Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Regis Martin e pubblicato su Crisis magazine. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Chi è l’Anticristo e come lo riconosceremo quando verrà? Guiderà un’auto nuova? Una Tesla, forse? Con tanto di adesivi che ci ricordano di riciclare? Ci esorterà a ridurre la nostra impronta di carbonio? Assomiglierà ad Al Gore?
Per quanto queste congetture possano sembrare allettanti, non compaiono in nessuno dei racconti del Nuovo Testamento. In effetti, i dati delle Sacre Scritture tacciono completamente sull’aspetto dell’Anticristo. Di certo non si parla di un’automobile. Nemmeno di un asino.
Ciò che invece rivelano, nel modo più diretto e inequivocabile, è che è un bugiardo. Come suo padre all’inferno, è stato un bugiardo fin dall’inizio. E ciò su cui mente è Gesù, che non vuole riconoscere come il Cristo perché ciò equivarrebbe ad ammettere che Dio è venuto in carne e ossa per salvarci da persone come lui.
Quindi, non credete a uno spirito qualsiasi. Poiché nel mondo sono stati diffusi innumerevoli falsi profeti, bisogna stare in guardia, mettendo alla prova tutti gli spiriti. Come facciamo a sapere a quale spirito credere? “Da questo”, ci dice l’apostolo Giovanni, “conoscete lo Spirito di Dio:
ogni spirito che confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio, e ogni spirito che non confessa Gesù non è da Dio”. (1 Giovanni 4:2)
Dove si troverà dunque lo spirito dell’Anticristo? Si troverà in colui che rifiuta di credere che il Dio incarnato è sceso nel nostro mondo; non come un’idea o una supposizione – nessuna mera costruzione astratta della mente, grazie – ma come un evento, un avvenimento, che siamo liberi di incontrare in qualsiasi momento nella vita della Chiesa che Egli ha fondato due millenni fa.
L’apostolo Paolo è molto chiaro e specifico al riguardo, definendolo nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi “il figlio della perdizione, che si oppone e si esalta contro ogni cosiddetto dio o oggetto di culto, tanto da prendere posto nel tempio di Dio, proclamandosi Dio” (2,3-4). Non solo disdegna di riconoscere il vero aspetto di Dio nell’essere umano Gesù, ma si sostituisce a Dio, rivendicando la maestà e il potere che appartengono propriamente a Dio solo.
Un grande romanzo scritto più di un secolo fa da un sacerdote di nome Robert Hugh Benson getta una luce penetrante sull’argomento. Chiamato Il Signore del Mondo, immagina un mondo non molto diverso da quello che si sta delineando sotto i nostri occhi, in cui appare improvvisamente l’Anticristo, intenzionato a possedere tutto e tutti. E lungi dal respingere le persone con l’esercizio spietato della sua volontà di potenza, è invece accolto – o addirittura venerato – da tutti.
Beh, quasi tutti. Ci sono quelle poche anime eroiche che riescono a resistere alla forza della sua personalità, da cui tanti sono stati sedotti, e che quindi si oppongono al peso schiacciante del suo sforzo di sostituire Dio con se stesso.
Queste anime coraggiose sono, per la maggior parte, cattolici romani, guidati da un santo sacerdote (che poi diventerà Papa) che è determinato a radunare una cristianità assediata per affrontare il regno satanico dell’Anticristo. Alla domanda su quali misure abbia in mente, risponde subito:
la messa, la preghiera, il rosario. Queste sono le prime e le ultime. Il mondo nega il loro potere: è sul loro potere che i cristiani devono gettare tutto il loro peso. Tutto in Gesù Cristo: in Gesù Cristo, primo e ultimo. Nient’altro può servire. Lui deve fare tutto, perché noi non possiamo fare nulla.
Non svelerò il finale, che è terribilmente apocalittico, se non per dire che il percorso è molto emozionante. E la chiave del suo significato è la stessa in ogni pagina: il primato di Gesù Cristo, senza il quale siamo meno di zero e il mondo in cui viviamo è perduto.
Dietro lo spettacolo di vedere un apparente successo dopo l’altro per l’Anticristo, si profila l’intera questione del libro di P. Benson, che è quella di chiedere a che punto siamo noi lettori, che guardiamo con attenzione affascinata lo svolgersi di ogni evento, nella lotta. Crediamo ancora in questo primato? La verità su Cristo, la rivendicazione fatta da Cristo, sostenuta nei secoli dalla Chiesa da Lui fondata, costringe il nostro assenso a tal punto che, nonostante la paura o il favore, continuiamo a crederci? Che non smetteremo di organizzare la nostra vita intorno ad essa, rifiutandoci di negare per un solo istante il fatto sconvolgente del Dio incarnato?
Ma per grazia di Dio, diciamo noi: Sì, ci crediamo. Che una volta, in un luogo chiamato Palestina, Dio è diventato uno di noi. Che fu proprio qui, in questo luogo, come dice p. Benson,
Gabriele era sceso su ampie ali piumate dal Trono di Dio posto oltre le stelle, lo Spirito Santo aveva soffiato in un fascio di luce ineffabile, il Verbo si era fatto Carne mentre Maria piegava le braccia e chinava il capo al decreto dell’Eterno.
Molti anni dopo, in un’opera di genio quasi magisteriale intitolata Il Signore, Romano Guardini, da poco innalzato all’altare come Servo di Dio, scrisse le seguenti frasi su Cristo, Verbo eterno del Padre, che forniscono il perfetto glossario del significato del romanzo di p. Benson:
Questa Seconda Persona è anche Dio, “era Dio”, eppure c’è un solo Dio. Inoltre, la Seconda Persona “venne” nel suo stesso mondo, nel mondo che aveva creato. Consideriamo attentamente cosa significa: il Creatore eterno e infinito non solo regna sul o nel mondo ma, in un “momento” specifico, ha attraversato un confine inimmaginabile ed è entrato personalmente nella storia – lui, l’inaccessibilmente remoto!
“L’infinito si è ridotto all’infanzia”, come disse notoriamente P. Hopkins. E tutto per la salvezza del mondo. In altre parole, solo qui si può trovare “il punto fermo del mondo che gira”, il luogo di intersezione in cui si incontrano tutte le polarità: tempo ed eternità, natura e grazia, storia e cielo. E sì, se Dio vuole, qui c’è una verità per la quale siamo pronti anche a morire.
Regis Martin
Regis Martin è professore di teologia e associato alla facoltà del Centro Veritas per l’etica nella vita pubblica dell’Università Francescana di Steubenville. Ha conseguito la licenza e il dottorato in sacra teologia presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma. Martin è autore di numerosi libri, tra cui Still Point: Loss, Longing, and Our Search for God (2012) e The Beggar’s Banquet (Emmaus Road). Il suo libro più recente, pubblicato da Scepter, si intitola Looking for Lazarus: A Preview of the Resurrection.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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