il gatto Mic
il gatto Mic

 

 

di Brunella Rosano

 

Questo post/articolo/scritto (chiamatelo come volete), non è indicato per quanti ritengono che cani, gatti, canarini, criceti, … siano solo bestie, o se volete, bestioline, intercambiabili, trascurabili…. Non per niente sono definiti “animali da compagnia”: sono di compagnia a chi è solo, a chi ha bisogno di sentirsi utile prendendosi cura di un altro essere …..

La storia che desidero raccontarvi è iniziata a giugno 2010. Non temete: sarò sintetica!

Si stavano disputando i mondiali di calcio e Vittorio, il mio consorte, stava guardando la partita in tv. Io stavo stirando nella stanza che poi è divenuta la camera degli ospiti. Ad un certo punto udii un miagolio che proveniva dal sottotetto. Mi fermai per evitare che il rumore del vapore mistificasse quanto avevo udito, ma il miagolio si rifece sentire. Allora chiamai Vittorio e attraverso la botola che conduce al sottotetto andai in perlustrazione. Nel nylon in cui avevamo avvolto un lampadario trovammo un micetto di pochi giorni, aveva ancora gli occhietti chiusi. Avevamo sentito dire da un vicino di casa di aver visto una nidiata di quattro micetti; probabilmente la mamma li stava trasferendo in un luogo più sicuro. Non lo toccammo altrimenti la gatta avrebbe sentito l’odore e non lo avrebbe più voluto. Così dicono gli esperti, ma portammo un piattino con un po’ di latte. Dopo cena ritornai a vedere la situazione: il micino era ancora al suo posto e il latte non c‘era più! A quel punto presi l’animaletto e iniziai a nutrirlo con una siringa e il latte che avevamo in casa. Successivamente scoprii che esiste il latte per gattini ed esistono i biberon. Non vi dico lo stupore quando allattandolo vedevo il micio mettere le zampine attorno al biberon, come facevano i miei figli! E miracolosamente il gattino non morì, anzi, pian pianino crebbe e divenne adulto.

Gli insegnai ad usare la scatola per i suoi bisogni ed imparò subito. Fortunatamente non ci fu bisogno di insegnargli la pulizia: era pulitissimo! Passava ore a leccarsi il pelo, le zampine, e… tutto il resto.

I nostri figli ci prendevano in giro e lo chiamavano “il nostro quinto figlio peloso”! in realtà è arrivato nel momento in cui cominciavamo a sentire la “sindrome del nido vuoto”. Federica si sarebbe sposata ad agosto e già da tempo si era trasferita in Veneto, Jacopo lavorava e quindi stava fuori tutto il giorno, Irina e Clarissa in università. Avevamo proprio bisogno di dedicarci alla cura di qualcuno e arrivò Mic, per l’anagrafe Principe Attila, per la distruzione di cestini, gambe del tavolo, .. che fece i primi tempi.

In quella prima estate rischiò più volte la vita: esaurì tre vite, delle proverbiali sette che si dice i gatti abbiano. La prima volta finì nella “ghiacciaia” che mio nonno macellaio aveva fatto costruire in cantina; lo recuperammo calando un cestino in cui avevamo posizionato la sua copertina, annusandola saltò nel cestino e lo portammo in salvo. La seconda volta rischiò la disidratazione perché si era dimenticato di bere. La terza per poco non si strozzava giocando con una borsa di plastica: si era attorcigliato il manico attorno al collo! Esperimenti di un cucciolo!

Quando andai in gita scolastica in Grecia non mi vide per alcuni giorni. Al ritorno era così felice di rivedermi che appoggiò le zampe sulle spalle e leccò tutta la mia faccia! D’altronde, ero la sua “mamma”!

Ebbe pure la disavventura di procurarsi una frattura alla schiena per cui dovette stare fermo in una gabbia per parecchi giorni: prima nello studio della “pediatra” e poi a casa. Dopo questa esperienza non era più tanto agile nei salti, ma correva veloce.

Non aveva particolare “feeling” con Irina, la nostra terza figlia, ma quando stava poco bene, o meglio peggio del solito, si acciambellava sulla sua pancia per ore, per tenerle compagnia o per trasmettere il suo calore. Dopo di che, quando si riprendeva, partiva per i fatti suoi.

Era molto discreto. Quando avevamo ospiti a pranzo o a cena non veniva mai a disturbare: si fermava al piano superiore della casa e solo quando sentiva silenzio scendeva a mangiare o a fare i suoi bisogni.

Gli abbiamo dato tutti i vizi che non abbiamo dato ai nostri figli, compreso quello di mangiare in compagnia: non amava mangiare da solo e soprattutto gli piaceva essere imboccato con il cucchiaino!

