Il presidente della Cina visiterà l’Italia giovedì prossimo. Vi sono rumors che vi possa essere un incontro tra Xi Jinping, presidente cinese, e papa Francesco. Una fonte vaticana ha smentito (qui). Cina e Vaticano hanno interrotto le relazioni da quasi 60 anni. Ci sarà l’incontro?
Ce ne parla Pullella in questo suo articolo che vi propongo nella mia traduzione.
Vi propongo in fondo anche un dispaccio dell’Agensir.
Un alto funzionario vaticano dice che il governo cinese non dovrebbe temere “sfiducia o ostilità” da parte della Chiesa cattolica romana, lo ha scritto tra le speculazioni circa il fatto se il presidente Xi Jinping incontrerà Papa Francesco questa settimana.
Fonti importanti del Vaticano hanno detto che papa Francesco è disposto ad incontrare Xi e che gli intermediari hanno fatto delle aperture al Vaticano, ma la parte cinese non ha ancora formalmente chiesto un incontro. Qualsiasi incontro sarebbe il primo tra un leader cinese e un papa.
La visita di Xi, che inizia giovedì, è la prima in Italia dopo lo storico accordo di settembre tra il Vaticano e il governo cinese sulla nomina dei vescovi in Cina.
Pechino ha tagliato i legami diplomatici con il Vaticano nel 1951 e ha continuato a temere che una Chiesa indipendente in Cina potesse minacciare la sua autorità.
“La Santa Sede (nutre) nessuna diffidenza o ostilità verso qualsiasi Paese”, scrive il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nell’introduzione di un nuovo libro sulla Cina che sarà pubblicato martedì. Una copia anticipata dei commenti di Parolin nel libro, “La Chiesa in Cina – Un futuro ancora da scrivere” – è stata messa a disposizione di Reuters.
Parolin, secondo solo al papa nella gerarchia vaticana, ha detto che l’opera della Chiesa cattolica in Cina “non può essere separata da una posizione di rispetto, stima e fiducia verso il popolo cinese e le sue legittime autorità statali”.
Questo è sembrato essere un altro tentativo del Vaticano di placare le preoccupazioni di Pechino.
Mentre lo storico accordo di settembre ha avviato un dialogo diretto senza precedenti tra il Vaticano e la Cina, Pechino e la Santa Sede non hanno ripreso le relazioni diplomatiche.
Parolin ha scritto che i “nodi inestricabili” nelle relazioni tra Cina e Vaticano potrebbero essere sciolti attraverso un nuovo approccio unitario che comprenda un mix di “teologia, diritto, lavoro pastorale e persino diplomazia”.
È di routine che i capi di Stato e di governo in visita in Italia incontrino anche il Papa. Una fonte vaticana ha detto che potrebbe essere inserita nel programma di Xi “all’ultimo minuto”. Un portavoce vaticano ha detto che non è nell’agenda del Papa.
L’accordo di settembre, in divenire da più di 10 anni, dà al Vaticano una voce in capitolo nella scelta dei vescovi in Cina. I critici, in particolare i cattolici conservatori, l’hanno etichettato come una svendita al governo comunista.
I circa 12 milioni di cattolici cinesi sono stati divisi tra una Chiesa clandestina che giura fedeltà al Vaticano e l’Associazione patriottica cattolica diretta dallo Stato (cinese, ndr). Ora entrambe le parti riconoscono il papa.
Molti ritengono che l’accordo di settembre sia un precursore della ripresa dei legami diplomatici con Pechino.
Questo significherebbe interrompere i rapporti con Taiwan, che Pechino considera una provincia rinnegata. Il Vaticano è l’ultimo alleato diplomatico dell’isola autogovernata rimasto in Europa.
Fonte: Reuters
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Da Agensir:
“Oggi, siamo chiamati a fare memoria e, insieme, a scrivere una pagina nuova per il futuro della Chiesa in Cina”. Lo scrive il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, nella prefazione di “La Chiesa in Cina. Un futuro da scrivere” di Antonio Spadaro (ed. Ancora-La Civiltà Cattolica).
Riflettendo sull’accordo firmato recentemente tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese, il porporato osserva che “l’evangelizzazione della Cina costituisce ancora oggi una sfida decisiva per tutta la Cattolicità”. Per affrontarla, occorre “anzitutto ritessere l’unità della Chiesa”. Perché “la Chiesa in Cina ha bisogno di unità, ha bisogno di fiducia e di un nuovo slancio pastorale”.
Il card. Parolin riconosce anche che “molti problemi sono ancora aperti”. “Il cammino dell’unità non è ancora interamente compiuto e la piena riconciliazione tra i cattolici cinesi e le rispettive comunità di appartenenza rappresenta oggi un obiettivo prioritario”. È per questo motivo che il cardinale reputa “quanto mai necessario” che anche in Cina “prenda avvio progressivamente un cammino serio di purificazione della memoria”.
Il segretario di Stato indica poi l’“universalità” della Chiesa come il fattore che “spinge la Santa Sede a non nutrire sfiducia od ostilità verso alcun Paese, ma a percorrere la via del dialogo per superare le distanze, vincere le incomprensioni ed evitare nuove contrapposizioni”. Per questo motivo, “l’annuncio del Vangelo in Cina non può essere separato da un atteggiamento di rispetto, di stima e di fiducia verso il popolo cinese e le sue legittime autorità”.
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