La Segreteria di Stato Vaticana è destinata a registrare una perdita di più di 100 milioni di euro sulla rivendita di un edificio di Londra al centro dell’attuale scandalo finanziario e del processo, secondo un nuovo rapporto.

L’articolo che segue è apparso su The Pillar e ve lo propongo nella mia traduzione. 

 

Edificio al n.60 di Sloane Avenue in Kensington (London)
Edificio al n.60 di Sloane Avenue in Kensington (London)

 

Secondo il Financial Times, il Vaticano è nelle fasi finali della vendita dell’edificio alla società di private equity Bain Capital per circa 200 milioni di sterline, circa 233 milioni di euro, o 271 milioni di dollari.

Il segretariato ha pagato un totale di 350 milioni di euro per la proprietà nel 2018.

La vendita arriva nel mezzo di una crisi di bilancio in corso per la Santa Sede.

L’edificio al numero 60 di Sloane Avenue, a Kensington, è stato completamente acquisito dal segretariato nel quadro della sua separazione dal manager di investimenti Raffaele Mincione. Era precedentemente di proprietà di Mincione, che lo acquistò nel 2012 per circa 140 milioni di euro. Ha venduto una quota del 45% del progetto di sviluppo a un fondo d’investimento da lui gestito, nel quale la Santa Sede era l’unico investitore.

Il segretariato ha investito circa 200 milioni di euro nel Fondo Athena Global opportunities di Mincione nel 2014. Quel denaro proveniva da prestiti contratti presso due banche svizzere, Credit Suisse e BSI, l’ultima delle quali è stata successivamente chiusa dalle autorità bancarie per riciclaggio di denaro.

Oltre a coinvolgere il Vaticano nell’edificio di Londra, che possedeva, Mincione ha investito il denaro del Vaticano in una serie di progetti, tra cui diversi di proprietà o gestiti da altre sue società, e prodotti di debito venduti da Gianluigi Torzi, anche lui sotto processo in Vaticano per il suo ruolo nell’acquisto dell’edificio da parte del Vaticano.

Nel giugno 2020, Vatican News ha descritto la gestione di Mincione degli investimenti vaticani come “speculativa” e un “conflitto di interessi”.

Mincione ha negato qualsiasi atto illecito da parte sua e lui e le sue società hanno citato in giudizio la Segreteria di Stato in un tribunale del Regno Unito chiedendo un declaratory relief – una dichiarazione del tribunale secondo cui ha agito in modo appropriato. Ha anche avviato una causa contro il giornale italiano La Repubblica per la sua copertura dei suoi affari con il Vaticano.

Il Financial Times ha riportato ieri che un giudice potrebbe decidere sulla causa britannica di Mincione entro la fine del mese.

Quando il Vaticano ha deciso di separarsi da Mincione nel 2018, ha perso i suoi investimenti nel fondo Athena e ha pagato altri 40 milioni di euro per uscire dal fondo, in cambio del pieno controllo dell’edificio di Londra, che è risultato con un’ipoteca di 150 milioni di euro.

Quel debito è stato successivamente rifinanziato dall’Istituto per le Opere di Religione (IOR), una banca del Vaticano. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, scrisse direttamente al presidente della banca, facendo pressione per sostenere la richiesta che, disse, rappresentava “necessità della Santa Sede” ad alta priorità.

Nel luglio 2019, Gianfranco Mammì, il direttore generale dello IOR, si è lamentato con i controllori finanziari del Vaticano per l'”opacità” della richiesta formale di fondi del segretariato; quella denuncia ha innescato un’indagine di due anni da parte delle forze dell’ordine vaticane e ha portato all’incriminazione di 10 persone, tra cui il cardinale Angelo Becciu, a luglio con l’accusa di frode, riciclaggio di denaro, abuso d’ufficio e altri reati finanziari. Queste accuse sono ora oggetto di un processo in corso nella Città del Vaticano.

Non è chiaro se la vendita proposta a Bain rappresenti un prezzo di vendita fortemente scontato sull’edificio, o se il Vaticano sia stato obbligato a cancellare il debito ipotecario come parte dell’accordo.

I prestiti utilizzati per la partecipazione iniziale del Vaticano nel fondo Athena sono stati garantiti da altri beni e fondi vaticani controllati dalla Segreteria di Stato, e poi azzerati dai bilanci dei dipartimenti rispetto al valore dell’investimento, una mossa contabile che alcuni addetti ai lavori vaticani hanno detto che aveva lo scopo di nascondere l’investimento nel fondo di Mincione dal controllo della Segreteria per l’Economia del Vaticano.

Il cardinale Becciu, che all’epoca era sostituto della Segreteria di Stato, incaricato di sorvegliare gli affari finanziari del dicastero, nel 2019 ha definito “falso” e “vergognosamente fuorviante” il rapporto sul modo in cui i prestiti sono stati utilizzati.

In una voce del 2019 nel suo diario di prigione, pubblicato nel 2021, il cardinale Geroge Pell, l’ex prefetto della Segreteria per l’Economia, ha definito lo stesso rapporto un “accurato resoconto del fiasco immobiliare di Londra, e delle procedure contabili che sono state utilizzate per nasconderlo”, pur notando la smentita di Becciu.

In un’intervista con i media italiani all’inizio di questo mese, Pell ha detto che il Vaticano “avrebbe risparmiato molto, molto denaro destinato all’edificio di Londra”, se il suo ex dipartimento non fosse stato bloccato dalla Segreteria di Stato sotto Becciu.

Il cardinale Becciu è stato spostato dalla sua posizione di sostituto alla Segreteria di Stato nel giugno del 2018, fatto cardinale, e nominato a guidare la Congregazione per le Cause dei Santi. Mentre era in quel ruolo, secondo quanto riferito, ha continuato a intervenire negli affari finanziari del suo ex dipartimento, compresa l’autorizzazione del pagamento a Cecilia Marogna, la sedicente stratega geopolitica e consulente di sicurezza, che è anche sotto processo in Vaticano per presunti reati finanziari.

Dopo aver lasciato la segreteria, Becciu è stato anche coinvolto nella presentazione di un’offerta per far riacquistare l’edificio dalla Santa Sede da un consorzio di uomini d’affari in quello che i procuratori vaticani dicono essere un tentativo di ostacolare la loro indagine.

Nel dicembre 2020, Papa Francesco ha privato la Segreteria di Stato del suo portafoglio finanziario, e ha ordinato al dipartimento di consegnare il controllo di tutti i conti bancari e gli investimenti all’Amministrazione per il Patrimonio della Santa Sede.

 

 

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