di Alessia Battini

 

Domenica 12 Giugno si aprono le urne. Il voto delle amministrative comunali? No, il referendum sul tema della riforma della giustizia. Sguardi sorpresi davanti agli schermi. Qualcuno confuso. Qualcuno disinteressato.

Lunedì 13 escono i risultati: solo il 20% degli elettori si sono presentati alle urne.

Complimenti al Governo Draghi, due piccioni con una fava, senza fare alcuno sforzo. È bastato questo. Nessuno sforzo di esporsi sui cinque quesiti presentati, di spiegare il perché di questo referendum, di invitare il popolo elettore al voto. È bastato non muovere un dito, per fare scacco matto: abbiamo lasciato scoperto il re. Noi, abbiamo lasciato scoperto il re.

Sono dell’idea che quando si sente parlare troppo di un argomento dai media mainstream, sia meglio, ad un certo punto, smettere di ascoltare e occuparsi d’altro, e che, quando non si sente mai parlare di un altro argomento, sia meglio informarsi fino ad avere la nausea.

Non si è discusso di questo referendum nonostante la sua importanza, opinione prevalente era che fosse un argomento troppo distante da noi, che non avrebbe influito sulle nostre vite (per dirla all’italiana “chiunque vinca io lunedì mattina devo andare a lavorare comunque”), senza renderci conto che il tema della giustizia, in uno Stato democratico, è fondamentale.

Forse molti non hanno idea di quanto sia disastrato il sistema della giustizia italiana: pensate solo per un attimo a tutte le volte in cui avete criticato un servizio pubblico, come i trasporti, o la posta, o l’ospedale: “In Italia non funziona mai niente!”. Bene, ora immaginatevi questo disagio, questa confusione burocratica, questi cattivi servizi, ma su scala molto più grande, tenendo in conto che in mezzo a tutto questo casino ci sta la vita di una persona. Un magistrato non è semplicemente un giudice, è un uomo che tiene tra le mani la vita di un altro uomo, e che può farne quello che vuole. Ora pensiamo che in Italia, la categoria dei magistrati è la più privilegiata, senza dover rendere conto a nessuno di questi privilegi, e la più corrotta. Nessuno ne parla, è meglio che una categoria così potente sia facilmente manipolabile. Da chi? Vi ricordate il caso Palamara? Lo scandalo delle correnti politiche che influenzavano le decisioni sugli avanzamenti di carriera al CSM? Sono sempre gli stessi che governano il gioco. Se tutti i privilegi della magistratura le erano stati conferiti per garantirle una totale autonomia dalle influenze politiche e dagli altri organi di potere legislativo ed esecutivo, in modo da rendere il sistema giudiziario il più imparziale e meno corrotto possibile, il risultato ottenuto negli anni è stato l’esatto opposto. Passiamo ore a lamentarci di come il nostro Governo non intervenga con fondi pubblici per offrire dei servizi meno scadenti, per garantire degli aiuti sociali che ancora mancano, per incentivare l’occupazione e far crescere il PIL, ma non riflettiamo mai sul fatto che ci sono persone con la vita appesa a un filo da anni, innocenti costretti a subire processi eterni, colpevoli il cui reato finisce in prescrizione prima ancora che venga emessa una sentenza, e meno male che la prescrizione bisognava toglierla, così che magari avremmo ottenuto anche un premio per i processi più lunghi nella storia del mondo. Gli stessi magistrati hanno la loro vita lavorativa appesa a un filo: dopo anni di studio, l’esame di stato, il tirocinio, si ritrovano ad essere spediti nei posti più impensabili e a cercare disperatamente dopo anni di duro lavoro e di impegno di ottenere un avanzamento di carriera rimanendo delusi, tutto perché preferiscono rimanere fuori da giri influenti capaci di risucchiarti l’anima, che magari ti fanno arrivare anche in Cassazione, ma devi essere disposto a dargli qualcosa in cambio.

La giustizia italiana di giusto ha molto poco. Questo referendum poteva essere un primo punto di svolta nella storia del nostro Paese, un piccolo passo per eliminare alcuni di quei privilegi che permettono ai magistrati di giostrarsela come più gli pare e piace, senza che lo sappia nessuno.

Eliminare il numero minimo di firme per chi decide di candidarsi al CSM, in modo che solo chi vanta certe simpatie possa avere la possibilità di ottenere un posto; dare possibilità anche a membri laici di valutare l’operato dei magistrati, perché è troppo facile che a dare un giudizio siano solo i colleghi che magari gli devono anche un favore; creare due percorsi distinti tra Pubblici Ministeri e Giudici, per garantire la separazione dei ruoli e dare maggiore equità ai processi in cui il PM potrebbe essere più avvantaggiato di un avvocato sotto molti aspetti; abrogare la Legge Severino che è ormai una formalità visto il gran numero di personaggi politici coinvolti in processi, scandali e azioni che risultano ancora più vergognose se commesse da persone che prendono decisioni a nostro nome; eliminare la custodia cautelare nel caso di pericolo di reiterazione del reato, un criterio soggettivo impossibile da stabilire per il giudice e che dunque non può essere considerato come oggettivo e una buona motivazione per recludere qualcuno.

Piccoli cambiamenti, che però possono rivelarsi un primo scardinamento del sistema in cui sarebbero avvenuti, una presa di posizione del popolo italiano, una proclamazione di insoddisfazione e di voglia di cambiamento, un’intenzione di migliorare il proprio paese in tutti i suoi aspetti più importanti. Invece niente. Abbiamo fatto il loro gioco: l’80% degli italiani non ha rispolverato la tessera elettorale, perché tanto lunedì si alzavano comunque per andare a lavorare. Questa è la mentalità di un popolo che è vittima del sistema che si è creato e che continua a sostenere, in cambio di nulla: stipendi da fame, istruzione ridicola, prezzi inarrivabili, ma a noi sta bene così. Zitti e buoni, assuefatti a un declino talmente lento e inesorabile che ormai non ci rendiamo neanche conto di quanto stia andando tutto male. Dopo questi due anni da incubo orwelliano che ci hanno fatto passare, saremmo dovuti accorrere alle urne a esprimere il nostro dissenso e a gridare forte che non ne possiamo più e vogliamo ricostruire tutto come si deve, e invece eccolo il secondo piccione: le persone non votano più. Quando temevamo che, dopo tutte le azioni degne di un regime compiute negli ultimi tempi, prima fra tutte la manipolazione dell’informazione come anche questo referendum ha dimostrato, ci avrebbero tolto il diritto di voto, ci siamo sbagliati: ce lo siamo tolti da soli, a loro è bastato non muovere un dito. Noi, abbiamo lasciato scoperto il re.

 

 


 

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