Ricevo da un componente del Coordinamento Comitati Guariti da COVID e volentieri pubblico.
Ciò che ci si aspetterebbe da chi invoca e afferma continuamente di seguire la scienza, è un confronto su dati ed evidenze oggettive e non una censura tout court! Invece, quest’ultima è proprio quella che il Dr. Roberto Burioni, dalla sua pagina Facebook “Medical Facts di Roberto Burioni” ha attuato ripetutamente nei nostri confronti, quando, in risposta a un suo post in cui accusava l’on. Malan di riportare dati imprecisi, gli abbiamo fornito precisamente la fonte degli stessi e abbiamo aggiunto approfondimenti scientifici corredati da citazioni bibliografiche. Dopo pochi minuti, il commento è sparito e la nostra pagina è stata bannata. La nostra portavoce, pertanto, ha commentato nuovamente e in pochi minuti si è ripetuto il medesimo copione! Evidentemente, il Dr. Burioni non ha argomenti per controbattere e preferisce attuare la censura! Strano per uno che si reputa scienziato!
Coordinamento Comitati Guariti COVID
COORDINAMENTO COMITATI GUARITI DA COVID
Questo il testo del commento oggetto di censura:
Come portavoce del Coordinamento Comitati Guariti, resto interdetta dal fatto che il commento postato l’altro giorno sia stato cancellato, così come è stato bannato il nostro account da questo profilo… sinceramente, non comprendo il motivo per cui l’esimio Dott. Burioni lo abbia fatto… spero non sia per sottrarsi al confronto, in mancanza di valide argomentazioni a riguardo… a ogni modo, ripropongo, qui di seguito, quanto era riportato nel commento cancellato, in riferimento alle affermazioni in merito all’On. Malan, come già affermato e oltre allo studio citato dall’Onorevole, che è questo https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0285728, i dati ci sono eccome!
Come riportato nei testi specialistici di medicina e biologia, il sistema immunitario di chi ha già contratto un patogeno è in grado, senza necessità di alcun “rinforzo”, di fronteggiare adeguatamente un eventuale reincontro con lo stesso agente infettivo.
Nel caso del SARS-CoV2, ai primi studi che dimostravano (Wajnberg et al. 2020) come l’immunità umorale permanesse per almeno i cinque mesi successivi all’infezione, si sono susseguite le evidenze che dimostrano come l’immunità naturale umorale, derivante dall’aver contratto l’infezione, perduri per almeno 20 mesi (Alejo et al., 2022; Yang et al., 2022) e che nei guariti è rilevabile una immunità cellulare di memoria permanente (Wang et al., 2021; Ng et al., 2016; Rodda et al., 2021; Cohen et al., 2021; Ansari et al., 2021; Bilich et al., 2021; Turner et al., 2021; Jeffery-Smith et al., 2021; Le Bert et al., 2021; Breathnach et al., 2021; Winklemeier et al., 2022; Martner et al., 2022; Gao et al., 2022).
In base alle analogie osservate con altri coronavirus umani e animali (dalla cui infezione è derivata una immunità eccezionalmente duratura e sicuramente rilevabile fino a 18 anni (Ng et al., 2016; Le Bert et al., 2020; Kojima et al., 2021), si può ragionevolmente affermare che l’immunità acquisita con l’infezione da SARS-CoV2 permane stabilmente nel tempo!
Nel mese di settembre 2022, ha avuto notevolissima rilevanza mediatica l’ampio studio italiano dell’Istituto Altamedica, presentato dal Prof. Giorlandino al congresso della Società Italiana di Genetica Umana (Margiotti et al., 2022) che, assieme alla recente revisione narrativa sul ruolo dell’immunità naturale (Diani et al., 2022), nonché al recente articolo apparso su Biomedicines (Ferraresi e Isidoro, 2022), ha confermato tutte le precedenti conoscenze sulla valenza dell’immunità naturale.
La pregressa infezione produce un’immunità protettiva di estrema efficacia e di lunga durata anche nei confronti delle nuove VOC che, qualora si verifichi il raro evento della reinfezione, è efficacemente protettiva anche da malattia grave, ospedalizzazione e morte (Chemaitelly et al., 2022; Altarawneh et al., 2022; Flacco et al., 2022; Nyberg et al., 2022; Wolter et al., 2022; Pilz et al., 2022; Gazit et al., 2022; Goldberg et al., 2022; Azzi et al., 2021; Reddy et al., 2021; Neidleman et al., 2021; Sheikh-Mohamed et al. 2022; Jassat et al., 2022). Come è emerso dalla recente ampia metanalisi pubblicata su The Lancet (COVID-19 Forecasting Team, 2023), la protezione contro la malattia grave per tutte le varianti rimane elevata fino a oltre 15 mesi.
La carica virale dei soggetti guariti e poi reinfettati è bassa (e comunque di molto inferiore a quella dei soggetti vaccinati anche con booster), e quindi con esigua potenzialità di diffusione virale (Kuhlmann et al., 2022; Abu-Raddad et al., 2022; Letizia et al., 2021; Pilz et al., 2022; McGonagle, 2022).
