Nel Regno Unito, mentre accadono cose irrazionali come quella di arrivare a togliere agli Evans, genitori del piccolo Alfie (qui), la patria podestà sul loro figlio solo perchè vogliono che egli viva, può accadere che in un sobborgo di Londra, sulla base di un nuovo ordine del municipio, si potrà incorrere in un reato penale per aver distribuito volantini a favore della vita davanti alle cliniche degli aborti o per essersi lì fermati a pregare. Ma la giovane Abby Smith ci dà questa stupenda testimonianza pubblicata sul Catholic Herald di ieri, 13 aprile 2018.
Eccola nella mia traduzione.
L’immagine pubblica delle veglie a favore della vita sembra piuttosto consolidata: i bigotti religiosi molestano le donne vulnerabili nelle cliniche per l’aborto, impedendo loro di ottenere i servizi di cui hanno bisogno.
Probabilmente sarei d’accordo, se non avessi più bisogno di continuare. Ma io lo faccio.
Il ricordo è vivo e ancora doloroso. Ricordo l’intontimento del viaggio verso la clinica (per l’aborto, ndr) per un primo appuntamento. Le mie gambe le sentivo come se corressi una maratona – pesanti, incapaci di sostenere correttamente il mio peso. C’è stata una strana incapacità di concentrazione che mi ha colpito quella mattina: come la sensazione di malessere che si prova quando si è alzati tutta la notte, ma con una terribile, quasi costante ondata di paura profonda. Non riesco a descrivere il sentimento di solitudine e di abbandono che provavo sul treno per la clinica: la gente faceva il suo lavoro quotidiano, mi guardava senza accorgersi che tutto andava storto.
Come molte donne che pensano di fare l’aborto, la scelta (a favore della vita, ndr) era un lusso che non avevo. Il padre del bambino non mi avrebbe incontrato per discutere della gravidanza. Si rifiutò di assumersi qualsiasi responsabilità, dicendo che non avrebbe passato una “sola ora” con il bambino, se fosse nato. Tutti quelli cui io parlai della cosa mi incoraggiarono ad andare avanti al fine di mantenere il mio lavoro. Anche il mio migliore amico. Quando ho chiamato una importante clinica di aborti per chiedere informazioni sulle alternative, mi è stato detto: “Noi facciamo solo l’aborto”.
Non volevo passare per quella esperienza, ma nessuno mi ha dato una scelta. Anche quelli che si autodefiniscono “pro-scelta”, i manifestanti che sostengono le cliniche per l’aborto, non mi hanno offerto aiuto. Sembrano proteggere le persone solo mentre stanno andando in clinica. L’unico aiuto che mi è stato offerto è stato quello del padre del bambino, che mi ha detto che sarebbe venuto a stare con me per due settimane dopo che avessi eseguito l’intervento. Che tipo di scelta è questa? Per inciso, ho spesso riflettuto sul fatto che l’unico ordine del giorno servito dall’aborto era il suo. Se questo è il femminismo, ve lo potete tenere.
Le uniche persone disposte e in grado di aiutare sono state i membri della veglia pro-vita. Mi hanno offerto un volantino sulla strada verso il mio appuntamento e mi hanno detto che mi avrebbero potuto aiutare. Non ci credevo. Mi puoi biasimare? Se quelli che ti sono più vicini non offrono cure senza riserve, perché dovrebbe uno sconosciuto? Da allora ho imparato che lo fanno perché veramente amano e si prendono cura delle donne. Dopo qualche giorno di angoscia, ho deciso di vedere cosa potevano fare. La risposta è stata sufficiente: alloggio, vestiti, cibo e sostegno morale e spirituale sono stati tutti forniti secondo la necessità.
Potrebbe essere la prima volta che sentite la storia da parte di una persona come me. Qualcuno è grato per quello che fanno i “consiglieri del marciapiede”. Il livello di disinformazione intorno a questo problema toglie il respiro. Gran parte di ciò che viene scritto è completamente falso, e la piccola verità che viene riportata viene filtrata attraverso una lente ideologica così spessa che il risultato finale semplicemente non riflette la realtà. Ci viene detto che le “molestie” stanno accadendo, ma dov’è la prova? A Ealing (quartiere di Londra, ndr), ad esempio, non c’è stato alcun arresto in 23 anni di veglie.
Il mio bambino è vivo oggi a causa di questi “bigotti”. Devo loro l’amore della mia vita, la ragione della mia esistenza. E la mia storia è tutt’altro che unica. Negli ultimi dieci anni, più di 500 donne hanno deciso di non sottoporsi all’aborto a Ealing soltanto. Perché? Perché qualcuno era lì per offrire loro aiuto.
Vorrei che le persone che stanno valutando la questione cercassero di mettersi nella mia posizione. Cercate di immaginare il sollievo che ho sentito quando ho saputo che c’erano persone in giro che mi avrebbero aiutato ad avere il mio bambino. Molte delle donne che si presentano all’aborto non ci sarebbero se le loro condizioni economiche o sociali fossero diverse. Molti non possono nemmeno accedere ai benefici legalmente. E’ questa l’idea della società della scelta? Dobbiamo negare a queste donne la possibilità di ricevere aiuto? Inoltre, bisogna criminalizzare le persone che offrono tale aiuto?
So che c’è chi non condivide la mia esperienza. Coloro che non sembrano aver provato alcuna apprensione o rimorso per i loro aborti. Persone per le quali la presenza di un gruppo di persone che pregava lo percepiva come una molestia o un’intimidazione, o come un giudizio. Posso identificarmi con la loro rabbia. Ma se l’unico modo per impedire loro di sentirsi così è quello di impedire a quelle persone di offrire aiuto al di fuori di una clinica, penso che sia un prezzo troppo alto da pagare. Chiunque sia autenticamente “pro-scelta” (cioè a favore dell’aborto, ndr) dovrebbe sicuramente essere d’accordo.
Gran parte del disgusto per queste veglie è dovuto a un’errata comprensione di ciò che fanno. Ma riguarda anche il sostegno religioso. Sì, per molti dei partecipanti, la loro obiezione all’aborto è religiosa. Ma così è il loro desiderio di aiutare le aspiranti madri in difficoltà, ed è quello che in realtà fanno. Riconoscono che non tutti vogliono il loro aiuto. Ma credono che alcuni non seglierebbero l’aborto se venisse offerta loro una via di fuga. A volte hanno ragione. Avevano ragione su di me. Da parte mia, direi che la loro convinzione principale era che l’aborto è un sintomo di una società che non sostiene e valorizza la maternità, ed è sempre una cosa triste.
Il municipio di Ealing ha appena imposto un Ordine di Protezione dello Spazio Pubblico intorno alla locale clinica per l’aborto. Questo renderà reato penale offrire volantini, pregare in qualsiasi modo o dissuadere o persuadere una donna a sottoporsi ad aborto. Il ministro dell’Interno sta attualmente svolgendo consultazioni sullo stesso argomento. I politici, sia locali che nazionali, sembrano solo ascoltare i fornitori di aborti. Li prego di ascoltare le storie di donne come me.
(per un approfondimento leggere anche qui)
Scrivi un commento