Avevamo instaurato un sistema di comunicazione e si faceva capire: quando voleva giocare, quando uscire in cortile, che cosa desiderava mangiare!!! Se aprivamo una scatoletta che non era di suo gusto, si voltava sdegnosamente dall’altra parte finché non cambiavamo cibo. Quello che il Principe non gradiva finiva ai gatti randagi in strada!

Fino a febbraio 2022. Alla fine di febbraio notammo un rigonfiamento sotto la gola che gli rendeva difficoltoso nutrirsi. Il 4 marzo lo portammo dalla “pediatra” che gli fece gli esami del sangue: tutto a posto, sano come un pesce. Ci consigliò per maggiore sicurezza di fargli fare una ecografia. Ci indicò due cliniche. E noi scegliemmo la più vicina, a Saluzzo. Appuntamento venerdì 11 marzo alle ore 10. Avrei dovuto dare ascolto alla prima impressione: poca cortesia e odore di animali non proprio gradevole. Il “veterinario” lo visitò e gli fece la puntura per l’anestesia, senza pesare il micio e senza chiedere il peso. Mic stramazzò immediatamente. Rasò il collo e gli fece l’ecografia. Prima il veterinario e poi la collega, aspirarono con una siringa il liquido dal rigonfiamento. Il liquido aveva un aspetto roseo. Dopo di che il veterinario ci rassicurò che si trattava di un semplice ascesso (in termine tecnico “sialocele”) provocato da qualche cosa che aveva inghiottito inavvertitamente. Probabilmente una foglia di papiro di cui era goloso, pensammo noi! E ci congedò rassicurandoci ancora una volta. Avrebbe telefonato nel pomeriggio per dimetterlo. Alle 12.30 ricevemmo invece una telefonata concitata in cui ci sollecitava ad andare a “salutarlo”. Praticamente siamo andati a ritirare un cadavere che avevano attaccato al respiratore per far vedere che avevano fatto di tutto per salvarlo! La causa della morte? “Ab ingestis acuto” cioè una infiammazione dei polmoni causata dall’ingresso di sostanze estranee nell’albero broncopolmonare. Cioè, in parole povere, quando è passato l’effetto dell’anestesia, il vomito l’ha soffocato. Ma perché Mic era da solo? Non avevano calcolato il tempo del risveglio per dare la dovuta assistenza?

Successivamente cercai in internet recensioni sulla clinica. L’avessi fatto prima sarei fuggita a gambe levate! Certamente c’erano recensioni positive, ma quelle negative erano veramente numerose e quasi tutte riguardavano gatti.

Abbiamo affidato la questione ad un amico avvocato che ha studiato la vicenda ed ottenuto, nel giro di un anno, un risarcimento, parte a carico della loro assicurazione e parte direttamente a carico della clinica.

E devo confessare che non mi è affatto dispiaciuto. Una piccola soddisfazione rispetto al danno che abbiamo subito: ci hanno negato anni di affetto, di coccole feline, di compagnia! Ma queste, si sa, non sono monetizzabili!

Il mio pensiero è andato a quelle mamme (scusate se ho pensato prima alle mamme!) che hanno perso un/una figlio/a, e ne ho conosciute tante! Io ho veramente sofferto, ma sapevo, so, che si trattava di un gatto, ma quale strazio deve vivere, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, chi perde un figlio!

Solo la Madonna ai piedi della croce può comprenderlo, e solo affidandolo alle mani misericordiose della Vergine Maria le mamme, i papà possono sopportare tanto dolore, qualunque sia la causa della morte, malattia, incidente, ….

È così innaturale perdere un figlio che non esiste nemmeno un termine per definire chi ne è privato. Chi perde un genitore è orfano; chi perde il coniuge è vedovo; ma chi perde un figlio?

Non credo ci sia una lingua che preveda un termine appropriato.

Io penso sovente a queste mamme (Costanza, Maria, Leila, Laura…).   Di queste mamme conosco la storia: alcune hanno accompagnato i loro figli lungo il Calvario della malattia, hanno sofferto, pregato, sperato… un’altra l’ha persa nel sonno (in epoca non sospetta), un’altra l’ha visto partire con la moto, premio della laurea, ed un tragico incidente l’ha portato via! Prego per loro e prego perché mi venga risparmiata una tale prova! Ma quante mamme piangono ora i loro figli che muoiono improvvisamente oppure si ammalano di tumore e nel giro di pochi mesi passano a miglior vita. E tutto perché si sono fidati della “scienzah” e delle istituzioni!!! Hanno ceduto al vile ricatto di farsi inoculare un “siero magico” non sperimentato adeguatamente, per poter continuare a vivere una vita più o meno socievole, poter praticare sport, uscire con gli amici …..

Non so se qualcuno pagherà su questa terra i crimini commessi. Ma il Giudice Supremo ci aspetta tutti e, sarà pure misericordioso, ma è “giusto”!

 


Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.


 

Sostieni il Blog di Sabino Paciolla

 





 

 

Facebook Comments
Print Friendly, PDF & Email