La vaccinazione nei guariti produce un beneficio insignificante (Nordström et al., 2022; Shenai et al. 2021; Medic et al., 2022; Gazit et al., 2021) mentre espone i soggetti a una percentuale di effetti avversi superiore fino al 60% rispetto ai soggetti COVID-naive (d’Arminio Monforte et al., 2021; Mathioudakis et al., 2021; Menni et al., 2021; Raw et al. 2022; Debes et al., 2021; Zappa et al., 2021; Joob et al., 2021; Angeli et al., 2022; Krammer et al., 2021; Kings College London COVID Symptom Study, 2021, Tré-Hardy et al., 2021, Buonfrate et al., 2021; Barda et al., 2021) con rischio doppio di miocardite grave, rispetto ai soggetti vaccinati senza infezione (Patone et al., 2022), senza differenze significative per sesso e costanti in relazione alle successive dosi somministrate (Raw et al., 2023).
Una recente pubblicazione su Science (Reynols et al. 2022) cita il fenomeno dello “smorzamento immunitario ibrido”, descrivendo come la combinazione di infezione e successiva vaccinazione (c.d. immunità ibrida) determinerebbe un impatto negativo sulla successiva immunità protettiva nei confronti della VOC Omicron e dei suoi sottolignaggi. Ciò è confermato da un recente studio su NEJM (Lin et al., 2022) in cui si evidenzia, in un’ampia corte di bambini dai 5 agli 11 anni, che la successiva vaccinazione riduce la protezione fornita dall’immunità naturale contro le reinfezioni: mentre l’efficacia dell’immunità naturale dopo 8 mesi è ancora attestata al 55%, quella ibrida nei confronti della VOC Delta si azzera in 7 mesi.
Non vi è differenza alcuna tra immunità naturale e immunità ibrida nel prevenire i rischi correlati a una successiva reinfezione o infezione post vaccinale (Al-Aly et al., 2022); anzi, nella fascia di età dai 5 agli 11 anni, l’immunità ibrida mostra efficacia negativa dopo soli cinque mesi (Lin et al., 2022).
I vaccini attualmente disponibili non hanno attività sterilizzante (confermato dalla Dr.ssa Janine Small, responsabile per i mercati internazionali della casa farmaceutica Pfizer BionThec, nel corso dell’audizione al Parlamento Europeo del 10 ottobre 2022, particolare comunque già presente sul foglietto illustrativo delle specialità in questione). Pertanto, gli obblighi imposti ex-lege al fine di prevenire il contagio, non potevano essere assolti con questi “vaccini”.
L’effetto immunizzante dei vaccini degrada rapidamente nel tempo e, a seguito di multiple somministrazioni, si osserva finanche una efficacia negativa e aumentata mortalità (Nordstrom et al., 2022; Tseng et al., 2022; Chemiatelly et al., 2022; Andrews et al., 2022; Emani et al., 2022);
Anche il Dr. Giovanni Rezza, già Direttore della Direzione Generale della Prevenzione Sanità del Ministero della Salute, nel corso del programma televisivo “Fuori dal Coro” del 13 settembre 2022, con riguardo ai guariti da COVID, ha affermato testualmente che: “siccome ci sono delle novità rispetto a uno o due anni fa, sicuramente questo è un punto che è sotto revisione”.
Infatti, le numerose evidenze scientifiche che si sono susseguite sulla vaccinazione ai guariti hanno dimostrato e stanno dimostrando, come sopra già esposto, che richiedere una vaccinazione per i soggetti con pregressa infezione sottopone gli stessi a gravissimo rischio, esponendoli a fenomeni patologici da disregolazione immunitaria (fenomeni trombotici, autoimmunitari, iperinfiammatori, fino a potenziale exitus), a fronte di un beneficio pressoché nullo per sé stessi e per la comunità. Un recente articolo spiega i meccanismi immunopatologici e fisiopatologici alla base delle patologie cardiovascolari che possono sopravvenire a seguito di vaccinazioni multiple o di vaccinazione successiva a infezione o seguita da infezione (Bellavite, Ferraresi, Isidoro Biomedicines 2023). Fatto, quanto mai gravissimo, infine è che, a quanto pare, AIFA fosse già ben cosciente di tutto ciò già dal 2021 (inchiesta sui documenti inediti svelati dalla trasmissione televisiva Fuori dal Coro).
Come il Dr. Burioni riteniamo ben sappia, di norma, il guarito, in caso di nuovo contatto con l’antigene virale, può risultare nuovamente positivo – e anche sintomatico – ma il suo sistema immunitario è comunque in grado autonomamente di elicitare una valida risposta immunitaria capace di fronteggiare l’infezione in maniera efficace ed efficiente, senza rischi per sé stesso e per gli altri.
Alla luce di quanto sopra, auspico che anche il Dr. Burioni, anziché ricorrere in maniera molto poco scientifica alla censura, prenda finalmente atto delle evidenze che continuano a confermare conoscenze mediche secolari già ben consolidate.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
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Se quest’uomo è uno “scienziato” allora io sono un luminare.
“Scienziato”, ripeto sino alla noia, che può permettersi questo ed altro (unitamente ai suoi amici – compagni di merende) perché persiste il sistema di potere dentro e fuori dall’Italia che lo tiene in piedi e che ancor oggi copre ogni nefandezza che ha provocato danni ingenti per tre anni ed oltre.
Vi fosse una Norimberga, cosa impossibile in questo contesto, sarebbe una delle prime teste a saltare. E c’è gente che lo ascolta pure…