La giornalista Elisabetta Ambrosi, in un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano (qui), da una parte si dimostra compiaciuta, ma dall’altra contrariata. Gongola perché il Consiglio Etico tedesco, un organo consultivo per le questioni etiche delicate del governo federale, ha approvato a maggioranza una risoluzione in cui si dice che “Non è compito del diritto penale applicare standard morali o porre limiti alle relazioni sessuali tra cittadini adulti ma di difendere i singoli dai danni e da gravi disturbi, e proteggere l’ordine sociale della comunità”. In questa delibera la Ambrosi vede già un ottimo spunto per una eventuale proposta da “passare” a qualche organismo etico consultivo italiano. D’altra parte, è contrariata per il fatto di vivere in un paese buzzurro e retrivo perché, scrive, “del tema incesto è quasi inutile parlare in Italia, paese dove qualsiasi proposta libertaria sui cosiddetti temi “etici” (…), suscita reazioni indignate – che gridano al relativismo e allo sfaldamento sociale – perfettamente strumentali a che tutto resti inalterato”.
La Elisabetta Ambrosi si dispiace che l’Italia sia un “paese (che) ancora – punisce una creazione incestuosa, soprattutto quando ne derivi un ‘pubblico scandalo’, con il carcere, da uno a otto anni (…)”.
Curioso il suo ragionamento. Dice infatti: “se un’azione morale crea danni ad altri, va vietata, altrimenti no. Che tipo di danni può creare una relazione sessuale tra consanguinei? Quando non ci sono figli, nessuna, quindi non dovrebbe interessare lo Stato, quando il rapporto è consensuale”.
E dunque, secondo lorsignori, se il rapporto avvenisse tra consanguinei e non generasse figli, nulla quaestio, tutto dovrebbe essere lecito. Ma nel caso ci scappasse un figlio? Beh, sembra che si ricada nella fattispecie dell’illecito, del reato (o al massimo dell’aborto, quell’azione che “sistema” ogni cosa). La giornalista, dunque, pare far propria una morale “a fisarmonica”.
In verità, o un atto è male, sempre, o non lo è.
Quando non si parte da un punto fermo, come sono ad esempio gli atti intrinsecamente disordinati (intrinsece malum), poi è facile annaspare, o farsi la morale (e la legge) tagliata su misura del proprio bisogno, personale o sociale.
Forse alla Ambrosi il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà sembrare uno strumento medievale, ma al n.1754 esso recita: “…Le circostanze, in sé, non possono modificare la qualità morale degli atti stessi; non possono rendere né buona né giusta un’azione intrinsecamente cattiva.”
A qualcuno, anche cattolico (quello abituato ad un discernimento particolarmente spinto), questa frase potrà sembrare rigida. In realtà è vera, ed aiuta nella vita concreta.
Non facendola propria, si finisce nella morale liquida e confusa, proprio come quella della Ambrosi che, infatti, dice:
“Ma allora, se vogliamo seguire rigorosamente il ragionamento, proprio chi considera tabù l’incesto dovrebbe con coerenza difendere e incoraggiare la diversità e l’unione tra diversi in ogni caso, non solo quando il “diverso” rientra tra i suoi standard morali: ad esempio eterosessuale, sposato, cattolico”.
Come si vede, la Ambrosi confonde la giusta e necessaria diversità di sangue (proprio per evitare la consanguineità, che fa aumentare il rischio di patologie) con la “diversità” intesa in senso morale e/o sociologico, cioè con quella che coincide con l’accettazione della pratica della omosesualità (che con la prima non ci azzecca nulla).
Data questa confusione, è facile poi passare alla approvazione del matrimonio incestuoso.
Dice infatti la Ambrosi:
“Dal punto di vista liberale, forse un’ipotesi del genere (matrimonio tra consanguinei, ndr) non dovrebbe essere del tutto esclusa”.
Il discorso che abbiamo appena abbozzato, ovviamente, non vale solo per le persone come la Ambrosi, ma anche, e soprattutto, per alcuni sacerdoti, vescovi e cardinali cattolici, quelli che stanno adombrando l’ipotesi della benedizione delle coppie omosessuali. Infatti, questi cattolici dovrebbero sapere che quando si comincia con tali benedizioni è fatale che si finisca poi per benedire anche le coppie incestuose.
Discernendo caso per caso, ovviamente. (e ci mancherebbe!)
di Sabino Paciolla
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