Lo spirito del mondo coincide con lo Spirito Santo? La Rivelazione cosa rivela? Dio o l’uomo? Il connubio tra il destino divino dell’uomo e il principe di questo mondo.
cabala

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di Pierluigi Pavone

 

IL SIGNORE DELLE FEDI (2 parte)

Una rivelazione per Dio: una fede per la ragione umana (lo spirito del mondo)

Una rivelazione per l’uomo: una fede per la coscienza umana (il Socrate di Gerusalemme)

Una rivelazione per il peccato: una fede per il destino divino dell’uomo (la salvezza anonima)

 

Parte seconda: l’assedio che viene dalla terra

Parte prima (https://www.sabinopaciolla.com/il-signore-delle-fedi/)

 

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Quando l’inizio dello scontro deve ammettere un paradosso come primo dato….

È possibile rintracciare una differenza pratica che intercorre tra le Chiese protestanti europee e le varie sette americane, soprattutto in alcuni stati del sud degli USA: l’Europa è ormai in un’epoca di post-apostasia; la chiese protestanti del nord Europa non rappresentano più nessuno. La Svezia fino a pochi anni fa riconosceva il luteranesimo come religione di stato, ma già nei decenni precedenti parlare di nazione cristiana era un eufemismo o un’illusione o forse neanche una cosa gradita. Non risulta un effetto simile in America, al di là delle mille contraddizioni americane e dei potentati massonici. Una parte del popolo americano è cristiano (per quanto non cattolico): l’americano medio dell’America profonda resta una persona religiosa e fervente cristiano secondo la setta protestante a cui appartiene. Ha un senso forte di peccato, di Giudizio. Ha un senso escatologico e cita l’Apocalisse in modo molto più spiccato del cattolico modernista, nostro vicino di casa. Se dovessimo confrontarlo sul piano morale con il cattolico medio europeo, scopriremmo che è molto più conservatore sui temi bioetici classici.

Per quale ragione? Non è possibile esaurire la questione. Non é mia intenzione farlo. Però sono convinto che un motivo sia da rintracciare nell’influsso – in Europa – della filosofia hegeliana all’interno del cristianesimo protestante prima e cattolico poi. La teologia hegeliana è l’essenza del modernismo cabalistico: la radice dell’evoluzionismo teologico e quindi dell’idea di “ammodernamento” morale al mondo contemporaneo, in termini di matrimonio o contraccezione o aborto, di sacerdozio femminile, ecc. 

È alla base dell’idea – che è la radice dell’apostasia – che lo spirito del mondo sia lo spirito di Dio. Ogni evento del mondo diventa, dunque, un evento direttamente voluto da Dio, ispirato dallo Spirito Santo. Credere questo, però, significa confondere permissione e volontà di Dio; e significa, altresì, misconoscere che nella storia agisce il Nemico e la sua semina, “tra” il grano.

Esattamente questo comporta la teologia hegeliana: l’idea di Dio come di una Coscienza assoluta che apprende di essere Dio, all’interno di un processo cosmico e storico, necessario e razionale. L’idea di Dio come indeterminazione originaria (il Dio come En Sof, l’Infinito della Cabala) che auto-determina se stessa attraverso un processo di auto-alienazione (la creazione del mondo) e di Sintesi: la storia politica, artistica, religiosa e soprattutto filosofica dell’umanità.

Hegel è convinto che il Cristianesimo sia la religione assoluta, perché attraverso il cristianesimo Dio raggiunge la consapevolezza di essere Trinità: Padre in quanto Indeterminazione, Figlio in quanto Antitesi fino alla morte, Spirito, in quanto Ragione del mondo. La storia del pensiero occidentale è allora la storia della Coscienza divina che raggiunge la consapevolezza razionale di Sé. La storia della filosofia diviene il senso stesso dell’autocoscienza progressiva di Dio. La storia del mondo è la storia di Dio. Lo Spirito del mondo non è altro che lo Spirito di Dio.

Se per i cristiani, Dio è morto in Croce il venerdì santo, per Hegel quel fatto ha solo valore simbolico, speculativo. La morte di Cristo non è altro che il momento ateo di Dio, che Dio stesso supera e concilia come Spirito. La verità dogmatica di Cristo come vero uomo e vero Dio è una verità universale di ogni uomo: anche la coscienza umana deve raggiungere – nella storia e nel mondo – la verità della sua essenza divina, parallelamente alla fenomenologia di Dio.

La Rivelazione allora, non è la rivelazione di Dio all’uomo, ma la Rivelazione che Dio compie di se stesso a se stesso, per mezzo del mondo, della storia e del pensiero razionale.

Questo è un punto decisivo.

Nel pensiero occidentale esistono infatti cinque concetti del termine Rivelazione.

 

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È chiaro che quello di Hegel differisce profondamente da quello cattolico o biblico in generale. La differenza sta nel termine a cui è riferita la rivelazione: se per il senso biblico, Dio rivela se stesso all’uomo, per Hegel Dio rivela se stesso …a se stesso!

Tuttavia, permane la comune idea che l’oggetto della rivelazione sia Dio.

È bene specificarlo per tre ragioni. Queste tre ragioni costituiscono i tre significati del concetto di rivelazione, oltre a quello hegeliano e a quello biblico. Per un totale, quindi, di cinque significati possibili.

