In Germania alcuni vescovi sono stati più governativi del governo. Hanno impedito la partecipazione dei fedeli alle messe eucaristiche anche quando il governo la consentiva. Il vescovo Jung ha persino rifiutato di permettere la celebrazione della Santa Messa con i fedeli disponibili ad astenersi dal ricevere la Santa Comunione per motivi igienici. Tali Messe “contraddicono il significato della celebrazione liturgica”, ha affermato.
Franz Jung di Wurzburg è colui che nel 2018, da poco nominato vescovo da Papa Francesco, invitò tutti i coniugi protestanti, presenti e partecipanti alla due giorni di Messe giubilari di matrimonio nella sua diocesi, a farsi avanti e a ricevere la Comunione.
Ecco un articolo di Martin Bürger, pubblicato su Lifesitenews. Ve lo propongo nella mia traduzione.
La diocesi tedesca di Würzburg permette solo servizi di culto non eucaristici, anche dopo l’allentamento delle restrizioni governative sui raduni religiosi a partire dal 4 maggio. “La cosa più importante nella situazione della crisi del coronavirus è proteggere la salute dei fedeli”, ha annunciato la diocesi, guidata dal vescovo Franz Jung.
Né il comunicato stampa ufficiale né il decreto e le relative linee guida si riferiscono alla salute spirituale come più importante della salute fisica.
Il governo dello Stato della Baviera aveva dichiarato che i servizi di culto possono durare solo un’ora, richiedendo ai partecipanti di indossare maschere e di praticare “l’allontanamento sociale”. Gli incontri religiosi erano proibiti dal 21 marzo.
Mentre il governo non ha chiesto alla Chiesa cattolica di offrire solo servizi di culto non eucaristici, comunemente chiamati “liturgia della parola”, il vescovo Jung ha deciso, senza spiegazioni convincenti, di introdurre nella sua diocesi servizi di culto per fasi, che culminano con l’eventuale celebrazione dell’Eucaristia.
“Dopo un certo periodo di tempo, oltre alla raccolta di esperienze e alla loro valutazione, si terrà una nuova consultazione sull’ammissione della celebrazione pubblica dell’Eucaristia”, secondo la diocesi. Nel frattempo, “la Santa Messa può continuare ad essere celebrata tramite servizi in streaming”.
Il vescovo Jung ha persino rifiutato di permettere la celebrazione della Santa Messa con i fedeli che si astengono dal ricevere la Santa Comunione per motivi igienici. Tali Messe “contraddicono il significato della celebrazione liturgica”, ha affermato.
Jung non ha tenuto conto del fatto che per secoli i cattolici hanno ricevuto la Santa Comunione molto raramente, a volte solo per la Pasqua, pur continuando a partecipare alla Messa almeno ogni domenica.
“Tutto sommato – affermano le linee guida – si pone la questione se la forma di celebrazione dei servizi di culto possa essere mantenuta nel suo significato o se sia quasi ostacolata dalle linee guida e dalle restrizioni che devono essere fatte. Questo riguarda soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia. La ripresa dei servizi di culto pubblico a livello locale deve quindi essere ben considerata”.
Nessuno dei vescovi tedeschi ha protestato o addirittura messo sostanzialmente in discussione le misure imposte dal governo federale e statale. Al contrario, il Tribunale amministrativo bavarese ha sostenuto poco prima di Pasqua che il divieto delle Messe pubbliche andava bene, in quanto la Chiesa (in questo caso l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga) aveva già cancellato comunque tutte le Messe pubbliche.
I cattolici in Germania cominciano ad attribuire ai vescovi almeno in parte la colpa delle attuali difficoltà nell’andare a Messa e nel ricevere l’Eucaristia.
Benjamin Leven ha chiesto nell’edizione di maggio dell’Herder Magazin: “Non potrebbe la fretta e il silenzio con cui le diocesi cattoliche, prima ancora che lo Stato, hanno proibito i loro servizi pubblici e organizzato soluzioni alternative, avere la loro parte nel creare l’impressione che tutto andasse bene con le “devozioni private” e i servizi di culto televisivi?
“Forse le autorità ecclesiastiche – naturalmente senza negare le necessità di fatto – avrebbero dovuto esprimere un po’ più di costernazione per le misure che si vedevano costrette a prendere. Oppure avrebbero potuto semplicemente presentare la decisione alle autorità statali che, poco dopo, avrebbero comunque emesso le relative norme”, ha aggiunto Leven.
Durante tutte le “liturgie della parola” in mezzo alla pandemia di coronavirus nella diocesi di Würzburg, il canto è scoraggiato a causa del maggiore rischio di piccole gocce di saliva potenzialmente portatrici del virus. Le linee guida non sono riuscite a spiegare lo scopo delle maschere in questo contesto.
Oltre alle linee guida per la situazione attuale che consente solo servizi di culto non eucaristici, la diocesi ha fatto riferimento anche alle future celebrazioni della Santa Messa. A quel punto, ai fedeli sarebbe ancora proibito ricevere l’Eucaristia sulla lingua.
Come riferito da LifeSiteNews, diverse diocesi hanno sottolineato che la ricezione della Comunione sulla lingua non è più rischiosa che in mano. “Il rischio di toccare la lingua e di passare la saliva ad altri è ovviamente un pericolo, ma la possibilità di toccare la mano di qualcuno è altrettanto probabile e le mani sono più esposte ai germi”, ha sottolineato l’arcidiocesi di Portland, Oregon.
Il vescovo Jung di Würzburg non è l’unico vescovo in Germania che ha tentato di ritardare la celebrazione delle Messe pubbliche.
Piuttosto che chiedere l’accesso ai sacramenti, il vescovo Gerhard Feige di Magdeburgo ha sostenuto: “Non dovremmo piuttosto noi cristiani prenderci cura in modo responsabile e solidale di contenere il pericolo mortale dell’infezione da coronavirus e di prevenire un’eccessiva pressione medica sulla nostra società, piuttosto che, come i vari lobbisti, cercare di far passare i nostri interessi particolari?
Feige ha anche espresso la sua irritazione per un presunto “risentimento” per non poter andare a Messa e ricevere i sacramenti, che, secondo il vescovo, “alcuni credenti e leaders della Chiesa stanno ora esprimendo in modo lamentoso o belligerante”.
L’unico Stato tedesco che alla fine non ha vietato le messe pubbliche è stato il Nordreno-Vestfalia. Come riconosciuto, ad esempio, dall’arcidiocesi di Colonia, il governo statale “ha ritenuto sufficiente accettare gli impegni volontari” dei vescovi di non tenere riunioni religiose.
In altre parole, sono stati i loro vescovi, non il governo, a vietare ai fedeli della Renania Settentrionale-Vestfalia di partecipare alla Santa Messa nel giorno più sacro dell’anno, la domenica di Pasqua.
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