Nell’articolo di ieri (qui) abbiamo messo in evidenza la risposta che il papa ha dato sulla questione della intercomunione durante la conferenza stampa tenuta sul volo di ritorno da Ginevra.
Per comodità riporto la sintesi della risposta:
«…l’arcivescovo Ladaria (il Prefetto della CDF, ndr) ha inviato quella lettera (che respingeva la proposta dei vescovi tedeschi, ndr) ma col mio permesso, non l’ha fatto da solo. Io ho detto sì, è meglio fare un passo avanti e dire che il documento ancora non è maturo e che doveva studiarsi di più la cosa. (…) Non c’è stata nessuna frenata. Quando io ho fatto la visita alla Chiesa luterana di Roma, ho risposto secondo lo spirito del Codice di Diritto canonico, quello che loro cercano di fare adesso. Forse non c’è stata un’informazione giusta. Il Codice permette che sia la Chiesa particolare, non la Conferenza episcopale. Ma la Conferenza può studiare e dare linee orientative».
Domande Persistenti
La risposta di papa Francesco non risolve tutta la questione, anzi lascia aperta la porta ad alcune domande persistenti.
A tal proposito, sono state fatte alcune osservazioni sulla risposta del Papa.
A questo fine riprendo una parte di un articolo di Edward Pentin scritto ieri sul National Catholic Register.
Eccola nella mia traduzione.
In primo luogo, l’enfasi del Santo Padre sul diritto canonico. Anche se non vi si riferiva specificamente, Francesco aveva in mente soprattutto il Canone 844 §4 che afferma che se:
“844 §4. Se vi sia pericolo di morte o qualora, a giudizio del Vescovo diocesano o della Conferenza Episcopale, urgesse altra grave necessità, i ministri cattolici amministrano lecitamente i medesimi sacramenti anche agli altri cristiani che non hanno piena comunione con la Chiesa cattolica, i quali non possano accedere al ministro della propria comunità e li chiedano spontaneamente, purché manifestino, circa questi sacramenti, la fede cattolica e siano ben disposti..”
Oltre la preoccupazione di come l’enfasi del Papa sul vescovo diocesano possa influenzare negativamente l’unità della Chiesa, persistono altre domande frequenti a cui non è ancora stata data risposta.
Queste includono cosa si intenda esattamente per “grave necessità“?
Edward Peters, professore di diritto canonico al Seminario Maggiore del Sacro Cuore di Detroit, ha sottolineato le debolezze del Canone 844 nei commenti fatti al National Catholic Register di marzo scorso, il principale dei quali è un’interpretazione ampia (del concetto) di “grave necessità“. Il canone, ha detto, ha “diversi problemi terminologici” che lo rendono un “candidato urgente per una riforma“.
Anche altri canonisti, parlando al National Catholic Register sotto la condizione di anonimato vedono allo stesso modo problemi con il canone, con uno di essi che dice che il canone contiene un “vizio intrinseco”. Egli si è chiesto come un non-cattolico possa essere “adeguatamente disposto” mentre persiste nel rimanere fuori dalla Chiesa. La fede cattolica, ha detto, non è “affettabile“, ma deve essere presa nel suo insieme, con la piena accettazione dell’autorità della Chiesa, dei suoi pronunciamenti infallibili, dei principi della fede e della morale.
“Il rispetto dell’Eucaristia e della fede, e la necessità di evitare lo scandalo e di condurre gli altri al peccato dell’eresia, richiederebbero un atto pubblico di ritrattazione e di Confessione“, ha detto.
Come ha sottolineato Peters nei suoi commenti di marzo: la mancanza di rispetto per un sacramento “pone inevitabilmente le basi per la mancanza di rispetto per tutti i sacramenti”.
Lo si vede forse più chiaramente dal fatto che la Confessione, requisito per ricevere degnamente l’Eucaristia, non è stata menzionata nella proposta respinta dai vescovi tedeschi.
“Non ne parlano perché non sono interessati“, ha detto il cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, al National Catholic Register il mese scorso. Ha detto di credere che alcuni dei protagonisti dell’intercomunione “non capiscono quale sia il vero senso dell’Eucaristia, come sacramento dell’altare”. Per loro, ha detto, “è solo un segno di appartenenza, un segno esterno“ e ha detto che “alcuni dei nostri teologi dicono che siamo tutti redenti dalla volontà comune di Dio, la salvezza per tutti, e i sacramenti non hanno un significato strumentale. Sono solo una forma superficiale di esprimere alcuni sentimenti di amicizia e alla fine non c’è bisogno di loro“.
Ma egli ha avvertito che se state “minando il significato sacramentale dei sette riti fondamentali della Chiesa cattolica, state minando tutta la sacramentalità della Chiesa, e quindi non c’è bisogno della Chiesa“ e “nessuna differenza” tra un’istituzione umana e la “santa Chiesa apostolica cattolica, istituita da Gesù Cristo come fondamento della Verità”.
Infine, nell’ipotesi che vescovi e sacerdoti abbiano maggiore autorità per interpretare unilateralmente se un coniuge protestante possa ricevere la Santa Comunione, si applicheranno sanzioni a coloro che abitualmente amministrano il Santissimo Sacramento a coniugi protestanti che non si trovano in una situazione di “grave necessità”?
Il National Catholic Register ha posto queste domande al Cardinale eletto Ladaria, al Cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e all’Ufficio Stampa della Santa Sede e riporterà le loro eventuali risposte.
Per la Chiesa tedesca, i commenti del Papa influenzeranno senza dubbio una riunione del Consiglio episcopale permanente lunedì e martedì prossimi a Berlino. L’incontro è a quanto si dice cruciale per determinare come si procederà.
fonte: National Catholic Register
Qui il video della domanda:
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