Il primo utile è quello determinato in chiave atea da Feuerbach: questi interpreta la teologia hegeliana – e in generale la teologia biblica – come una antropologia mascherata, cioè come un modo inconscio per mezzo del quale la coscienza umana – creando Dio come proiezione di sé – vede se stessa, sviluppa la propria auto-coscienza di uomo. Il dato rivelatorio nasconde in realtà la rivelazione che l’uomo fa di stesso a se stesso, attraverso l’invenzione (necessaria) della religione. La religione, e quindi la rivelazione, altro non sono che il modo di raccontarsi, di vedersi allo specchio, da parte della coscienza umana. La rivelazione è propriamente la rivelazione che l’uomo fa di se stesso, a se stesso. Non però direttamente, ma negandosi prima in Dio e riaffermandosi poi in sè. Riappropriandosi in modo cosciente di quelle qualità umane che ha inconsciamente divinizzato e poi attribuito alla sua stessa invenzione: lo specchio/ Dio.

Il secondo significato degli ultimi tre è quello illuministico. Anche la tradizione illuministica relativizza il dato rivelatorio all’uomo. Non nel senso dialettico e ateo di Feuerbach, ma nel senso pedagogico e morale. L’illuminismo tedesco infatti identifica la rivelazione con l’educazione del genere umano. In senso socratico. L’uomo realizza pienamente se stesso e raggiunge l’età della ragione nel progresso della storia. La Rivelazione biblica non è altro che l’ausilio prezioso, rispetto ai popoli che hanno dovuto compiere un più arduo cammino di perfezione, senza la Rivelazione. Dio stesso non è altro che una sorta di pedagogo universale che guida gli uomini all’età adulta del progresso, della luce e della razionalità. Ovviamente l’età è l’illuminismo. Cristo è un grande maestro di morale. La redenzione non è neppure contemplata. E con essa qualsiasi connotato teologico del Vangelo.

Questi ultimi due significati, quello ateo-dialettico della sinistra hegeliana e quello precedente dell’illuminismo massonico hanno in comune di relativizzare unilateralmente il senso ultimo all’uomo. A partire da un presupposto. Il vero attore della storia non è Dio, ma l’uomo e la sua ragione. Non a caso Lessing riconosceva un identico scopo ai popoli non illuminati dalla rivelazione. Salvo una fatica maggiore nel progresso razionale. Il progresso razionale è il destino comune dell’umanità nella storia e sulla terra. La rivelazione è pedagogia. Educazione generale.

 

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Resta l’ultimo significato del concetto di rivelazione. Quello decisivo.

È bene notare che la tradizione illuministica – con la sua relativizzazione morale del Vangelo-  e quella atea – con la riconduzione della religione a creazione della coscienza umana – riducono la rivelazione al dato umano, allo scopo che l’uomo compia il suo destino sulla terra. Sono coerenti col dato umano e con la prospettiva umana: sia per ciò che concerne l’oggetto della rivelazione, sia per ciò che concerne il fine. Il destino razionale dell’uomo sulla terra.

Nel quinto significato di rivelazione, invece, si conserva il soggetto della rivelazione come Dio; si conserva il destino ultraterreno dell’uomo; si modifica – però – l’oggetto della rivelazione. In Hegel e nella Bibbia, l’oggetto della rivelazione resta Dio. Per Hegel il fine è che Dio diventi Dio, in termini di auto-coscienza. Nella Bibbia il fine è che l’uomo conosca Dio e l’opera di Dio, in termini di creazione, signoria sulla storia, legge, peccato, colpa, redenzione, giudizio.

Nel quinto significato, che appartiene alla cattolicesimo attuale, il fine della rivelazione non è più Dio e la Sua opera. Non è più il peccato dell’uomo, la colpa, il Sacrificio sulla Croce, la redenzione costata – per Giustizia – il sangue di Cristo. Non è più il debito antico riscattato da Dio stesso, nella sua Incarnazione-Passione-Resurrezione. Ora, Dio si unisce a ogni uomo, cosicché ogni uomo può aspirare a Dio. È cristiano prima ancora di conoscere Cristo. È salvato prima ancora di essere battezzato, evangelizzato, redento. La Rivelazione biblica annuncia – adesso – quindi la fratellanza universale di tutti i santi. Il destino divino dell’umanità.

La Rivelazione annuncia allora una condizione addirittura maggiore a quella di Adamo.

Adamo poteva peccare. Infatti ha peccato. Ora gli uomini invece non possono più peccare, per la semplice ragione che il peccato non sussiste più. Né colpa, né giudizio.

In questo, trova piena convergenza la teologia hegeliana con l’antropologia cattolica moderna e il suo senso di rivelazione. Hegel determina lo spirito del mondo come quello di Dio, misconoscendo Satana come principe di questo mondo. Da Hegel dipende il fatto che persino l’opera dell’Anticristo può esser avallata come opera dello Spirito Santo. I segni stessi dell’apostasia saranno presentati e tutelati come opera dello Spirito Santo. L’Anticristo si affermerà in nome dello spirito santo, annunciando l’uomo divino.

La nuova antropologia cattolica conferma questa natura e questo destino dell’uomo, attribuendo alla rivelazione biblica questo scopo ultimo: l’uomo e il suo divino destino. Senza più peccato, colpa e giudizio.

 

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