Su richiesta di alcuni lettori interessati abbiamo pensato di rendere disponibile una semplice presentazione, “a puntate”, del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica (ed. del 29-6-2004) facendo seguire ogni numero da qualche spiegazione, che lo renda meglio afferrabile e assimilabile nella sua portata “dottrinale” ed, insieme, “esistenziale” (un tempo si sarebbe detto “spirituale”) così che si dimostri veramente utile per la vita cristiana.

Il materiale qui presentato è disponibile nel suo insieme nei tre volumetti: A. Strumia, Libere riflessioni a partire dal Compendio del Catechismo, vol. 1 – Il Credo, Amazon 2021; vol. 2 – I Sacramenti e la Liturgia, Amazon 2022; vol. 3 – La vita in Cristo e la preghiera, Amazon 2023. E in formato testo e audio sul sito albertostrumia.it/Fides-et-Ratio e sul canale YouTube www.youtube.com/c/AlbertoStrumiaAS.

 

Dio creatore del mondo

 

 

di Alberto Strumia

 

Preambolo

Prima di incominciare ad accostare il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, o, a maggior ragione il Catechismo nella sua versione più ampia, è bene chiarire il significato di alcuni termini che vengono spesso impiegati, talvolta anche senza essere precisati. Questi sono i termini: “Primo annuncio” (kèrigma) o anche semplicemente “Annuncio”; “Dottrina”; “Catechesi”; “Teologia”.

  1. Il “Primo Annuncio”

Il “primo annuncio” è quello che comunica la “notizia” su chi è veramente Gesù Cristo, vero Dio (“Verbo”): «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1).

L’unico Dio che ha assunto anche la natura di vero uomo, per farsi conoscere (“Rivelazione”) come «centro del cosmo e della storia» (Redemptor hominis, n. 1):  «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

L’Annuncio comunica la “buona notizia” (euangélion, Vangelo) per ogni uomo: che la vita ha un “senso buono”, per chi lo vuole riconoscere: «A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12).

E con la “notizia” introduce anche il “metodo” per una sua “verifica” esistenziale e predisporre alla fede, oggi, attraverso la “testimonianza” e la “credibilità” umana di coloro che portano l’Annuncio.

«Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1,1-3).

Ai tempi degli Apostoli (“epoca apostolica”), tale Annuncio si riassumeva sinteticamente nella notizia dalla quale si poteva capire anche tutto il resto: la notizia della Risurrezione di Cristo. I primi cristiani si salutavano con la formula “Cristo è risorto” (Christós anésti). Dal momento della Risurrezione in poi il compito della Chiesa è quello di annunciare Gesù Cristo, unico Salvatore dell’uomo. «E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?» (Rm 10,14). Se questa consapevolezza viene meno è segno che è venuta meno anche la fede.

  1. La “Dottrina”

La fede cristiana ha come oggetto primo Cristo stesso, riconosciuto come vero Dio e vero uomo: ciò che Egli è (la Sua Persona); ciò che ha insegnato in “parole” e “opere”.

Gesù stesso parla del contenuto del Suo “insegnamento” definendolo come “dottrina” («Udendo ciò, la folla era sbalordita per la Sua dottrina», Mt 22,33; «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!», Mc 1,27; «Rimanevano colpiti dal Suo insegnamento, perché parlava con autorità», Lc 4,32;  «Ogni giorno insegnava nel tempio», Lc 19,47; «Gesù rispose: “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la Sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso”», Gv 7,16-17; «Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai Suoi discepoli e alla Sua dottrina», Gv 8,19).

  1. La “Catechesi”

La “catechesi” rappresenta il secondo passo dell’“iniziazione cristiana”, dopo il “primo annuncio”. Essa consiste nell’insegnamento della “dottrina” di Cristo, “tramandata” (tradizione, traditio) dagli Apostoli e successivamente “custodita” dalla Chiesa lungo i secoli come un “deposito” (depositum fidei) al quale attingere con sicurezza e senza alterarlo. Gli Apostoli e i loro successori (i Vescovi), con a capo Pietro e i suoi successori (i Papi), non sono i “padroni” del “deposito”, così da poterlo cambiare, ma devono esserne i “custodi” e interpreti fedeli, con l’assistenza dello Spirito Santo: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).

La “catechesi” ha come oggetto la “dottrina” che deve essere fatta conoscere: ai bambini che si preparano a ricevere i Sacramenti; ai “catecumeni” adulti in preparazione al Battesimo (catechesi “prebattesimale”); alla Comunione (Eucaristia); alla Cresima (Confermazione). E, dopo l’“iniziazione” cristiana (Battesimo, Cresima, Comunione), agli adulti per l’“approfondimento” della fede (catechesi “mistagogica”). E la preparazione alla Confessione (Penitenza), per ricorrervi regolarmente, oltre che necessariamente in ogni situazione di peccato grave.

