ma solo qualcosa su cui fissare un prezzo, secondo le circostanze politiche, psicologiche e sociologiche.
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