Un lettero, caro amico, mi scrive.
Caro Sabino,
volevo ringraziarti e farti i complimenti per gli incontri online che sei riuscito a mettere in piedi con Padre Giulio Meiattini (grandissimo). Qualche settimana fa mi è capitato di vedere quell’incontro sul libro di Thomas Mann, “la montagna incantata”, dove si parlava di malattie respiratorie. Questo incontro mi ha fatto tornare in mente la mia esperienza personale di “malato” in quanto a 25 anni fa ho preso la Tbc da cui, fortunatamente, sono guarito bene stando a casa per 6 mesi, lontano dal lavoro. Ho ripensato a questa mia esperienza (fortunatamente ai tempi non mi sono dovuto curare in sanatorio, ma sono rimasto a casa), anche alla luce di quanto è avvenuto in questi ultimi 2 anni alle nostre vite per via della pandemia covid (ho beccato anche il covid alla fine di gennaio e ho ripreso il lavoro il 6 marzo). In entrambi le situazioni, ho appreso che è molto importante avere la grazia di incontrare chi ti cura “in scienza e coscienza”.
Quando presi la tubercolosi (1985) c’erano ancora i così detti “dispensari” per la cura di malattie legate all’apparato respiratorio. Anch’io soggiornai in cura presso uno di questi presidi medici e lì, da subito, i medici del dispensario cominciarono una cura robusta con un antibiotico ed un altro farmaco dedicato (la tbc si cura sempre con un paio di farmaci). Purtroppo dopo un mese di questi farmaci, feci gli esami del sangue di controllo e questi rivelarono un innalzamento delle transaminasi del fegato ad un valore di più di 1,200 unità (per chi non lo sapesse, il valore massimo, tuttora, è 50….).
Allarme .. allora i medici decisero di cambiare cura: passare ad iniezioni di streptomicina associate a pastiglie di etambutolo (farmaco specifico chemioterapico per la cura della tubercolosi). Consapevole dell’esperienza precedente al fegato, mi misi a leggere il “bugiardino “ di questi farmaci. Sul foglio delle avvertenze della streptomicina trovai scritto tra gli effetti collaterali che, dopo una ventina di iniezioni, ci sarebbe stata l’elevata possibilità di avere una paralisi del nervo uditivo (cioè sarei potuto diventare sordo). Casualmente, qualche giorno dopo, da un’amica venni a sapere che una sua amica con la mia stessa malattia e curata con i medesimi farmaci era diventata sorda…..
A questo punto, per grazia di Dio, venni a sapere che al mio paese veniva una volta alla settimana un’anziano pneumologo di Bergamo che a suo tempo aveva lavorato al sanatorio di Groppino. Quando gli mostrai i documenti riguardanti le cure che mi avevano dato i medici del dispensario, si incavolò non poco in quanto si erano dimostrati medici da “manuale”, cioè avevano operato senza considerare appieno la realtà del paziente che si erano trovati davanti. Pertanto, arrivammo al punto di decidere che, all’insaputa di questi medici, sarebbe stato lui il medico che mi avrebbe seguito con una cura diversa (facendo quindi il “doppio gioco”….). Per farla breve, mi curò solo con l’etambutolo ed al 6° mese di malattia avremmo fatto una decina di iniezioni di streptomicina per la così detta “botta finale”. Alla fine dei 6 mesi ero guarito perfettamente, preservando fegato e udito….
Rapidamente arriviamo all’oggi, a fine gennaio di quest’anno ho beccato il covid e mi sono affidato ad un medico delle “terapie domiciliari”, il quale, visto che avevo una tosse insistente e qualche linea di febbre, mi ha consigliato di andare presso un PS per richiedere una tac polmonare e la terapia da seguire. I medici dell’ospedale, con il motivo di voler monitorare le mie condizioni di salute, mi hanno ricoverato per quattro giorni con cure da “manuale” (si sa bene il perché del ricovero), per poi dimettermi con la motivazione che era tutto a posto e senza più nessuna terapia. 2 giorni dopo, mentre ero a casa, mi è tornata la tosse con qualche linea di febbre. Ho quindi richiamato il medico delle “terapie domiciliari” il quale mi ha curato da casa con completo successo.
Conclusione: come mi è successo anni fa ed oggi nuovamente, più che mai nel mondo della sanità, mi sembra sempre più battuta la strada del seguire i “manuali”, senza capire che “il metodo è dato da ciò che dice il fisico del soggetto, secondo la globalità dei suoi fattori”. In questi ultimi anni si dà sempre più per scontata la prassi di prendere ad occhi chiusi ciò che altri “grandi scienziati” hanno deciso e scritto nei loro “manuali”. Tale prassi è quella di adottare pedissequamente i cosiddetti “protocolli”.
Mi è capitato recentemente di fare una visita di controllo dallo pneumologo per verificare come fossero messi i miei polmoni. Dopo avermi confermato che ero guarito, il dottore mi butta lì la battuta: “meno male che le è andata bene” (alludeva al fatto che non sono vaccinato), invitandomi a ripensare alla mia decisione di non ricevere i vaccini in quanto, in base alla sua esperienza, è stato più “facile” curare le persone contagiate ma vaccinate in quanto più riparate rispetto alle non vaccinate… Senza farla lunga gli ho risposto che indagando in rete in questo ultimo anno sono giunto alla conclusione che sono di gran lunga più numerosi i rischi rispetto ai benefici. Pertanto, non ho proprio intenzione di fare la cavia correndo un rischio elevato. Quella è stata la prima visita ed è stata anche la prima volta che ci siamo incontrati, alla prossima ci sarà l’occasione di approfondire e di andare più a fondo.
Scusa Sabino per la lunghezza del mio scritto, ma tante volte le esperienze personali ti aiutano di più a capire certe decisioni personali in merito a terapie obbligate da altri.
Un caro saluto.
(lettera firmata)
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