Uno studio controverso sembra dimostrare che i ragazzini sottoposti a questa “cura” per la loro confusione di identità sessuale sviluppino pensieri suicidari (nonostante il trattamento ormonale venga presentato dai media come indispensabile proprio per evitarli) e che le famiglie non siano state rese edotte del carattere pressoché definitivo degli effetti a lungo termine di questo tipo di percorso sanitario.
In questo articolo della BBC Newsnight , tradotto da Annarosa Rossetto, Deborah Cohen e Hannah Barnes raccontano i retroscena della querelle in corso.
Trattamento per bambini transgender: studio sui bloccanti della pubertà sotto inchiesta
L’unica “clinica di genere” per ragazzi del NHS (Sistema Sanitario Statale) in Inghilterra ha abbassato l’età in cui offre ai bambini bloccanti della pubertà, in parte sulla base di uno studio attualmente in fase di investigazione.
I risultati completi dello studio non sono stati pubblicati, ma i primi dati hanno mostrato che alcuni pazienti che assumevano i farmaci hanno riportato un aumento dei pensieri di suicidio e autolesionismo.
La clinica ha affermato che i dati provenivano da un “piccolo campione” e quindi non è stato possibile trarne una “conclusione significativa”.
Questi farmaci che bloccano gli ormoni vengono somministrati ai bambini di 11 anni.
Gli esperti di studi clinici hanno criticato la progettazione dello studio, che a loro dire rende difficile capire se gli effetti riportati fossero dovuti ai bloccanti della pubertà o a qualcos’altro. Ma gli esperti hanno affermato, tuttavia, che questo giustificava ulteriori indagini.
La Health Research Authority (HRA) – che garantisce che gli studi medici siano etici e trasparenti – sta ora esaminando le affermazioni portate loro dal programma Newsnight della BBC sui primi risultati dello studio – e le informazioni che si ritiene siano state fornite a pazienti e genitori circa i possibili effetti dei farmaci che bloccano la pubertà.
Quando un bambino nel Regno Unito mette in discussione il proprio genere, può essere indirizzato al Gender Identity Development Service (Gids) presso la “Tavistock e Portman NHS Foundation Trust” a Londra e Leeds.
Uno dei trattamenti offerti sono i bloccanti della pubertà. Agiscono sul cervello per fermare l’eventuale produzione di estrogeni o testosterone, gli ormoni sessuali che aumentano durante la pubertà. Ciò impedisce lo sviluppo di caratteristiche sessuali come mestruazioni, aumento del seno o cambio della voce.
Prima del 2011, il Gids poteva dare i bloccanti della pubertà ai bambini solo dopo i 16 anni compiuti.
Ma quando le cliniche di genere in tutto il mondo hanno iniziato a fornire bloccanti a chi avevano appena iniziato la pubertà, sono aumentate le segnalazioni di bambini britannici che si recavano all’estero per acquistare i farmaci.
E nel 2011 è stato approvato uno studio medico attraverso il quale anche bambini più piccoli potevano accedere a questi farmaci.
‘Un passo che cambia la vita’
Riconoscendo le scarse evidenze per i farmaci, il team di ricerca, composto dal personale Gids e University College Hospitals, si è proposto di “valutare gli effetti psicologici, sociali e fisici” dei bloccanti su un gruppo di giovani accuratamente selezionato.
I dettagli sui rischi – come i potenziali effetti avversi sulla densità ossea, lo sviluppo degli organi sessuali, la conformazione del corpo o l’altezza finale da adulti – erano stati presentati con una scheda informativa per i pazienti. Ma Newsnight ha scoperto che alcune informazioni non erano state incluse.
Ricerche precedenti avevano suggerito che tutti i giovani che assumevano i bloccanti, avevano proseguito il percorso terapeutico prendendo ormoni intersessuali, e la fase successiva era stata la piena transizione al genere opposto. Ma a pazienti e genitori questo non è stato detto nel foglio informativo.
“Non mi pare che i genitori e i loro figli avessero potuto dare un consenso davvero informato data la mancanza di informazioni che erano state loro fornite”, ha dichiarato Michael Biggs, professore associato di sociologia all’Università di Oxford.
Il prof. Biggs, che si è attirato critiche da parte di alcuni membri della comunità transgender per i suoi punti di vista, ha aggiunto: “Non hanno ricevuto le informazioni di cui avevano bisogno per compiere questo importante passo che cambia la vita”.
Ha dato a Newsnight una serie di documenti relativi allo studio di ricerca che aveva ottenuto tramite richieste sulla libertà di informazione, che sono stati esaminati in modo indipendente.
Il Gids, insieme al ricercatore capo Prof. Russell Viner, ha dichiarato: “Siamo certi che il consenso informato sia stato dato chiaramente a tutti”.
Ha affermato che “la possibilità che il blocco della pubertà possa cristallizzare l’identità di genere” è stata sollevata con i pazienti e i genitori.
