Papa Francesco - screenshot dalla trasmissione A sua immagine del 15 marzo 2022
Papa Francesco – screenshot dalla trasmissione A sua immagine del 15 marzo 2022

 

 

di Mattia Spanò

 

Papa Francesco ha già firmato le sue dimissioni “in caso di impedimento medico”: lo ha rivelato lo stesso pontefice nel corso di una lunga intervista al quotidiano spagnolo Abc.

Ci sono almeno due precedenti storici noti: la lettera di dimissioni che Pio XII firmò in caso di cattura da parte dei nazisti che circondavano il Vaticano (“Hitler non farà mai prigioniero il papa, ma il cardinal Pacelli”, pare abbia confidato), e Paolo VI, il quale stanco e malato abbandonò l’idea temendo “un trauma per la Chiesa”.

I signori cardinali, nella storia della Chiesa, hanno sempre tracciato profili, individuato candidati e ordito ogni genere di trama più o meno lecita. Tuttavia una volta eletto, quello era il papa sino alla morte.

Il fatto che il papa debba stare bene (“la salute del papa”), fare questo e quell’altro è un’idea recente, essenzialmente televisiva. Un tributo che la Chiesa paga alla società dello spettacolo, secondo la nota intuizione di Guy Debord. Su una questione capitale, fra le altre cose.

Ci sono argomenti riguardo le dimissioni dal mandato petrino, o addirittura lo studio della formulazione giuridica di “papato a scadenza” come accade ai vescovi, dimissionari d’ufficio al raggiungimento del 75° anno di età, che sono ascrivibili alle logiche intra-pontificato appena descritte, cioè quei raffinati aggiustamenti che, specie dopo la morte improvvisa di papa Luciani, fanno sì che il giorno dopo l’elezione di un papa si cominci a brigare per individuare il successivo.

Sono riflessioni legittime che contemperano considerazioni in ordine alla vita che si allunga, la medicina che può determinare dei limbi dai quali pur rimanendo in vita è improbabile riprendersi, gli oneri sempre più pressanti che ricadono sulla funzione papale, che sono in massima parte oneri legati all’attività di governo della Chiesa e alla dimensione pubblica del papa: apparizioni in tv e sui media, viaggi, udienze pubbliche e private, gestione degli affari ordinari e straordinari, nomine e così via. Cose che graverebbero e non poco su chiunque, figuriamoci un uomo anziano.

Il problema sorge nel momento in cui si oblitera un particolare: l’oggettività dell’investitura, tanto più che essa, come credono i cattolici, è di origine divina. In parole povere, conviene chiedersi: il papa è il papa perché lo è o perché lo fa?

Una risposta adatta ai tempi sarebbe “lo è e lo fa”: una cosa non esclude l’altra. I cattolici hanno sviluppato una vibrante simpatia per ciò che unisce invece di dividere: per questa ragione molto del cattolicesimo attuale ha il remoto sapore del polpettone di zia (remoto nel senso che, pur avendolo in bocca, lo senti molto lontano: non esiste sapore peggiore di ciò che non ne ha).

Se il papa, per lo più in caso di morte, cessa di esserlo, cessa anche di farlo, mentre se cessa di farlo non cessa di esserlo.

Lo abbiamo visto e lo vediamo nel caso di Benedetto XVI: un papa vivo mentre un altro prende il suo posto desta un istintivo sconcerto ed è fonte di confusione in re ipsa. Del resto, il fatto stesso che il papa abbia firmato le dimissioni certifica il punto: sono, come nel caso di Pio XII, dimissioni dall’essere papa. Dunque il fatto di fare il papa ha un peso diverso, inferiore. L’argomento veltroniano del ma anche non tiene.

Se allora il papa è tale, si può giustamente attendersi che lo faccia, cioè assolva a funzioni circoscritte. Il problema è che i fatti che riguardano un papa post-moderno come Francesco – ad esempio i gesti che mandano tutti in sollucchero, ha sorriso, ha pianto, ha fatto pipì, insomma questa reductio ad Cicciobellum – sono intrinsecamente pericolosi perché espongono l’autorità papale ad un inevitabile sgretolamento, al punto che oggi il papa può dichiarare di dimettersi per gravi motivi di salute, un giorno chissà quanto lontano per un mal di denti, o perché si è innamorato di una catechista trentenne.

Il ritorno ad un papa ‘invisibile’, che non si mostri o si faccia vedere con cautela e parsimonia soltanto in ricorrenze solenni, può sulle prime destare sconcerto, ma credo che i fedeli e il mondo si abituerebbero, e la cattolicità tutta avrebbe solo da guadagnarci.

Nello sfortunato caso di un papa catatonico o gravemente malato, esattamente come nel caso della morte, la Chiesa sarebbe retta dal Camerlengo o, in alternativa, dal decano del collegio cardinalizio. La gente saprebbe che il papa sta male e finis: non mi pare nulla di scandaloso o insopportabile.

Tornando alle premesse, le dimissioni del papa in caso di gravi impedimenti fisici. In genere, le sciarade mentali sul genere “cosa succederebbe se” sono innocue. Non in questo caso. Il papa, come Pio XII prima di lui, come meditò di fare Paolo VI e come ha poi fatto Benedetto XVI, ha l’autorità per dimettersi in certi casi straordinari, e per la verità può farlo in qualsiasi caso purché getti un occhio di riguardo a non “turbare la Chiesa”. La malattia, in un vecchio, è tutto fuorché straordinaria.

Dunque il papa può dimettersi anche in casi ordinari. Oggi, ripeto, è un motivo grave, ad esempio una patologia invalidante, domani nulla vieta che lo faccia subendo pressioni esterne, magari perché ricattato.

Le dimissioni si danno spontaneamente, è vero, ma sono un atto che si può anche richiedere per evitare conseguenze peggiori all’interno di lotte di potere.

Si obietterà che oggi è impensabile un papa vecchio, malato o semplicemente al riparo dal mondo, che i fedeli non vedano e non sentano. Conosco persone che spendono l’intera vita per qualcuno che non hanno mai visto né sentito: Gesù Cristo.

Per lunghi secoli la gente non ha mai visto né sentito il papa: sapeva che c’era e tanto bastava. Non si venga a dire che il problema riguarda il governo della Curia o della Chiesa stessa, la qual Curia si è quasi sempre governata da sola contro o nonostante il papa, raramente in armonia.

I cattolici devono credere che il papa è il vicario di Cristo in terra. Che poi lo faccia bene o male o non lo faccia affatto è del tutto secondario, come essere figli di una buona donna o di una donna buona non cambia il fatto che tutti siamo nati da donna. Il fatto di sottoporre il primato petrino a vincoli esterni, crea invece un precedente pericoloso. Proprio papa Francesco non può ignorare di succedere ad un papa dimissionario.

Un’ultima considerazione. Il papa poteva firmare la lettera di dimissioni senza dar pubblicità ad un fatto così liminale per i cattolici: un altro indizio di normalizzazione dello straordinario (se anche non desse mai seguito alla lettera, ciò non toglie che il messaggio sia arrivato forte e chiaro). Ha valutato diversamente, e nessuno può sindacare. Non resta allora che mandargli buone vibrazioni per una salute di ferro.

 


 

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