Il papa, durante la consueta conferenza stampa in aereo, questa volta di ritorno da Ginevra, dal World Council Of Churches, ha risposto a tante domande.
Sono sicuro che questa la risposta alla domanda che segue susciterà interesse. Leggetela attentamente.
Lei parla spesso di passi concreti da fare nell’ecumenismo, oggi ha detto: vediamo ciò che è possibile fare concretamente. I vescovi tedeschi hanno deciso di fare un passo, per la comunione al coniuge protestante. E allora ci chiediamo come mai l’arcivescovo Ladaria abbia scritto una lettera che sembra un po’ un freno di emergenza. Dopo l’incontro del 3 maggio era stato detto che si doveva trovare una soluzione unanime. Sarà necessario un intervento dal Vaticano?
«Questa non è una novità, perché nel Codice di Diritto canonico è previsto ciò di cui i vescovi parlavano: la comunione nei casi speciali. Loro guardavano il problema dei matrimoni misti. Il Codice dice che il vescovo della Chiesa particolare, di una diocesi, deve occuparsi di quello, è nelle sue mani. I vescovi tedeschi, poiché avevano visto che non era chiaro – alcuni sacerdoti forse non agivano in accordo col vescovo – hanno voluto studiare questo tema e hanno fatto questo studio, che – non voglio esagerare – è durato più di un anno, ben fatto. E lo studio è restrittivo: quello che i vescovi volevano dire è chiaramente quello che nel Codice c’è. Io che l’ho letto ho detto: è restrittivo, non è aprire a tutti! Hanno voluto farlo per la Chiesa locale. La cosa è scivolata alla Conferenza episcopale tedesca, ma il Codice non prevede questo, il Codice non prevede la Conferenza, perché una cosa approvata da una Conferenza episcopale subito diventa universale. E questa è stata la difficoltà, non tanto il contenuto. Hanno inviato il documento, poi ci sono stati due o tre incontri e l’arcivescovo Ladaria ha inviato quella lettera ma col mio permesso, non l’ha fatto da solo. Io ho detto sì, è meglio fare un passo avanti e dire che il documento ancora non è maturo e che doveva studiarsi di più la cosa. Poi c’è stata un’altra riunione e alla fine studieranno la cosa. Credo che questo sarà un documento orientativo perché ognuno dei vescovi diocesani possa gestire ciò che già il Diritto canonico permette. Non c’è stata nessuna frenata. Quando io ho fatto la visita alla Chiesa luterana di Roma, ho risposto secondo lo spirito del Codice di Diritto canonico, quello che loro cercano di fare adesso. Forse non c’è stata un’informazione giusta. Il Codice permette che sia la Chiesa particolare, non la Conferenza episcopale. Ma la Conferenza può studiare e dare linee orientative».
Fonte: Vatican Insider (qui)
Qui il video della domanda:
Nella parte finale dell’intervista il Papa chiarisce ancor di più le possibilità di intervento sulla questione in oggetto da parte del vescovo locale e della conferenza episcopale.
Ad un certo punto, a mio parere, entra in contraddizione affermando che la conferenza episcopale non può concedere “l’intercomunione” perché coinvolgerebbe l’intera Chiesa, mentre il vescovo locale lo può fare. Ma il vescovo locale non deve anche lui rispettare la Dottrina Cattolica della Chiesa?
A breve nuovo articolo sul tema. Grazie dell’attenzione.