I dati preliminari per 30 dei 44 giovani dello studio sono stati messi a disposizione del consiglio di amministrazione del Tavistock nel 2015. Ha dimostrato che dopo un anno di blocco della pubertà, si è riscontrato un aumento significativo in coloro che hanno risposto affermativamente alla affermazione “Ho deliberatamente cercato di fare del male o uccidermi”.
La prof.ssa Susan Bewley, che presiede Healthwatch, un’organizzazione benefica per la scienza e l’integrità dell’assistenza sanitaria, è uno dei numerosi medici che manifestano preoccupazione per la mancanza di prove in questo settore della medicina.
Ha detto che vedere qualche cambiamento nei pensieri suicidari “è molto preoccupante”.
“Le buone pratiche mediche normalmente dovrebbere fare attente riflessioni sull’aumento dei danni”, ha aggiunto.
A causa di difetti nel modo in cui lo studio è stato avviato, non è possibile dedurre causa ed effetto e neanche dire se i tassi di pensieri suicidari siano più alti o più bassi in questo gruppo rispetto ai bambini con disforia di genere che non assumono bloccanti della pubertà.
Lo studio non aveva un gruppo di controllo, di bambini che non assumevano i farmaci, con cui confrontare i risultati. Inoltre, i risultati che stava misurando non erano chiari.
Tuttavia, gli esperti sostengono che queste osservazioni avrebbero dovuto far riflettere il Gids.
Il Gids ha dichiarato a Newsnight: “Tutti i pazienti sono stati visitati regolarmente da professionisti della salute mentale. Hanno concluso che non c’erano prove di danni che potessero essere direttamente attribuiti al trattamento e che la continuazione dello studio era appropriata.
Questi primi dati non sono stati condivisi con l’Autorità dell Ricerca Sanitaria, nonostante le sue richieste di aggiornamenti sullo studio nell’arco dei tre anni.
In risposta alla pubblicazione su Newsnight di questi dati preliminari e altre preoccupazioni sullo studio, Teresa Allen, amministratore delegato della HRA, ha dichiarato: “Le informazioni che Newsnight ha portato alla nostra attenzione non ci sono state fatti presenti prima.
“Investigheremo quindi ulteriormente, il che può includere una revisione del parere etico iniziale.”
L’HRA ha dichiarato a Newsnight che al momento non dispongono di tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Hanno esaminato i verbali del comitato etico che ha approvato lo studio e questi non hanno sollevato particolari preoccupazioni.
(…)
L’indagine di Newsnight arriva in un momento di crescente preoccupazione per il modo in cui il Gids opera.
In una lettera aperta della scorsa settimana, un ex clinico del Gids, il dott. Kirsty Entwistle, ha sollevato preoccupazioni sul modo in cui i bloccanti della pubertà venivano presentati ai bambini come “completamente reversibili”, quando il loro impatto a lungo termine era invece sconosciuto.
Ha anche affermato che il personale non poteva sollevare preoccupazioni senza rischiare di essere marchiato come transfobico.
L’amministratore delegato del Tavistock e Portman Trust Paul Jenkins ha dichiarato al programma Today di BBC Radio 4: “I bloccanti della pubertà sono reversibili”.
Ha detto che il Gids stava esaminando i processi per rendere più facile per i medici concentrarsi sul proprio lavoro, “piuttosto che essere distratti o influenzati da un dibattito molto acceso”, ma nell’organizzazione non erano state sollevate preoccupazioni su personale accusato falsamente di transfobia.
Tuttavia, un ex membro dello staff Gids ha dichiarato a Newsnight: “Io e moltissimi altri colleghi abbiamo sollevato preoccupazioni in tutte le sedi a nostra disposizione”.
E in una dichiarazione dell’anno scorso, il Trust riferiva preoccupazioni sul fatto che il personale stava affrontando accuse di transfobia aveva rivelato “un atteggiamento negativo nei confronti dell’identità di genere”.
Cambio di politica aziendale
Nel 2014, nonostante il quadro eterogeneo delle informazioni sullo studio – che era ancora in corso – è stato approvato dal NHS un cambiamento nella politica del Gids: i bambini con disforia di genere che erano appena agli inizi della pubertà, ora potevano essere ammessi ai trattamenti con i bloccanti.
I dati del Gids suggeriscono che tra il 2012 e il 2018, 267 persone di età inferiore ai 15 anni hanno iniziato a utilizzare i bloccanti.
Il servizio ha riferito a Newsnight che l’uso di bloccanti ormonali in questa età precoce “è disponibile solo per un gruppo accuratamente selezionato”.
Il NHS afferma che il cambiamento di politica è stato fatto in seguito ad una valutazione dello studio. Newsnight ha chiesto una copia di questa valutazione, ma non glie è stata fornita.
Un funzionario del NHS Inghilterra ha dichiarato che “le specifiche 2016 del servizioper i servizi di identità di genere erano basate su prove internazionali e sviluppate con esperti clinici e consultabili pubblicamente”.
“Le specifiche saranno riviste”, hanno aggiunto, includendo “una revisione della ricerca più aggiornata … e la consulenza di esperti clinici e accademici”.
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