mamma fa bagno con il bambino

 

di Gilberto Gobbi

 

Ritengo necessario soffermarmi su un processo intrapsi­chico, che il bambino, di norma, vive con la sua particolare sensibilità e intensità dai cinque ai sette anni.

Il nuovo comportamento riguarda il suo corpo e la sua visibilità di fronte agli altri. Questo processo psico affettivo prende il nome di pudore.

Che cos’è il pudore e come si sviluppa? Ho scritto sul pudore del bambino in un mio libro sul padre, che qui parzialmente ripropongo.

Quando parlo di pudore, a quest’età, mi riferisco ad at­teggiamenti nuovi circa il proprio corpo, che possono es­sere interpretati come pudore. Il bambino tende a chiudere la porta del bagno quando svolge determinate attività corporee, pre­tende di fare la doccia da solo ed eventualmente permette solo alla mamma di poter entrare. Quando si cambia tende ad ap­partarsi. La bambina non vuole più farsi vedere completa­mente nuda. “Non essere vergognoso! Che cosa suc­cede, ora? Perché questi cambiamenti? Siamo sempre noi, papà e mamma…”. Sono alcune delle espressioni con cui i ge­nitori si rivolgono al figlio, senza capire il significato profondo del suo nuovo modo di comportarsi.

“Il bambino attraversa una fase delicata di crescita e di sviluppo psicoaffettivo, profondamente connesso alla per­cezione della propria corporeità, cioè del suo corpo in trasforma­zione. L’immagine inconscia del corpo, che ha iniziato a for­marsi con la nascita, a questa età si concretizza attraverso questa perce­zione: la presa di coscienza di avere un corpo sessuato, che è suo e nei confronti del quale sente di dover tracciare dei con­fini, perché è il suo corpo, diverso da tutti gli altri.

Tutto ciò si esprime attraverso il pudore, che è un feno­meno connaturato, per certi aspetti innato, che emerge e si sviluppa in questa fase, perché è il momento di questa presa di coscienza. Il pudore è qualcosa di intrinseco, di potenziale, che si manifesta quando il bambino, attraverso processi interni, matura l’esigenza di tracciare dei confini tra il proprio corpo e quello degli altri corpi, compreso quello della mamma e quello del papà. Il proprio sé corporeo reclama il suo riconoscimento e la sua privatezza. In tale processo interno va riconosciuta l’origine del pudore da non confondere con la vergogna, come di norma avviene”.

C’è differenza tra vergogna e pudore? La vergogna è un sentimento di colpa per qualcosa di ri­provevole, di negativo, che è stato compiuto nei confronti dell’ambiente circostante. Il pudore, invece, è connesso al senso della propria dignità e identità, nel caso del bambino della propria identità psicocorporea, diversa e differenziata da quella degli altri corpi.

E’ l’ambiente circostante, sono gli adulti a confondere i due fenomeni e a trasformare nel bambino il pudore in vergo­gna. Se tutti gli altri sentimenti del figlio vanno rispettati, a maggior ragione questo, che ha radici nel profondo dell’intimità psicoaffettiva e psicosessuale e che indica un momento particolare della maturazione.

Il bambino e la bambina imparano a rispettare il proprio corpo e quello degli altri, e a richiederne il rispetto, in tanto quanto le figure genitoriali ed educative saranno delicati nei confronti dei suoi sentimenti. Si mettono le basi dell’accettazione della propria corporeità, dell’immagine po­sitiva di sé, dell’acquisizione di un giusto senso e significato del proprio corpo”.

Gli adulti come si devono comportare? Certe prese in giro sul corpo o su alcune parti di esso pos­sono essere vissute dal figlio come vere violenze, che lasciano tracce di inadeguatezza, insignificanza e di non valore. Ritengo che la violenza sul pudore sia da annoverare tra le più negative per la costruzione della propria personalità.

Il pudore non dovrebbe essere considerato un problema, anzi, un atteggiamento positivo da parte del bambino, che negli anni futuri dovrebbe ripresentare come percezione positiva del proprio corpo e come rispetto di quello delle altre persone. Un giovane che avrà mantenuto il pudore come caratteristica del suo vivere serenamente la sua dimensione psicosessuale, certamente non sarà attore di stupri, ma valorizzerà e rispetterà il corpo femminile come un valore. Altrettanto dovrebbe essere da parte della bambina prima e della donna poi, nel rispetto del proprio corpo e di quello maschile.

Spesso vi è l’illusione che i bambini saranno meno curiosi e morbosi circa la sessualità, nei confronti della quale avranno meno problemi, se saranno cresciuti in ambiente liberamente nudista. E’ un’illusione come quella dell’ambiente repressivo. Ogni uomo e ogni donna dovranno fare il suo percorso di maturità psicosessuale, nonostante l’ambiente “libero” o l’ambiente “re­pressivo”. (G. Gobbi, Il padre non è perfetto).

 

Sentiamo cosa ci dice uno dei maggiori studiosi dei bam­bini, la psicoanalista francese Dolto: “Troppo spesso si ignora che in ogni bambino nasce e si sviluppa il progetto in­tuitivo di essere considerato un adulto. Perciò il bambino aspetta che nei suoi confronti gli altri abbiano quel comporta­mento e rispetto che dovrebbero avere nei confronti di un adulto. E ha ragione. Per ciò che riguarda il pudore, non biso­gna perdere di vista quest’esigenza. Prendiamo in considera­zione alcune situazioni quotidiane. I genitori che girano per casa in costume adami­tico, mi chiedono: “E’ un bene o un male che i bambini ci ve­dano così?”. Rispondo: “Quando in­vitate degli amici degni di rispetto, girate per casa nudi?”. “Certo che no!”. “Allora non fatelo neanche davanti ai vostri figli”. Andare in giro così si­gnifica che praticate il nudismo in­sieme all’altro coniuge […]. Ma i figli non sono tenuti ad es­sere il vostro coniuge […]. I genitori nudisti in casa sono stu­piti nel vedere i figli tra i 6 e gli 8 anni diventare “morbosa­mente” pudichi. Ho ricevuto let­tere di genitori che confessano che sgridano il figlio che si chiude a chiave nel bagno. Il pu­dore nasce molto presto e i fi­gli lo manifestano solo quando non possono fare diversamente. Con i figli comportatevi come con gli ospiti che rispettate: non abbiate altri criteri” (Le parole dei bambini, Mondadori, Milano 1991).

Le ragioni per cui la Dolto scrive queste cose, stanno nello sviluppo della personalità del bambino e in questo suo vissuto corporeo: il pudore, come fattore importante nella percezione del proprio corpo, dei suoi confini, della sua identità.

E’ esplicita nelle sue affermazioni, che non risentono di alcuna impostazione ideologica. Si rivolge ai genitori e agli adulti seguendo i criteri del “buon senso” e delle conoscenze scientifiche sul bambino.

 

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