  1. La “Teologia”

La “teologia” non va confusa con la “dottrina”. La “teologia” consiste in un lavoro sistematico degli studiosi (i teologi) che, a partire dalla “dottrina”, contenuta nella Rivelazione (fissata nella Sacra Scrittura), autenticamente interpretata dal Magistero della Chiesa – da loro accettata per fede – e dalle loro conoscenze “filosofiche” e “scientifiche” deducono, seguendo le “regole della logica”, delle conseguenze coerenti sia con la “dottrina” che con la “filosofia/scienza”, sviluppando una teoria descrittiva e sistematica (“scienza teologica”).

Chiaramente possono essere considerate “teologia cattolica” (“Teologia” con l’iniziale maiuscola) solo quelle “teorie” che si basano su premesse filosofiche che non contraddicono la “dottrina”. Diversamente si parla di “teologia” (con l’iniziale minuscola), in un senso che viene “esteso”, più o meno opportunamente e appropriatamente, anche alle visioni non cattoliche, o addirittura non cristiane (nelle religioni).

Mentre la “dottrina” di Cristo, in senso proprio, non può essere modificata nel corso dei secoli, la “Teologia” ha carattere “ipotetico” e può subire correzioni in dipendenza delle correzioni resesi necessarie per la filosofia/scienza sulla quale il teologo si basa, o di ulteriori dati dogmatici definiti dal Magistero che escludono come erronee concezioni teologiche fino a quel momento ritenute ammissibili.

Il carattere ipotetico della teologia di un autore assume sempre maggiore “certezza” nella misura in cui resiste alla prova della storia, fondandosi su basi filosofiche (“metafisiche”) consolidate, e non necessariamente in ogni suo aspetto. Basti pensare alla teologia dei Padri della Chiesa e in particolare di sant’Agostino e di san Tommaso d’Aquino.

La struttura del Catechismo (il “contenuto”)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ha come oggetto proprio la “dottrina cattolica” e non una teologia particolare, se non in quegli aspetti che la Chiesa ha assunto come parte integrante del suo insegnamento, riconoscendoli come parte della “dottrina”, per una comprensione più profonda dell’insegnamento di Cristo.

Come tale, l’insegnamento del Catechismo non deve essere inquinato, per quanto possibile, dalle mode teologiche del momento, né dalle tendenze filosofiche e ideologico-politiche del tempo, né deve essere accompagnato dall’invito ad assumere o compiere gesti dettati dal sentimentalismo.

Nell’Ultima Cena Gesù aveva lasciato agli Apostoli un preciso “mandato” esplicito: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Da questo “mandato”, che essi presero “alla lettera”, per l’autorevolezza con cui era stato pronunciato, ispirati in ciò dallo Spirito Santo, nacque la “liturgia” cristiana, alla quale si doveva essere ammessi solo se si aveva una piena “consapevolezza” di ciò che in essa stava accadendo e si aveva fede nella “dottrina” di Cristo.

I cristiani erano convocati in nome di questa “fede comune” (“comunione” delle “cose sante”) che li univa, fino a formare, con il loro prendere parte alla liturgia come un “anello”, i cui frammenti si ricomponevano (syn-ballein) insieme combaciando perfettamente. Era il “simbolo apostolico”, che oggi noi chiamiamo il Credo.

Per poter ricevere il Battesimo ed entrare ad essere membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa, per unirsi al “simbolo” bisognava imparare a memoria e conoscere il significato delle parole del Credo e dichiarare di riconoscerle vere (“professione di fede”).

Ai catecumeni veniva “consegnato” (“tra-mandato”) dalla Chiesa il “Simbolo” perché essi, una volta battezzati, lo professassero pubblicamente dinanzi alla comunità, “restituendolo” intatto – come lo avevano ricevuto – alla Chiesa (reddito symboli).

Insieme al “simbolo” veniva insegnato il “Padre Nostro”, la preghiera che Gesù stesso aveva insegnato agli Apostoli e ai discepoli («Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,…», Mt 6,9; «“Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome,…”», Lc 11,1-2).

Per questa ragione i catechismi hanno tradizionalmente contenuto: la spiegazione del Credo, ovvero dei dogmi principali della fede e del Padre nostro.

Nell’attuale Compendio troviamo la “Parte I” dedicata al Credo, e la “Parte IV” alla “preghiera cristiana”. Le altre due parti sono dedicate alla Liturgia e ai Sacramenti, espressione e attuazione di ciò in cui la Chiesa “crede” (lex orandilex credendi); e all’“antropologia” cristiana (l’“uomo nuovo” in Cristo) con la “morale” ad essa conseguente (i Comandamenti e le regole per la “vita buona” dell’“uomo nuovo”).

La didattica del Compendio (il “metodo”)

Il Catechismo utilizza come “metodo didattico” quello della comunicazione del “contenuto essenziale” (cioè indispensabile per essere consapevolmente cristiani cattolici). Questo contenuto è quello della “Rivelazione”; del “Magistero della Chiesa”, consolidatosi fino a formare una “Tradizione”, dagli insegnamenti del Padri fino alla formulazione del dogmi e di quella parte della “ filosofia” e della “scienza” che sviluppa ciò che anche nella Rivelazione è contenuto, o presupposto, e che la ragione può raggiungere anche da sola, se viene correttamente usata.

 

Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari.

 

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