Ricevo da un lettore e volentieri pubblico.
Reverendo Monsignore,
sono Jacopo Berardo da Borgo San Dalmazzo, cattolico praticante, marito, padre e (fino all’avvento del Green Pass) attivo nei corsi di preparazione al Matrimonio.
Mi permetto di rubarLe qualche minuto del Suo tempo perchè ho un problema comportamentale: non so se devo ancora mettere la mascherina a Messa!
Domenica sera il “diligente servizio d’ordine” della Parrocchia di Gesù Lavoratore ha sbarrato la strada a me, mia moglie ed i nostri due bimbi: non volevano farci entrare a Messa in quanto ne eravamo sprovvisti.
La cosa, oltre a farmi arrabbiare, e preoccupare non poco i miei figli di 4 e 6 anni di non poter andare a trovare Gesù, mi ha lasciato parecchio interrogato.
La CEI si è espressa il 29/04 con una nota ufficiale che riporta la “raccomandazione” e non l’obbligo.
Il “buttafuori”, perdoni la parola ma di quello si tratta, mi diceva che a Cuneo ci sono indicazioni di “obbligo”.
Ho comunque forzato il “posto di blocco” chiedendo di parlare col Parroco, che non si è presentato, e sono entrato in Chiesa senza mascherina posizionandomi con la mia Famiglia in fondo alla Chiesa, in un angoletto ben lontano da tutti, come un delinquente ed un appestato.
Una volta uscito sono andato sul Sito della Diocesi e ho solo trovato un avviso datato 31/03.
A rigor di logica e di “gerarchia” credo dunque che questo sia superato a vantaggio di quanto detto dalla Presidenza della CEI (che si rifà alla legge dello Stato), poichè in nessun modo ho letto ed inteso della possibilità che ogni diocesi/parrocchia/gruppo possa scegliere singolarmente in maniera diversa.
Da quando la Chiesa sarebbe diventata Federalista???
Ma anche fosse possibile questa “soggettività”, mi sorgono allora altre domande: quali sono i criteri della scelta? Dati statistici su contagi e morti? Zone rosse/arancioni/gialle/verdi/ bianco? Abbiamo un CTS Diocesano?
O, mi perdoni ancora l’insolenza, ansie di Parroci arroccati nelle loro Sacrestie e paure degli operatori parrocchiali?
E ancora penso all’obbiezione che spesso vien fatta alla Chiesa che “deve vivere nel mondo”, ma in quale mondo? Ed in quale modo?
Lo Stato ci concede la possibilità di andare al bar ed al supermercato senza mascherina, e la Chiesa, madre di Accoglienza, di Solidarietà e di Uguaglianza, che deve vivere in questo mondo apre le porte solo a quelli col “bavaglio”?
Vengo al dunque: per evitare discussioni con i vari buttafuori e parroci vorrei capire come comportarmi nella futura partecipazione alle Celebrazioni, ma anche capire perchè un avviso locale dovrebbe avere maggior valore legislativo rispetto a quanto pubblicato dall’organo superiore della CEI ed alle leggi dello Stato.
La prego di non voler ritenere la lettera offensiva, ma solo come una domanda di sete per poter saper pregare meglio.
Ringraziando per un cortese riscontro Le auguro una buona giornata.
Jacopo Berardo
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